Cosa ha di speciale la costiera termolese?

di Francesco Manfredi-Selvaggi

La cucina tipica ha quali ingredienti i prodotti della campagna, il pescato nel mare aperto e i frutti, marini, di scoglio provenienti dalle Tremiti. La compartecipazione di Termoli a quanto avviene nell’agro retrostante, e a largo dell’Adriatico, sull’arcipelago cui si accede solamente imbarcandosi qui è la sua specialità.

Perché la costa termolese è speciale? È speciale perché è l’unico tratto della riviera adriatica (in verità, insieme al fronte settentrionale del Gargano) ad essere dirimpettaio di un arcipelago. A largo dell’Adriatico non si trovano eccetto che da noi isole e tantomeno arcipelaghi che per trovarli occorre spostarsi sul versante opposto della distesa marina, in Croazia.

Il Molise, dunque (al dunque occorrerebbe accostare il comunque per specificare, come ben sappiamo, che non è la sola), ha una specialità: nel suo breve tratto di margine rivierasco presenta la singolarità di essere fronteggiato da formazioni insulari, cosa che non avviene nelle altre regioni affacciantesi sul medesimo mare nonostante che le loro costiere abbiano uno sviluppo molto maggiore. Non solo non vi è proporzionalità, addirittura vi è unicità nella situazione molisana. Alla caratteristica di avere di fronte un raggruppamento di isole se ne aggiunge un’altra in Italia scontata, non però una regola costante in giro per il Mediterraneo (vedi, ad esempio, le Baleari), quella della vicinanza di esse alla terraferma.

Le Tremiti sono talmente vicine al “continente” da apparire come degli spezzoni, o meglio uno “spezzatino” perché piccole, di terra, per dirla con Cristoforo Colombo all’apparire dell’America, separatasi dalla massa continentale; è quasi che il suo orlo logorato dal lavorio delle onde che si infrangono su di esso si sia sfrangiata. L’orlo di cui si parla è quello del promontorio del Gargano il quale è fatto della stessa formazione geologica delle Tremiti; poiché scientificamente sono parte della piattaforma garganica amministrativamente sono parte della Regione Puglia.

Da tale continuità di substrato tra isola, isole, e Penisola, si starebbe per dire, ne discende che superficie marina e superficie terrestre vengono, in qualche modo, a costituire un tutt’uno; il braccio di mare che le divide, o viceversa le unisce, può essere assimilato, ancora in qualche modo, ad una laguna, a, di nuovo in qualche modo, un lago salato. Esso è classificato nel Codice della Navigazione quale “mare interno”, uno specchio d’acqua che è una porzione di suolo nazionale, pertanto non soggetto al diritto internazionale. La linea che lo delimita va da Vasto, in Abruzzo, al vertice del promontorio pugliese, includendo interamente le nostre rive.

Il suo fondale, similmente ai bacini lagunari, è poco profondo il che, è un’osservazione incidentale, fa sì che fin quando non si affermeranno le pale galleggianti sia appetibile per l’installazione di impianti eolici off-shore. Nell’areale marittimo in questione sono posizionate, rimaniamo nel campo dell’energia, adesso convenzionale a differenza delle turbine azionate dal vento che è una fonte energetica rinnovabile, piattaforme petrolifere, novelle isole, piuttosto scogli artificiali. Le Tremiti, in definitiva, sono destinate ad avere compagnia, non più a stare isolate come si conviene, lo dice il nome stesso, a delle isole.

Il proposito enunciato all’inizio è quello di evidenziare le particolarità della costa di Termoli e rimane quello. Il litorale è ad un tempo, a seconda da quale lato lo vedi, l’interfaccia terricola e quella acquatica, di due mondi distinti, il terrestre e il marino. Essi, che convergono sulla linea rivierasca, sono interrelati fra loro. Una dimostrazione “plastica” di ciò ne è la serie di torrette disposte lungo la striscia litoranea a difesa degli abitati, i quali stanno sulla terra, dalle incursioni delle imbarcazioni piratesche, le quali stanno sul mare.

Il pericolo di tali attacchi se sussiste nell’intera fascia adriatica è qui più frequente perché i pirati hanno la possibilità di nascondersi, per poi agire di sorpresa, in qualche cala delle isole Tremiti, magari non visibili dal convento fortificato o forte diventato convento che sta lì appositamente per debellare le bande di corsari. È da segnalare relativamente al rapporto tra cose terrene e cose celesti, è celeste l’acqua del mare, che nelle Tremiti non c’è un faro e, del resto, non ce ne sarebbe stato bisogno in quanto Termoli non aveva un vero e proprio porto, bensì un “caricatoio”, non aveva un traffico di navi cui dover garantire un attracco sicuro.

Se vogliamo Termoli, villaggio di pescatori, segregata com’è sulla riviera, senza rapporti con l’entroterra da cui lo dividono gli impaludamenti, i Pantani, del tronco finale del Biferno partecipa del paesaggio marittimo che ha davanti, in faccia, il quale comprende le non lontane Tremiti piuttosto che del paesaggio del territorio che ha di dietro, alle spalle. Nello scenario dell’innalzamento della quota del mare a seguito dei cambiamenti climatici l’estremo insediamento abitato molisano ubicato com’è su un alto blocco roccioso proteso sull’Adriatico non verrebbe sommerso dalle acque, contrariamente alle spiagge prossime, e così le Tremiti che hanno il loro piano, abbastanza piano, di vita sorretto, idealmente, da elevati costoni lapidei contro i quali si frange il moto ondoso.

L’immagine paesaggistica che si verrebbe a determinare nell’ipotesi predetta è di tipo liquido, fatta com’è di un ambiente acquoso che ricomprende pure, al posto delle paludi fluviali di un tempo, gli straripamenti del principale corpo idrico del Molise conseguenza delle piene sempre più frequenti a causa del Riscaldamento Globale; Termoli ne verrebbe circondata risultando un frammento di terra emersa della identica natura delle Tremiti.

In effetti il nucleo originario di Termoli già ora, orograficamente, assomiglia ad un isolotto, basta recidere, con la fantasia, il sottile cordone ombelicale, la fettuccia di suolo presso il Pozzo Salato, che tiene unito il Borgo Antico con il Nuovo Borgo ferdinandeo. In tale eventualità Termoli, però, non potrebbe essere scambiata per un’isola aggiuntiva dell’arcipelago delle Tremiti poiché esso è connotato dalla vicinanza degli elementi insulari che lo compongono. Nell’Arcipelago Toscano le isole sono disposte molto lontane l’una dall’altra, ma allora il problema sarebbe se parlare di Arcipelago Molisano o Pugliese.

Francesco Manfredi Selvaggi637 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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