È una questione di stile, l’old England

di Francesco Manfredi-Selvaggi

È una tendenza architettonica che ha compiuto un viaggio circolare, dall’Europa all’America e ritorno, al Vecchio Continente come dimostra il Convitto a Boiano, un bell’esempio di edificio neomedievale. È stato Francesco Amatuzio emigrato negli Stati Uniti a volere la realizzazione di questa struttura fornendo probabilmente, oltre che i soldi, il progetto (ph F. Morgillo)

Se con il neoclassicismo si ha l’imitazione dell’antico, una riproduzione esatta di elementi tipo il portico colonnato con le colonne, la trabeazione, il frontone che devono essere identiche a quelle dell’antichità, non è così per il neomedievalismo, corrente stilistica cui appartiene il Convitto Amatuzio di Boiano. Gli edifici che seguono tale stile non sono delle imitazioni, non c’è un modello preciso cui riferirsi. Mentre gli architetti neoclassici quando hanno da realizzare un atrio esterno coperto replicano il porticato del tempio greco (quello della cattedrale di Campobasso è in ordine ionico), nelle fabbriche neomedievaliste si ha un libero adattamento degli schemi medievali, non una pedissequa copia.

Nel caso in questione l’ispirazione al progettista non viene dalle forme dell’edificato dell’Età di Mezzo, bensì dall’interpretazione che ne è stata data in epoca vittoriana; i caratteri delle realizzazioni di tale fase sono conosciuti con il nome Old England. Medioevo, pur se non il nostro. Il medievalismo che si diffonde a cavallo tra ‘800 e ‘900 è uno degli -ismi che si afferma in quel periodo denominato nei manuali d’arte dell’eccletismo storicistico. I neo- (romanico, gotico, rinascimentale) sono richiami al passato carichi di suggestioni perché evocativi del “bel tempo che fu”, di una golden age la quale volta per volta viene identificata con la civiltà classica, il rinascimento, per i quali ce ne sarebbe ben donde, e, perfino, con i “secoli bui” che li separano.

È, per così dire, la storia ad emozionare, ma non è solo essa a toccare l’animo poiché nel medesimo lasso temporale nasce anche la moda per le cineserie, in generale il gusto per l’esotico, dunque ad attrarre è pure la geografia. A suscitare la passione per il neomedievalismo concorrono entrambi i fattori, indubbiamente quello storico cui si affianca quello geografico, il fascino di terre lontane. L’Old English style pervade tanto la vecchia Inghilterra quanto la sua ex-colonia d’oltreoceano, da poco affrancata dalla madrepatria e l’entusiasmo nostrano per il neomedievalismo si può considerare un prodromo, la prima manifestazione, dell’american dream.

È un percorso quello seguito dall’architettura neomedievale che segue le orme del palladianesimo, con l’amore per il Palladio, che ha operato in Italia e che, però, esplode in Gran Bretagna e da qui trasmigra negli Stati Uniti idealmente trasportato dalla stessa nave sulla quale viaggiavano i Padri Pellegrini. Francesco Amatuzio, il benefattore che ha promosso la costruzione dell’opera in oggetto era un boianese emigrato, appunto, in America.

Egli ha fornito insieme ai soldi per la realizzazione del manufatto il progetto architettonico stesso e la prova certa di ciò è la presenza del fossato che separa dalla via principale la facciata principale il quale è ricorrente nelle strade urbane dei Paesi di cultura anglosassone, del tutto sconosciuto da noi per cui quello di Boiano costituisce un’unicità a scala addirittura nazionale. Si tratta, la “trincea”, di una soluzione tipologica di importazione, estranea alla tradizione edile italiana, tanto più di un’area, quella del capoluogo matesino dove il livello della falda idrica è poco profondo per cui i vani seminterrati rischiano di allagarsi come, del resto, è successo proprio al Convitto.

In definitiva, il fossato non è legato ad una ragione funzionale bensì al legame sentimentale del finanziatore con i luoghi che lo hanno ospitato, quasi fosse trasferire un po’ di atmosfera americana nel paese natio. Il fossato ha un valore allusivo e alla medesima maniera sono allusioni le aperture ogivali e in mattone a faccia vista, scelte costruttive, frutto, di certo, di una volontà estetica e non di motivazioni tecniche. Piace evidenziare l’ottimo stato di conservazione dei conci laterizi sui quali, nonostante la murazione abbia talvolta i piedi a mollo, dipende dall’oscillazione della falda, non sono comparse efflorescenze saline.

Quella che finora si è proposta è una visione romantica del neomedievalismo, quasi fosse una variante della tendenza artistica del Pittoresco al quale lo accomuna il mito del villaggio, i borghi caratteristici. Tale idealizzazione se non esaltazione degli aggregati urbanistici minori si estende dalla loro configurazione fisica alla società, si usa al suo posto la parola comunità che rende meglio l’organizzazione sociale che li connota, che li abita. Una interpretazione opposta del neomedievalismo è quella che lo vuole sviluppatosi in contrapposizione alla modernità, al “nuovo che avanza”, alle problematicità nonché ai problemi che essa sta generando.

Tra questi il movimento Arts and Crafts guidato da William Morris individua la scomparsa del lavoro artigianale, non più difeso dalle corporazioni medievali, sostituito dalla produzione industriale seriale. La modernizzazione in edilizia scaturisce dall’impiego di tecnologie innovative, prendi il cemento armato, le quali richiedono in cantiere l’impiego di manodopera generica e non operatori altamente qualificati quali sono gli artigiani, al contrario dell’edificare in cotto che diventa una sorta di vessillo dell’artigianato.

Infine, si segnala una contraddizione in termini: le costruzioni, tra le quali il Convitto Amatuzio, per acquistare un’aura medievaleggiante cercano di assomigliare alle strutture abitative del Nuovo Mondo il quale in quanto nuovo non ha, ovviamente vissuto l’evo mediano. C’è un mescolamento tra ciò che è lontano nello spazio, la terra che sta al di la dell’Atlantico, e ciò che è lontano nel tempo, il medioevo, una lontananza spazio-temporale, due termini che secondo la fisica sono connessi fra loro.

Francesco Manfredi Selvaggi637 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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