“Vaccini, tamponi, incompetenti, zanzare. La mia lettera ai cittadini”
Andrea Crisanti a Huffpost: “Contro Covid lasciato tutto all’improvvisazione. Bisogna fare come in Asia”
di Stefano Baldolini da huffingtonpost.it
Professor Andrea Crisanti, nel suo libro “Caccia al viurs” (con Michele Mezza, Donzelli Editore) scrive che il virus ”è innanzitutto dolore” da porre in relazione “con la responsabilità” di tutti. Non è un passaggio banale, da dove nasce?
Secondo me valeva la pena resettare i sentimenti. Quasi 129 mila morti sono diventati numeri, non persone, storie. Sentivo il bisogno di fare un reset emotivo. E nel momento in cui tornano le vittime tornano persone si ristabilisce la loro dignità e il loro rapporto con la responsabilità di tutti.
Facciamo un necessario passo indietro. Lei uscì dal modello Vo’ Euganeo come molto accreditato e ascoltato. Poi qualcosa si è rotto. Ha capito cosa è successo? Si è sentito isolato dalla comunità scientifica?
Guardi, dalla comunità scientifica non mi sono mai sentito isolato. E parlo di quella internazionale che ha me come riferimento in Italia proprio nel modello Vo’ che è stato pubblicato su Nature e ha ispirato le politiche di contenimento in Nuova Zelanda, a Singapore. Non c’è nessun altro, parliamoci chiaro.
E dalla comunità scientifica italiana?
Non voglio sembrare supponente ma sinceramente non me ne preoccupo. È di un provincialismo pazzesco, specialmente i virologi e gli epidemiologi.
Non voglio sembrare offensivo ma sono obbligato a riportarle l’accusa di non essere un virologo, ma un parassitologo.
Se fossi stato un virologo avrei commesso gli stessi sbagli che hanno commesso gli altri, però sono una persona che per 25 anni ha sviluppato sistemi di controllo di malattie trasmissibili serie, come la malaria, che uccide milioni di persone. È la stessa differenza che c’è tra un meccanico e un urbanista. Ecco io controllo e pianifico il traffico.
E chi controlla il traffico ha fatto anche studi su come si riparano le macchine?
No, non è necessario. Perché la descrizione di un’epidemia e i meccanismi di controllo sono essenzialmente problemi ecologici, genetici e matematici, il resto non c’entra niente. Ecco perché penso che la piaga di questa epidemia in Italia sia stata è che hanno parlato troppo i virologi.
Comunque fino a un certo momento c’era un dialogo anche coi virologi. Penso al suo piano tamponi di 400 mila al giorno, preso in considerazione e poi accantonato.
Sì ma non è stato accantonato perché s’era rotto qualcosa, ma perché la politica non l’ha proprio capito.
A proposito di politica, ricordo che in quel periodo quello che era ancora solo l’ex presidente della Bce, si spese in parole d’elogio nei suoi confronti che lei apprezzò pubblicamente.
Sì sì, confermo.
Ecco allora, volendo passare al suo cavallo di battaglia, il tracciamento dei casi, si sentirebbe di fare un appello diretto al presidente del consiglio Draghi perché il tracciamento non sia accantonato in questa fase e anzi potenziato?
Preferirei di no. Non ho mai cercato agganci col mondo politico, e non li voglio cercare ora. Quando uno inizia a farlo perde di indipendenza. E obiettivamente all’indipendenza è la cosa a cui tengo di più. Voglio essere libero di continuare a dire quello che mi pare a chiunque. È anche questo il motivo per cui nel libro scrivo una lettera ai cittadini, non ai politici.
Capisco. Passiamo al tracciamento allora. Mi corregga se sbaglio, il sottotesto delle sue parole di questi ultimi tempi è: stiamo correndo troppo sui vaccini e poco sul controllo della pandemia. È così?
Assolutamente. Su questo non c’è dubbio.
Ed era inevitabile che si scendesse così tanto sul numero dei tamponi? Effettivamente si stima un calo del 30% in 5 settimane.
Non penso che fosse inevitabile, l’Inghilterra per esempio li ha aumentati. Ma qui da noi è un problema culturale. In Italia è mancata sin dall’inizio una strategia per farli, si è lasciato tutto all’improvvisazione. Con il diminuire dei numeri dei casi i tamponi sarebbero dovuti aumentare non diminuire. E questo è quello che si dovrebbe fare ora, applicando un paradigma diverso. Finché non si capisce che si deve fare qualcosa di simile a quello che hanno fatto nel Sud Est asiatico l’epidemia non si controllerà. E la nazione che in questo momento è più vicina a quel modello è l’Inghilterra.
Sembra un tema rilevante, e non vuole che questo passi come un appello ai politici? Al Cts?
Tanto non mi ascolterebbero ora, come non lo hanno mai fatto in tutti questi mesi. Personalmente ho perso fiducia. Ci sono stati momenti ancora più importanti in cui si poteva dare una svolta alla pandemia. Ma pensi a settembre-ottobre-novembre scorsi quando esperti di tutti i tipi dicevano che erano tutti asintomatici e il virus era diventato più buono… devo dire la verità, a volte mi sembra di non riuscire a comunicare, vedo che le persone non riescono a vedere quello che vedo io. E allora non ci posso fare niente.
Percepisco un minimo di scoramento.
Guardi non è scoramento, però basta: ora mi limito a dire quello che penso.
E cosa pensa?
Che il primo Cts era pieno di persone assolutamente incompetenti e il secondo è totalmente lottizzato.
Ecco. E non vuole bypassare tutti e rivolgersi direttamente all’unico che lo aveva apprezzato pubblicamente però.
Perché non voglio cadere nella retorica, una cosa che mi è assolutamente estranea.
Non insisto, tornando alla pandemia. Sbaglia chi alimenta la visione ottimistica della situazione oppure c’è qualcosa di positivo?
Per carità, i vaccini hanno cambiato completamente la prospettiva. Però parliamoci chiaro, basta con questa divisione tra ottimisti e pessimisti che è una manipolazione politica perché dà una collocazione negativa ai cosiddetti pessimisti e viceversa. Ma qui non si tratta di essere pessimisti o ottimisti, ma imprudenti o prudenti. Ma scusi, se lei vede uno che va in motocicletta a 250 all’ora e pensa ‘questo si ammazza’, ma che lei è pessimista?
Mozione accolta. Allora, da ‘prudente’, come giudica il Green Pass? È un ulteriore passo verso il liberi tutti?
Secondo me il Green Pass risponde all’esigenza delle persone di muoversi e rappresenta un buon compromesso.
Passiamo ai vaccini, a proposito lei, da controllore del traffico – come si è definito – è titolato per parlare di vaccini?
Perché no? Guardi che i vaccini sono proprio un mezzo di controllo della malattia e io mi occupo dei sistemi di controllo.
Quindi lei è il più titolato in teoria?
Certo (ride, ndr), perché le posso assicurare che di tutti quelli che parlano, nessuno ha mai visto un’epidemia, o l’ha vista in televisione. Io sono vent’anni che mi occupo di epidemie serie.
E cosa pensa del mix vaccinale? Parrebbe non contrario a priori.
Qui ci sono tre livelli che dobbiamo considerare. Il primo è di carattere tecnico scientifico, non credo esistano elementi per poterlo sconsigliare.
Ah no?
Confermo, perché tutto quello che conosciamo nel campo dell’epidemiologia non suggerisce elementi di pericolo.
Parliamo di esperienze pregresse?
No, parliamo di conoscenze di come funziona il sistema immunitario, di come risponde ai vari antigeni.
Però questo è un caso in cui si mescolerebbero diversi vaccini.
Sì, per questo che parliamo di altri due livelli. Però è la mia opinione, che non conta nulla come quella di tutti gli esperti che si sono pronunciati perché l’unica cosa che farebbe la differenza sono i dati, che però non ci stanno. E qui entriamo nel secondo livello, che è quello epidemiologico, ossia per stabilire se un vaccino è efficace e innocuo, come abbiamo imparato, bisogna fare migliaia e migliaia di dosi. Poi c’è il livello pratico, siccome sappiamo che la variante indiana è in grado di infettare anche gravemente quelli che hanno fatto solo una prima dose di un vaccino, allora ci tappiamo il naso e ci facciamo una seconda diversa.
Proviamo a fare chiarezza allora: Pfizer e Moderna, raccomandabile a tutti?
Sì, tranne che forse ai bambini in giovane età. Agli under 12 non glieli darei, ci sono questi studi che dimostrano che in alcuni casi possono causare miocarditi. Una storia da approfondire.
Astrazeneca: solo agli over 60 invece?
Guardi, Astrazeneca è un vaccino efficace e sicuro. In alcune circostanze, un caso su un milione può causare una reazione grave e mortale. Però le posso assicurare che un vaccino di questo tipo viene considerato sicuro. Noi in passato ci siamo fatti quello contro la polio che, in un caso su cinquecentomila, causava la polmonite. Ce lo siamo fatti tutti. Il problema di Astrazeneca è che oggi abbiamo il lusso di avere altri vaccini che questa complicazione non ce l’hanno. Quindi in via precauzionale in determinati casi è giusto che si usino le alternative. Ed è questa la ragione per cui non si devono fare i Vax-Day con Astrazeneca per i 18enni.
E alle donne sotto i 60 anni?
Dipende dall’età e dalle condizioni. Sa qual è il problema, che per darlo in sicurezza bisognerebbe fare un questionario dettagliato a tutte le under 60.
E Jonhson & Johnson?
Come Astrazeneca.
Lei ha scritto che in futuro per controllare l’epidemia serviranno vaccini diversi da quelli attuali.
Ah sicuro, bisognerà aggiornarli con nuove frequenze che riflettano il processo evolutivo del virus, perché quelli attuali sono stati sviluppati sul cosiddetto ceppo iniziale di Wuhan. Però vorrei aggiungere una cosa.
Prego.
Vorrei tornare sulla cosa dello zanzarologo. Guardi che le zanzare causano milioni di morti l’anno. La malaria è una cosa seria.
Ne sono convinto, tant’è che non avevo usato il termine, riportavo una delle voci che erano rimaste nella testa delle persone. Credo che si sia fatto capire, anzi, peccato per il mancato appello a Draghi.
Arrivederci.
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