Digitalizzazione e smart working: come salvare le aree interne nell’Italia dei piccoli comuni. Una proposta
di Giuseppe Tabasso
All’epoca di Trump, un analista della Stanford University, Jonathan A. Rodden, scrisse un libro, Why Cities Lose (Perché le città perdono), in cui si sostiene la tesi che, non solo in America, il vero discrimine politico non è tanto tra destra e sinistra, ma tra ceti urbani e rurali. Cioè, parlando d’Italia, tra centri e periferie, nonché tra regioni ricche e povere.
Queste considerazioni sono una buona occasione per collegarle al dibattito in streaming svoltosi la scorsa settimana a Campobasso su una proposta di legge mirata a incentivare la digitalizzazione e lo smart working nelle aree interne e, di conseguenza, a ridurre il divario tra città e campagna creando ritorni sia in termini di lavoro che di ripopolamento dei borghi.
Trattasi di un progetto di modernizzazione che parte dal Molise con l’ambizione di divenire nazionale e reca la firma Dem di Micaela Fanelli che per due giorni ha messo a confronto un incredibile numero di esperti (esponenti di associazioni, agenzie interinali, imprese, cooperative, enti di formazione, ecc.) coinvolgendo decine di politici del suo partito e in particolare la vice ministra del Mise, Anna Ascani.
In chiusura dell’evento, l’ex ministro del Sud Giuseppe Provenzano ha detto: “Le aree interne non sono un piccolo mondo antico ma luoghi dove sperimentare un’idea di sviluppo innovativa e moderna”
In proposito è il caso di ricordare il lavoro svolto da “Il Bene Comune” che nel suo sempre attuale Manifesto per il futuro di una piccola regione in bilico vede nel Molise una regione laboratorio che trasformi le sue deficienze – marginalità della sua condizione e spopolamento – in vantaggio.
Questa del resto è la grande scommessa di tanti eroici sindaci impegnati a salvare dall’agonia i nostri adorati micromondi e dal rischio di amministrare un paese fantasma, un ghost village.
Giuseppe Tabasso363 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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