Il Molise «piccola patria»
di Francesco Manfredi-Selvaggi
Vale anche a scala regionale il sentimento patriottico, non solo a quella nazionale e così succede nella nostra regione. Tale passione ha sostituito quella per il Sannio che animava i corregionali in passato, fieri di discendere da questo antico popolo. Il merito è di autori come il Masciotta o la Trombetta che ci hanno portato ad interessarci del territorio.
È nel 1800 che si forma l’idea di patria la quale ha portato al Risorgimento. Alla patria si associa un’altra idea, ad essa strettamente connessa, che è quella di popolo. All’idea di popolo, a sua volta, si lega quella di identità che ne è un diretto portato. Se ciò è vero a livello di nazione, è vero pure a quello di regione. Dunque, fatta l’Italia, per parlare di noi, bisogna fare il Molise. A tale scopo non servivano delle battaglie tipo quelle risorgimentali, bensì occorrevano delle battaglie di campo, o meglio in campo, quello della cultura. L’arma a disposizione, che si affermò a vasta scala, era principalmente la stampa.
Fu Giovanbattista Masciotta ad impugnarla con decisione pubblicando una descrizione completa del Molise in quattro, poderosi tomi, a cavallo tra ‘800 e ‘900. Negli stessi anni vi fu una fioritura di riviste a carattere regionalistico, talmente vasta che nella sola Roccamandolfi ne nacquero addirittura tre. Vale la pena mettere a confronto, per capirne la rilevanza, le pubblicazioni giornalistiche del periodo con quelle odierne non tanto perché quelle di ieri erano a stampa e quelle odierne online (salvo Il Bene Comune), ma perché erano composte di articoli di commento, piuttosto si sta per dire articolati, e non di brevi note quali quelle che appaiono sui social.
Rimanendo ai lavori tipografici e, però, spostandoci in avanti nel tempo ci si imbatte in Gente Buona di Eugenio Cinese, il quale essendo un sussidiario scolastico è rivolto principalmente ai ragazzi, i futuri cittadini del Molise, che così ricevono i primi rudimenti sulla loro regione. Il sentimento della molisaneità viene corroborato dalla conoscenza del patrimonio culturale, lavoro cui si dedica Ada Trombetta autrice del volume Arte Medievale nel Molise di qualche decennio successivo.
L’impulso decisivo è, comunque, quello che dà Enzo Nocera con il suo Almanacco del Molise la cui prima edizione è del 1969 e che verrà pubblicato, annualmente, fino ai giorni nostri. Si segnala in queste pubblicazioni la ricchezza del repertorio di immagini che permetterà ai molisani di apprezzare le nostre bellezze; in passato i libri non erano corredati da foto (e neanche sarebbero potuti esserlo in quanto la fotografia è un’arte relativamente recente) o illustrazioni grafiche. Nonostante l’accuratezza editoriale potrebbe far pensare che si tratta di opere con finalità anche promozionali di questa terra, esse, in verità, sono dirette innanzitutto ai suoi abitanti, in qualche modo per accrescere l’orgoglio di risiedervi, cosa non da poco.
Finora si è parlato di saggistica e adesso vediamo il contributo che ha dato la pittura allo sforzo che si stava compiendo di costruire la coscienza di essere molisano. Gli affreschi nella Banca d’Italia, Teatro Savoia e nell’Aula Magna del Mario Pagano celebrativi di alcuni episodi della storia regionale nell’intento di mettere su un’autentica epopea e di aspetti del folclore che, come la Festa del Grano, prende piede proprio allora negli anni 20 del Novecento, evocativi di un’età dell’oro della nostra civiltà, mai realmente esistita, servono al medesimo scopo di rafforzare il senso di appartenenza dei residenti alla propria regione.
Rimane la scultura la quale è solamente all’aperto ed è in funzione solamente dell’esaltazione della Patria con la P maiuscola, i Monumenti ai Caduti presenti in pressoché tutti i Comuni molisani, e non della «piccola patria», il luogo natio, cui rimanda solamente la statua del conterraneo Gabriele Pepe, nel centro di Campobasso; gli eroi locali non dovevano essere ben visti dallo Stato, per definizione Unitario, il che equivale a dire antilocalistico, e ciò spiega la scarsità di iscrizioni commemorative sulle facciate delle loro case natali.
Non sono, ad ogni modo, le espressioni letterarie, pittoriche o scultoree il veicolo privilegiato di trasmissione dei valori identitari, ma le manifestazioni popolari in quanto più vicine, appunto, al popolo. Si ha in epoca fascista, lo si è detto, una vera e propria invenzione della tradizione, trasformando delle usanze poco formalizzate in elaborati “riti”, se non in spettacoli. Abbiamo così la già citata la Festa del Grano (Jelsi), la ‘Ndocciata (Agnone), e la Fiera delle Cipolle (Isernia) e così via; si è omesso di elencare i Misteri del capoluogo regionale poiché l’unico “evento” popolaresco avente solide fondamenta storiche.
Dall’insieme di quanto si è visto se ne potrebbe dedurre che la passione per il Molise in quanto tale, in quanto, cioè, realtà regionale ben definita, con caratteri assai riconoscibili, passione in una parola patriottica sia stata in questa comunità molto forte, ma non deve essere stato sempre così. Il Molise sembra più un’ “espressione geografica” alla stessa maniera di come si ebbe a definire l’Italia nel Congresso di Vienna e non un’entità etnicamente, storicamente e culturalmente a sé stante e lo dimostra il fatto che a volere la sua creazione fu un potere esterno, il governo francese insediato a Napoli, che istituì la Provincia di Molise.
In definitiva, non avvenne per una spinta dal basso, dall’interno della Regione. Né le classi preminenti, né le élite intellettuali, né la società nel suo complesso si adoperarono per tale fine per cui si sta nel giusto nel considerarla un’operazione eterodiretta. Non fu spesa neanche una parola di protesta da parte di personaggi quali Cuoco, Galanti, ecc. e di nessun altro contro lo smembramento dell’antico Sannio (in parte, a dire il vero, già smembrato perché diviso tra il Contado di Molise e quella che sarà la provincia di Benevento), avere il quale come antenato è di enorme prestigio ed avere il suo nome avrebbe dato maggior lustro alla circoscrizione provinciale che si stava per costituire.
Tale passività dell’epoca contrasta con l’attivismo degli esponenti politici nostrani nel secondo Dopoguerra per fa sì che nella Costituzione repubblicana venisse inserita la previsione della separazione del Molise dall’Abruzzo. Per capire l’impegno che venne profuso dai rappresentanti molisani di tutti i partiti bisogna comparare la nostra situazione con quella dell’Emilia Romagna, regione anch’essa composta di due ambiti ancora oggi sub-regionali e non unità regionali distinte, dove la richiesta di autonomia della Romagna dall’Emilia, non il viceversa (è la Romagna ad apparire subordinata all’Emilia, similmente al Molise con l’Abruzzo) è stata appena accennata. Per chiudere e per farlo in modo ironico, si può affermare che dopo tutto il lavoro fatto per arrivare ad avere quale nome proprio di cui essere fieri Molise dispiace sentire chi nega l’esistenza del Molise, buttando a mare 2 secoli di storia.
Francesco Manfredi Selvaggi645 Posts
Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.
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