Sannio e Molise, sinonimi e contrari

di Francesco Manfredi-Selvaggi

Molise è una denominazione molto giovane per questa terra, risale a solo 2 secoli fa. È durato più a lungo, finora, il nome di Contado di Molise e ancora di più quello di Sannio. Molise forse perché è un nome abbastanza recente esso è poco conosciuto, a differenza di Sannio che è ben noto per la sua indomita resistenza contro la superpotenza di Roma. Per farsi identificare fuori regione probabilmente ci converrebbe tornare al nome dell’antico popolo italico. Nessuno potrà dire “Sannio non esiste”.

I nomi non sono puri, purissimi accidenti, contrariamente a quanto diceva Alessandro Manzoni, o almeno uno dei suoi personaggi dei Promessi Sposi. In apparenza quella di Abelardo che nomina sunt res è un’affermazione in antitesi a quella pronunciata da Don Abbondio, perché, se si va in profondità, cosa è una parola che, talmente generica, non identifica alcunché. Il capostipite dei nominalisti, pur se il termine cosa usato nella sua espressione è infelice, o almeno fuorviante, intendeva dire tutt’altro e cioè che i nomi non sono assolutamente degli accidenti come sosteneva il curato manzoniano, bensì che sono degli “attrezzi” sostanziali per la comprensione del mondo.

Senza i nomi le cose non esistono, non sappiamo distinguerli e, quindi, non ne abbiamo una distinta conoscenza: ogni cosa, cosa appunto, rimane indeterminata; se non avessimo a disposizione i nomi non saremmo mai capaci di rispondere all’indovinello, passando dal serioso allo spiritoso, che dice: «cos’è quella cosa che odora di rosa…?».

A questa prima questione che è, diciamo così, nominale ne dobbiamo aggiungere un’altra, sempre di carattere introduttivo la quale è quella che il 1800 è il secolo in cui si sviluppa in Europa lo spirito patriottico, vedi il Risorgimento italiano, in cui nasce l’idea di nazione in contrapposizione a regno inteso quale possedimento del re; i confini di un’entità statale coincidevano con quelli delle proprietà regie per cui erano soggetti ad allargamenti o a restringimenti in dipendenza dell’acquisizione da parte della corona di ulteriori territori, magari a seguito della stipula di un matrimonio, mentre il concetto di stato nazionale è molto diverso in quanto si rapporta a quello di popolo.

Va precisato, ad ogni buon fine, tra cui quello della non sovrapponibilità tra Sannio e Sanniti, che quest’ultimo non va confuso con etnia. Dopo questa duplice premessa, lo si ricorda una riguardante il nome e l’altra relativa alla natura di una realtà statuale, possiamo passare al caso specifico, transitare dall’astrattezza alla concretezza. Ci soffermeremo per prima alla medesima maniera della parte introduttiva sulla faccenda nominalistica. Iniziamo con una conclusione, il Molise, checché ne dicano, esiste proprio perché ha un nome e procediamo oltre.

Qui siamo in una regione, similmente alla Basilicata che è chiamata anche Lucania, che ha un doppio nome (non, si badi bene, un nome doppio che, invece, ritroveremo in tanti comuni molisani), Molise e Sannio (lo si adopera più frequentemente per la provincia di Benevento solo perché serve a riconoscere questo comprensorio altrimenti “invisibile” nel mare magnum della vasta Campania). Ciò ha portato ad avere fra i centri nostrani chi si appella al Sannio, in vari modi, ad esempio Torella del Sannio, Mirabello Sannitico e Poggio Sannita, ma c’è pure Cantalupo, adesso, nel Sannio, e chi alla denominazione ufficiale della regione, Sessano del Molise e S. Maria del Molise; non conta, è da sottolinearsi, la loro ubicazione territoriale constatando che Montefalcone del Sannio è al polo opposto della regione rispetto a S. Giuliano del Sannio.

C’è una differenza, comunque, con la Basilicata la quale se ha in comune con noi la faccenda della duplicità del nome non ha un doppio aggettivo per i propri abitanti; nessuno si sognerebbe, salvo che nella finzione cinematografica, un bel film di una trentina di anni fa diretto dalla Werthmuller, di appellare la gente di qui basilischi, seppure sarebbe corretto derivando da Basilicata, e, invece, da noi è usuale adoperare, indifferentemente, sannita o molisano. La Basilicata, peraltro, è unica per il presente aspetto, la non correlazione fra il nominativo e l’aggettivo essendo quasi esclusivo l’impiego di lucano.

Volendo continuare su questa scia, quella della comparazione con un’altra regione, non si può fare a meno di rilevare che, tanto ufficialmente che nel linguaggio corrente, il termine Abruzzo dal momento della nascita della regione Molise formalizzata dalla Costituzione non si scambierà più con Abruzzi: è come se il Molise il quale ormai si era separato (sulla carta, non nella carta Costituzionale, poiché è nel 1964 che si otterrà tale scissione) fosse uno di quegli Abruzzi, alla stregua, per dire, dell’Abruzzo Citra oppure dell’Abruzzo Ultra.

È rimasta al plurale unicamente le Marche, e non ancora gli Abruzzi per evitare che la parola, è ingenuo crederci, lo si ammette ingenerasse la confusione che uno di questi fosse il Molise e perciò è stato ridotto a singolare, Abruzzo. Nessuno dei due, Molise e Sannio, è un nome privo di fondamenti storici, il primo di una storia più vicina, il secondo assai più lontana perdendosi nella notte dei tempi, nessuno di comodo come è successo, l’ennesima regione che si tira in ballo, con la Valle d’Aosta “battezzata” così per distinguerla dal resto della Savoia una volta che l’Alta (si intende Savoia) passò alla Francia insieme a Nizza con l’Unità d’Italia, oppure con le Tre Venezie le quali accorpavano, per esigenze, è presumibile, di sinteticità Veneto, Friuli e Venezia Giulia.

Ai classicisti sarebbe piaciuta la denominazione Sannio per i rimandi che esso contiene all’antichità. Sannio è un nome che sollecita l’orgoglio di quelli che presuppongono di essere discendenti dei fieri Sanniti i quali seppero tenere testa ai Romani, dimenticandosi, volutamente o meno, che i nostri progenitori sono anche i Longobardi, gli Svevi, i Normanni; ci “azzecca” proprio il detto popolare che se la madre è certa, in questo caso la terra in cui siamo nati, non per niente si dice la madre-terra, il padre non lo è altrettanto. È un attaccamento inusuale, anche se tutto sommato minoritario, questo attaccamento alle proprie illustri origini e ciò si verifica forse per la patente di nobiltà che le gesta di questo popolo italico ci conferirebbe, i “magnanimi lombi” di un verso del Giusti, più che per una passione autentica verso la civiltà sannita.

Non succede altrettanto per la Toscana, nome che mai è stato in predicato o si è auspicato di essere sostituito con Etruria né, sarebbe altrettanto ridicolo, appellare i Toscani Etruschi. Finiamola qui per quanto riguarda il tema terminologico e affrontiamo, velocemente, quello della problematica se l’unità statale è tale in quanto possesso di una casata o se essa è basata su una idealità nazionale. Contado di Molise, è un enigma l’etimologia di Molise, potrebbe rilevare una dipendenza dalla famiglia Molisio, traslitterazione di De Moulins, il cognome del primo conte di Boiano, contea che, poi, abbraccerà gran parte del territorio regionale fino a diventare contado.

Il patronimico denuncerebbe in tal modo l’appartenenza a chi ne ha il potere. Sannio è tutto all’opposto legato alla popolazione che si era insediata in quest’area, i Sanniti e, di conseguenza, è associato ad una cultura, in senso antropologico, ad una religione, ad una foggia di vestiti e così via. Queste cose, di nuovo, la religiosità, l’abbigliamento, le consuetudini sono portate con sé, bagaglio irrinunciabile, dalla popolazione sannitica nelle conquiste delle città della Magnagrecia, il proprio cromosoma etnico per cui si può essere Sannita senza vivere nel Sannio, e non viceversa, cioè non solo i Sanniti possono vivere nel Sannio, lo ius soli possono acquisirlo anche altri.

Francesco Manfredi Selvaggi645 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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