In direzione ostinata e contraria

di William Mussini

Ospitiamo di seguito l’ennesimo contributo di William Mussini pur ribadendo la nostra distanza dai contenuti espressi, puntando piuttosto sull’opportunità di suscitare un dibattito quanto più allargato e plurale sia possibile.

“I popoli e la liturgia del potere”, è come se dicessimo: le greggi ed il pastore. Le pecore vanno dove il pastore le conduce, ammaliate dalla promessa di poter brucare nuovi e verdi pascoli, si inerpicano unite sino ad alture giammai concesse.

Le greggi accettano il ruolo di chi si autoproclama Re, Papa, Imperatore, o più democraticamente ed ipocritamente Leader/Premier, obbedendo così alle regole del pastore; ne consegue che, oggettivamente, anche la loro libertà diviene un valore effimero, subordinato alla volontà di pochi che decidono la sorte di tanti.

Andare verso una libertà imposta è come andare verso il Bengodi degli schiavi. I giovani in Italia, ad esempio, per sopravvivere e pagarsi affitti esorbitanti, lavorano umiliandosi, sottopagati dai nuovi “schiavisti” super tassati anch’essi.

Se una fra quelle pecorelle si dipingesse un giorno la lana di nero, nello stesso istante, le sue parole verrebbero fraintese; disconosciuta ed osteggiata seguirà strade diverse e giungerà magari a brucare pascoli sereni e ben reali, non le erbette di plastica utopiche, indicate della parola dei pastori/padroni.

Che sia necessaria una guida, una religione, una fede per tutti gli armenti del mondo squilibrato attuale, non v’è ombra di dubbio, e, che sia ancora necessario, per i dissidenti, avvertire il bisogno di divergere per non lasciarsi trasportare nel bene e nel male, è cosa altrettanto certa.

Come sarebbe invece perfetto un mondo dove ogni individuo avesse la forza e la capacità di generare una nuova idea di comunione, di accettare e comprendere le idee altrui, senza subire imposizioni, senza imporre nulla.

Come sarebbe bello un mondo che concedesse un Dio, una filosofia, una teoria di scienza, una follia fantastica, un’infinità di visioni da discutere e confrontare, in una popolazione policroma dove ogni colore, ogni sfumatura, possedesse verità inviolabili e naturalmente degne del supremo rispetto.

Com’è sublime la mente del pensatore che medita tutto ciò, ma com’è nera la sua lana, com’è strana la sua lingua, la sua fede. Fra queste nostre genti perdute nella moltitudine e nella pochezza di una vita materialistica, l’amaro sapore d’ipocrisia serpeggia, cosicché nascono amori veri ed amori stupidi, muoiono persone ignare nelle guerre per procura, muore il buon senso, poi rinasce, cresce e diviene pretesto.

Un rinnovarsi continuo delle memorie ridisegna i grandi errori della storia e l’interpretazione ed il profitto, come sempre, prendono il sopravvento. Combattono tutti per ottenere non si sa bene cosa. In alcuni casi è forse ricchezza, in altri è giustizia, potere, fama, ma nella confusione delle ignoranze, stupidità e saggezza si intrecciano sino a divenire un’unica cosa.

L’umanità contemporanea è come un grande circo, spettatori e saltimbanchi consumano le propri esistenze nell’atto di poter avere e di poter donare; il compromesso che li unisce rende piatto e scontato il divertimento come il prezzo del biglietto. Bisognerebbe andare oltre lo spettacolo, le coreografie, i costumi sfavillanti e le fauci spalancate delle fiere d’Oriente.

Bisognerebbe capire meglio il perché di tutto, il perché delle attrazioni, del divertimento, delle impressioni, dei cappotti costosi e dei jeans consumati, bisognerebbe essere sensibili non soltanto alle evidenze, si dovrebbe afferrare e sondare il nocciolo di ogni questione. Utopia! L’umanità è soltanto un simbolo, un concetto astratto, l’umanità è un presunto appiglio per chi ama parlare di investimenti e capitalizzazioni, mostrando grafici e statistiche in video conferenze.

L’umanità della nostra era è già una ben nota frittata, è una equazione senza soluzione, una nuvola di bugie, di false bugie, un mare che contiene di tutto, dove si affoga e si sta a galla, dove i sentimenti e la ragione sono cibo per gli squali.

Scrisse così Marcel Pages: “L’ universo non potrebbe essere in definitiva solo un immenso circo destinato a distrarre delle divinità malefiche ed annoiate?”.

Dal giorno in cui conobbi Epicuro la mia idea di universo e di infinito si tramutò in un universo infinito di idee. Possedere se stessi, essere in equilibrio con le cose attorno, non avere più timore alcuno di Dio, uomo o uomo/Dio, nonché della morte: ecco il segreto per riuscire a meditare e teorizzare al di là delle apparenze e dell’opprimente realtà quotidiana. Godere della propria consapevolezza non è da tutti, confermare il credo blasfemo in attesa del rogo finale è permesso soltanto a chi viaggia “in direzione ostinata e contraria”.libertà

In attesa dell’ennesima fine, domandai una notte perdono alla mia pur fragile anima, quand’ella mi chiese: “ricordi quando tutto aveva un senso?”, ed io sconfitto e sopraffatto dalle paure e dal rimorso le risposi: “che senso ha ricordarlo?”.

William Mussini76 Posts

Creativo, autore, regista cinematografico e teatrale. Libertario responsabile e attivista del pensiero critico. Ha all'attivo un lungometraggio, numerosi cortometraggi premiati in festival Internazionali, diversi documentari inerenti problematiche storiche, sociali e di promozione culturale. Da sempre appassionato di filosofia, cinema e letteratura. Attualmente impegnato come regista nella società cinematografica e teatrale INCAS produzioni di Campobasso.

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