Una crisi da brividi/San Mattarella pensaci tu
“Draghi ha la ventura di essere l’uomo più stimato del mondo”. Così per Giuliano Ferrara, mentre per Travaglio Draghi è “l’uomo più sopravvalutato”. Può darsi che abbiano ragione entrambi, però è innegabile che la stima mondiale di Draghi è pur sempre un tesoretto da conservare sotto chiave. (Vedi crollo della borsa alla notizia delle sue dimissioni.)
Quando si trattò di eleggere il successore di Mattarella, questo “tesoretto” potevamo conservarcelo per un settennato, invece toccò agli sfascisti mettersi alla guida dell’Operazione Quirinale. Risultato: prima tentò la scalata l’uomo più sputtanato del mondo (Berlusconi), poi ci provarono la Meloni, Salvini e infine Conte che combinarono un immane pasticcio con conseguente retromarcia su Mattarella.
Fu un indecoroso, scalcinato, storico pasticcio di cui l’attuale caos politico è il frutto amaro (dolcissimo per il gongolante direttore di fatti quotidiani).
Il Governo Draghi è durato 516 giorni. Al 517º al Cremlino già si brindava a champagne. Si sa: sperano che dopo Johnson e Draghi, cadano come birilli tutti i leader europei. Possiamo pure capirli, ma nessuno è così ingenuo da non immaginare il profluvio di cin-cin brindati in casa Meloni all’indirizzo di Pagnoncelli e dei suoi lusinghieri sondaggi e altrettanto nelle sedi del Carroccio, anche se lo scarto tra Fratelli d’Italia e fratelli-coltelli sarà un bel problema.
Dunque: al voto, al voto? Ok, ma dopo i brindisi vengono i brividi al pensiero che potremmo correre il rischio serio di finire nelle mani di una nomenclatura anti-europeista, sovranista, filo Le Pen e filo Orban.
In queste ore siamo tutti col fiato sospeso, in attesa di quello che potrà succedere mercoledì prossimo tra pentimenti e accanimenti, tra ripicche e resipiscenze, tra dissenso e buonsenso. Dunque non fateci odiare un’estate di propaganda politica, un autunno caldo e un inverno da riscaldare con i bracieri.
Giulio Andreotti diceva che in politica è meglio tirare a campare che tirare le cuoia, Mario Draghi è di una scuola ben diversa, ma le cuoia sono quelle dell’Italia. San Mattarella mettici una pezza.
Postilla – Se tutto andrà all’aria e si tornasse a votare in settembre, l’impatto inciderà di sicuro su elezioni regionali non più abbinate a quelle nazionali e quindi stravolgente in termini di nomi, aspettative e strategie.
Giuseppe Tabasso363 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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