Edicole edificanti

Breve analisi di queste espressioni artistiche della religiosità popolare, prendendo come caso di studio Boiano dove ve ne sono diverse. Sono una specie di “santini” giganti. Sono sui muri del centro storico e non nei quartieri più recenti che quindi risentono del fenomeno della secolarizzazione in corso nella nostra società.

Circoscriviamo la nostra lettura delle edicole votive a quelle di Boiano, da qualche paese bisogna pur iniziare, è troppo impegnativo estendere l’analisi all’insieme di quelle presenti nel Molise in quanto sono tantissime. A questo proposito, a proposito della ricchezza di edicole sacre che arricchiscono l’immagine dei borghi tradizionali molisani si ritiene che tale tema meriti uno studio approfondito da parte di enti di ricerca e di istituzioni pubbliche a fini di catalogazione, tutela e valorizzazione. Quello che si sta qui a esporre è, dunque, un contributo ad una simile, auspicabile indagine complessiva. Preambolo di carattere generale cui segue un approfondimento di carattere particolare neanche per il quale, pur se un ambito ristretto, risulteremo, comunque, esaustivi. Nel capoluogo matesino le edicole devozionali sono in ceramica dipinta, prevalentemente però poiché ve n’è anche una (beninteso tra quelle che si è riusciti a scovare, non c’è la pretesa di averle rintracciate tutte) costituita da una nicchia nello spessore murario contenente un quadro raffigurante la Madonna, o almeno così sembra in quanto essendo posta assai in alto non è possibile scorgere bene la figura. Ci soffermiamo su questa edicola per mettere a fuoco alcune tematiche che riguardano anche le altre, per cogliere la “regola” occorre l’ “eccezione”.

La prima tematica è quella dell’altezza da terra dell’edicola in relazione alla quale dovrebbero (di regola ma questa lo si ricorda è un’eccezione risultando troppo piccola l’effigie religiosa per il piano in cui sta che è il terzo) mutare le dimensioni della stessa, più è a quota elevata più è necessario che l’immagine sia grande per garantirne percettibilità; il paragone opportuno è con le iscrizioni parietali in cui il formato dei caratteri del testo aumenta se la lapide è collocata distante dal terreno. L’edicola nella nicchia ci dice anche altro, a cominciare dal fatto che essa è quasi sicuramente contestuale alla casa, appare difficile che sia un incavo successivo alla costruzione del setto murario, e proseguendo con la faccenda che la concavità protegge dalle intemperie la statuetta o il quadretto che sia; solo alla terracotta invetriata, ossia ceramica, la quale non subisce la degradazione da parte degli agenti atmosferici è consentito stare a filo di parete.

Trovandoci nel centro bifernino in riguardo a ciò che si è appena detto vale la pena fare la seguente annotazione: neppure l’affresco resiste alle intemperie eppure il pure competente poiché professore di disegno architetto Gentile ha dipinto con questa tecnica due ampi riquadri sul fronte di una palazzina in corso Amatuzio i cui colori in meno di un secolo si sono sbiaditi. Ricapitoliamo, l’edicola a nicchia ci ha portato a parlare di edicole inserite nello spessore della muratura e peraltro coeve ad essa, della collocazione lungo la verticale del prospetto in relazione alla quale cambia la grandezza dell’opera e anche il significato, lo aggiungiamo ora, che non è più quello di un’edicola a devozione collettiva, per così dire, quando le persone riescono a malapena a capire di quale divinità si tratti essendo situata troppo in su sulla facciata, della materia di cui sono costituite relativamente alla sua “resilienza” rispetto alle condizioni climatiche.

Può sembrare troppo lungo il tempo che abbiamo dedicato, nell’economia del discorso, a questa singolarità e invece non è tempo perso, anzi, in proiezione futura, è risparmiato perché ci eviterà nel prosieguo di doverci attardare sui temi già affrontati nell’esame dell’edicola a nicchia, argomenti ineludibili in una discussione sulle edicole. Per quanto riguarda le edicole in ceramica iniziamo puntando l’attenzione proprio sul materiale che le caratterizza. La Chiesa adopera per la divulgazione del messaggio cristiano qualsiasi supporto, dal legno o terracotta o marmo nelle sculture, all’intonaco “a fresco”, tele, tavole per i dipinti, alle stoffe per gli arazzi con soggetto religioso, al vetro nelle vetrate istoriate, ai mosaici, ai minerali preziosi, l’oro e l’argento, specie per i reliquiari, all’argilla per i bassorilievi e, appunto, per le piastrelle delle edicole votive (c’è, in effetti, anche la carta per le miniature).

Ogni sostanza enumerata ha un suo campo di applicazione definito che per la ceramica è quello, salvo che per le pavimentazioni interne, dell’esterno degli edifici. Ad ogni specialità artistica, tra cui l’arte della ceramica, corrisponde una specifica bottega con maestranze specializzate. Il numero abbastanza limitato di edicole votive presenti in Boiano fa escludere che provengano da officine di ceramisti attive in loco, così come l’argilla che deve essere di particolare qualità non è quella che si estrae da cave del posto, idonea specificatamente per le pincere dell’omonima località.

Occorrono artisti esperti anche in materia di iconografia, capaci di individuare gli attributi identificativi dei Santi, Pasquale e Francesco Saverio, dell’Arcangelo Michele e delle Madonne, qui sono 2 ognuna con un proprio appellativo corrispondente ad un predefinito canone iconografico. Le Autorità ecclesiastiche non ammettono licenze poetiche ovverosia artistiche l’unica libertà concessa agli autori è nell’espressività dei volti. Le edicole votive in ceramica nell’area boianese sono di fattura analoga e ciò fa pensare che esse siano databili alla medesima epoca, non troppo remota visto il loro ottimo stato di conservazione. Oggi forse perché siamo letteralmente bombardati dalle immagini tanto da diventarne assuefatti non riusciamo a cogliere a pieno la carica emotiva che vi è dietro queste rappresentazioni, il sentimento di devozione che suscitano quale quello per S. Egidio cui è dedicata un’edicoletta nella borgata Mucciarone prima che inizi l’erta salita che i pellegrini affrontano per raggiungere l’eremo dove visse.

Francesco Manfredi Selvaggi637 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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