Il mare fuori porta: a Campomarino il lido, a Termoli il litorale nord
di Francesco Manfredi-Selvaggi
Si tratta di due siti balneari completamente diversi fra loro, il primo staccato dal centro abitato, il secondo in continuità con la città. Il primo è dotato di attrezzature autonome, il secondo ha approfittato di quelle già presenti nel contiguo agglomerato urbano. La diversità è sempre un valore e lo è anche in campo turistico, incrementando l’attrattività della costa molisana l’esistenza di 2 località dissimili.
Ci sono modi diversi di concepire un insediamento turistico marino, completamente diversi anche nel giro di una decina di chilometri. Del tutto differenti fra loro sono, infatti, quelli di Termoli e di Campomarino, comuni che stanno spalla a spalla. Nel principale centro costierodel Molise gli ambiti destinati alle residenze balneari sono un’appendice dell’agglomerato urbano; si stava per dire al posto di ambiti zone, ma ciò urbanisticamente parlando avrebbe ingenerato una qualche confusione in quanto sono la medesima Zona nel Piano Regolatore, quella con destinazione per il turismo, divisa in due, l’una a settentrione l’altra a meridione dell’abitato (in verità, quella a sud non è conforme alle previsioni del PRG essendo un aggregato di case, casette, abusive oggetto di Condono Edilizio).
È quest’ultima una mera precisazione, mentre una doverosa sottolineatura è quella che non vi è alcun salto di continuità tra la città e i “quartieri” di villeggiatura, prima si era usata la parola appendice. A Campomarino, al contrario, si è avuto uno sdoppiamento della superficie urbanizzata, con la parte abitata stabilmente distinta e distante, ovvero distinta e separata da quella deputata alle ferie estive, l’una, Campomarino paese (come si usa dire) in altura e l’altra, Campomarino Lido nel piano.
Sono due storie dissimili la termolese e la campomarinese (o cliternini?), anche dal punto di vista, per l’appunto, storico: la tendenza a fare i bagni a Termoli, località dotata di per sé di un’ampia gamma di servizi automaticamente messi a disposizione dei bagnanti, è antecedente al “tutti al mare”, parola d’ordine che ha mobilitato masse di persone a riversarsi sul bagnasciuga di Campomarino. Da un lato, Termoli, il bello e pronto, il prodotto preconfezionato, dall’altro lato, Campomarino, la fondazione dal nulla del villaggio turistico il quale è stato allestito in una landa desertica.
Sono vicende non solo molisane in quanto nell’intera linea costiera della nazione il turismo balneare all’inizio si appoggia alle entità insediative marittime e solo dopo, all’accrescersi del fenomeno, dà vita a nuove realtà, lidi (Campomarino) e marine (Montenero di B.) che siano. Hanno avuto qui e si ritiene ovunque un peso questioni orografiche, Termoli è contigua al litorale, al contrario il capoluogo comunale di Campomarino è su un rilievo arretrato, e demografiche, alla superiore popolazione, quella termolese, corrisponde una superiore quantità di attrezzature collettive, anche per il tempo libero delle quali possono usufruire pure i bagnanti.
Se queste fin’ora descritte sono differenze di tipo localizzato, relative alla localizzazione, lo si ripete se è un sito ex novo oppure è in prosecuzione di una realtà residenziale esistente, lo si ripete due modalità contrapposte che si riscontrano in tutte le coste d’Italia, coste basse s’intende, ora passiamo a vedere specifiche peculiarità nella forma urbanistica per ciascuno dei nuclei turistici bassomolisani da noi “attenzionati”. In grandissima sintesi, Campomarino cresce in senso ortogonale al mare, Termoli, il Litorale Nord che è la striscia di territorio dove si addensa il maggior numero di residenze stagionali, parallelamente alla battigia.
Del resto, parliamo di Campomarino, l’estesa (è ovvio, longitudinalmente) duna la cui pineta piantumatavi al di sopra l’estate scorsa è andata, letteralmente, in fumo, costringe le palazzine nella fascia retrodunale, peraltro annullandola e con essa l’ecosistema dunale del quale sarebbe una componente integrante; la direzione di marcia dello sviluppo edilizio la dà il rettilineo il cui punto di partenza è il passaggio a livello e il punto di arrivo la Conchiglia Azzurra. Il percorso che congiunge gli assi di comunicazione di livello, addirittura, nazionale, ferrovia e strada statale, con tale pioneristico stabilimento balneare e, quindi, il mare deve essere dritto per permettere ai bagnanti di raggiungere velocemente la spiaggia.
A Termoli, lo si è anticipato come si è anticipato che stiamo a settentrione della città, succede l’inverso: l’edificazione si accosta pedissequamente e, a tratti, spericolatamente al bagnasciuga per cui vi è un allineamento dei corpi di fabbrica fra loro. La linearità le è imposta dalle retrostanti strada ferrata e strada carrabile che seguono anch’esse, dal nord al sud della Penisola, la riviera adriatica, ma pure dalla brama delle iniziative costruttive di avere l’affaccio diretto sulla riva, l’unica logica seguita, più della strada poté il mare.
Va notato a questo proposito che tale disposizione non c’entra niente con i waterfront poiché non esiste un camminamento rivierasco che si interpone tra la schiera edificata e la spiaggia; la spiaggia risulta, volente o nolente, in qualche modo privatizzata, in qualche modo pertinenza degli edifici confinanti, nonostante non sia esclusa, ma neanche facilitata l’accessibilità da parte di persone che non soggiornano nei fabbricati ad essa addossati. Un bene demaniale, di fatto e, però, non di diritto, ad uso privato.
Le modalità di villeggiatura a Termoli si distinguono da quelle di Campomarino, si distinguono anche in relazione ad un ulteriore aspetto avvertendo che abbiamo ormai lasciato il lungomare nord e ci siamo spostati nell’area centrale della città; si può fare il bagno pure all’interno dell’agglomerato, in verità ai margini, segnando il mare i confini di questa unità urbanistica prospiciente la marina.
Appare sconveniente, ad ogni modo, girare nel cuore di tale insediamento urbano che è il secondo per grandezza della regione con il costume da bagno, fianco a fianco con i residenti che vi circolano vestiti normalmente; a Campomarino Lido, invece, nelle vie incontri esclusivamente turisti. Il Litorale Nord che è il mare “fuori porta” di tanti termolesi consente loro di trasgredire le regole quotidiane, le convenzioni sociali in quel breve nastro di terreno sabbioso stretto tra l’Adriatico e il manufatto viario, tutto un mondo.
Francesco Manfredi Selvaggi637 Posts
Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.
0 Comments