Luna di miele finita per Giorgia Meloni/ Il Governo zig zag rimanda i miracoli
di Giuseppe Tabasso
Dopo la sbornia elettorale ci aspettavamo che per un Governo guidato per la prima volta da una donna la luna di miele durasse più dei soliti 100 giorni. Invece sono scoccati puntuali. “La Meloni – scrive Marco Lodoli – sembrava un falò e ora è una candelina già mezza sciolta”.
Forse esagera perché la gente aspetta ancora miracoli e i sondaggi rivelano cali piuttosto effimeri, ma intanto abbiamo assistito a una serie di sbandate.
Il capitombolo del decreto anti-Rave Party, l’incauto scontro con la Francia sui migranti, poi la marcia indietro sul Pos a 60 euro e il gran pasticcio su accise e carburante che ha fatto irritare due italiani su tre e serpeggiare rivolte di benzinai, balneari, tassisti e poliziotti, da sempre coccolati dalla destra. “Siamo incazzati neri – dicono i sindacati della polizia penitenziaria – prima ci chiedono voti, poi ci tagliano i fondi”.
Aggiungete le due divisive e pericolose riforme di sistema in programma come il presidenzialismo che scombinerebbe la Costituzione e l’autonomia regionale differenziata di cui si sta occupando il leghista Calderoli (quello della famosa “porcata)”.
Poi ci si mettono ministri zelanti come quello della Giustizia Nordio sulle intercettazioni a quello dell’Istruzione Valditara sugli stipendi differenziati e la regionalizzazione della scuola. Colpi temibili alla parità territoriale e in contrasto con il Pnrr europeo che interviene sulle diseguaglianze Nord e Sud e tra aree interne e metropolitane.
Per anni la Merloni ha corteggiato il Sud. Ora il destino del Mezzogiorno sembra nelle mani della destra “nordica”. Mentre nei posti di potere si sostituiscono i più bravi con i più fedeli.
Ad amareggiare poi la luna di miele ci sono una serie di gaffes ministeriali. Il ministro della Cultura, Sangiuliano, che mette Dante tra i fondatori del pensiero di destra e dichiara guerra alla lingua di Shakespeare; il ministro dell’Ambiente e dell’Energia, Pichetto Fratin, che s’ingarbuglia sull’inglese; la ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, che giura sulle note di T’appartengo di Ambra Angiolini.
Infine, sul futuro della maggioranza e del governo pesano insofferenze e frustrazioni di alleati che non riescono a piantare le loro bandierine.
I giornali continuano a ripetere che una cosa è stare all’opposizione, altra al Governo. Ma che vuol dire? Che il bagno nella realtà fa perdere e il bagno nella demagogia fa vincere. E che alla fine è sempre il popolo a rimanere fregato.
Giuseppe Tabasso363 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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