Quante guerre abbiamo visto!

di Francesco Vitale

In questi giorni siamo tutti emotivamente coinvolti per le vicende belliche che si stanno sviluppando nell’est Europa: la nostra generazione non è abituata al concetto di guerra e ci riesce difficile ammettere tale violenza. Tuttavia, tornando indietro con la memoria, ci rendiamo conto che anche gli attuali quarantenni hanno sentito i venti di guerra sulla propria pelle fin dalla nascita e non parliamo sempre di conflitti lontani e dimenticati.

Nei primi anni Ottanta, i telegiornali ci mostravano a tutte le ore gli effetti del conflitto fra Iraq e Iran ed era terribile per i bambini sentir raccontare delle bombe e dei morti. Per non parlare dell’infinito conflitto israelo-palestinese che, fra recrudescenze e apparenti pacificazioni, è continuamente attivo dagli anni Quaranta. La prima volta che abbiamo avuto modo di vivere un conflitto in diretta fu con la Guerra del Golfo: una mattina di gennaio del 1991, ci svegliammo e vedemmo le nostre case invase da quelle immagini sulle tonalità del verde che ci raccontavano le esplosioni dei missili terra aria, dei “patriot” e degli “scud” che illuminavano il cielo di Baghdad.

La crisi militare più vicina, poi, l’abbiamo avuta con la guerra dei Balcani: sembrava quasi di poter sentire le esplosioni delle bombe dall’altra parte dell’Adriatico e il pianto di dolore delle vittime dei genocidi perpetrati su tutte le linee del fronte. Nel 1999 la nostra Repubblica, che pure ripudia la guerra come strumento di offesa, fu coinvolta in un’operazione militare diretta: i nostri soldati furono parte attiva nei bombardamenti di Belgrado e della Jugoslavia. E poi ancora la Somalia, la seconda guerra del Golfo, l’11 settembre, l’Afghanistan e tanti caduti anche italiani a Nassiryria, Herat e in molte altre città i cui nomi abbiamo imparato a conoscere solo per le operazioni militari.

La tragedia russo-ucraina è solo l’ennesima guerra che stiamo vivendo: forse ci fa più impressione perché riusciamo a seguirla in ogni istante con i nostri dispositivi tecnologici e con i social network, ma non è un errore più grande di tutte le altre guerre!

Quanto tempo dovrà passare ancora perché l’umanità capisca che i conflitti armati non possono e non devono essere una soluzione alle controversie internazionali? Teoricamente la funzioni delle Organizzazioni Internazionali, sorte dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, sarebbe dovuta essere quella di implementare gli strumenti diplomatici fra gli Stati, per giungere a una pace stabile e duratura, ma è evidente che, nei fatti, questo astratto auspicio non sempre si concretizza.

Probabilmente gli interessi economici, la miopia nazionalista e l’egocentrismo spietato di alcuni leader politici sono più forti degli accordi diplomatici!

Quale strada, dunque, possiamo percorrere per realizzare un mondo di pace? Probabilmente l’unica è quella di puntare sempre più sull’educazione dei popoli per sperare in un maggiore rispetto della vita umana. Questo percorso è ancora troppo lungo e tortuoso, ma ciascuno di noi può fare il proprio per contribuire in vario modo a una più alta coscienza pacifista delle nuove generazioni!

Francesco Vitale83 Posts

È nato a Campobasso nel 1981. Laureato in Giurisprudenza, è Consulente Finanziario dal 2006 e abilitato all’esercizio della professione forense dal 2008. Opera nel settore culturale sin da giovanissimo con la compagnia teatrale “Maschere Nude - Amici del teatro Pirandelliano” e dal 2012 si occupa di produzioni teatrali e cinematografiche con INCAS Produzioni, fondata con William Mussini e Roberto Faccenda. È autore del libro “Ciak in Molise” (ed. Gump, 2020), in cui affronta il tema delle potenzialità del settore cinematografico in Molise.

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