Lo scandalo al sole della Par condicio e la caricatura molisana del pluralismo
Sotto elezioni ogni telegiornale viene misurato in secondi un “tempo di parola”, quello dei politici, e un “tempo di notizia”, quello dei giornalisti che parlano di un partito. Si chiama Par condicio, tuttavia i resoconti di AGCOM tra il 21 luglio e il 20 agosto, hanno rilevato disparità tali da far emettere notifiche a tutte le emittenti.
La Rai, che è la più monitorata, è stata richiamata perché la conduttrice della rassegna stampa del TG1, Elisa Anzaldo, ha scherzato col giornalista Alessandro Barbano sul fatto che il cambio di fede calcistica di Giorgia Meloni non fosse il suo «peccato peggiore».
Con tutto rispetto per le conduttrici, le mattutine rassegne stampa nostrane, fanno ben altro: mai citare la concorrenza online (es. primonumero, isernianews, Quotidiano del Molise, benecomune, ecc,); privilegiare il cartaceo satellite (Primo piano); scorrere quotidiani nazionali e consanguinei di destra (Tempo, Libero, ecc.).
Prendete a caso l’edizione delle 23,30 di Telemolise del 1º settembre: dedica 9 minuti su 30 alla coalizione di destra, con Cesa e Lotito in viva voce, 3 minuti a Giuseppe Conte e un solo minuto, non in voce, alla Dem Rossella Gianfagna. Il Corecom Molise, organo deputato alla tutela del pluralismo dell’informazione, avrebbe molto da fare ma è impotente. Chi ne è danneggiato non ha i mezzi per monitorare in proprio e denunciare infrazioni. Così l’opinione pubblica molisana subisce, ormai assuefatta un vulnus mediatico e democratico che, almeno sotto elezioni, dovrebbe allarmare e preoccupare.
Una “ecologia” del giornalismo comporterebbe confronti tra chi la pensa in un modo e chi in un altro. Il nostro sistema televisivo procede invece a senso unico verso destra mettendo in scena la caricatura di un pluralismo non inteso come regolare spazio aperto a chi la pensa in modo diverso, ma come saltuaria ospitalità di esponenti politici di altra sponda.
Aprire spazi solo per obbligo ma chiuderli a chi ha punti di vista diversi, significa strozzare il confronto e il mercato delle idee. Norberto Lombardi si è appena chiesto che fine ha fatto l’intellettualità molisana. Chissà: si è rifugiata nella letteratura, in un underground filosofico, sui social, su Tik Tok? Perché nessuno la interpella? Campa solo di show, perché non ha né reddito né cittadinanza.
Diciamolo allora papale papale: l’opulente destra vince sull’indigente sinistra, perché da Silvio Berlusconi a Marciano Ricci, vale la dura legge di chi ha i soldi e passa dall’edilizia all’editoria per proteggere e aumentare grana e potere. E se il Molise è diventato riserva di caccia dei Cesa e dei Lotito prendetevela con loro.
Giuseppe Tabasso363 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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