Vengo anch’io, no tu no/ Quel gioco di specchi per la scelta dei candidati governatori

di Giuseppe Tabasso

Che le decisioni si prendessero a Roma era fatale e    lamentarsene è da false ingenuità poiché la posta in gioco non è un Comune ma una Regione, sia pur minuscola e problematica ma sempre appetitoso oggetto di desiderio.
Alle recenti elezioni regionali del Friuli Venezia Giulia si dava per scontato un “cappotto” tutto leghista, poi la vittoria del centro sinistra a Udine è stata una brutta sorpresa che a Roma nessuno si aspettava.
E quindi volete che una possibilissima “sostituzione etnica” di tutta l’eterna coalizione di destra in Molise non rappresenti una preoccupazione elettorale per la Meloni & Associati?
Certamente la perdita di una regione piccola e ininfluente come la nostra non terremoterebbe mai Palazzo Chigi, pur tuttavia un secondo insuccesso, più cocente di quello udinese, avrebbe un impatto mediatico sicuro e inversamente proporzionale alle nostre dimensioni territoriali.
Dunque va dato per scontato che la candidatura di chi potrebbe scongiurare la perdita del Molise o di chi potrebbe al contrario sancirla non si decida a Campobasso o a Isernia, a Venafro o a Termoli, a Frosolone o a Torella.
L’incendiario Giovanni Donzelli, responsabile nazionale di Fratelli d’Italia, si vende la pelliccia del Molise prima di averla. Dice che il Molise e la scelta del candidato presidente spetta “a noi di diritto perché siamo il primo partito”. Diritto? Anche Putin sostiene che l’Ucraina gli spetta di diritto.
Intanto sul territorio è in corso un gran gioco di specchi tra candidati che appaiano e scompaiono, tutto un vengo anch’io no tu no, un competere tra vecchi topi stanziali nel formaggio del potere e new entry delusi o speranzosi, tra dog che latrano e underdog che resuscitano, tra una destra stantia e una sinistra pretenziosa.
“Prima i programmi” predica furbamente l’underdog Romano. Che in effetti sarebbe bello e giusto, ma ve lo immaginate un candidato in pectore che ancor prima della benedizione al soglio presidenziale scopre le sue carte, i suoi punti programmatici o, più volgarmente, i suoi accordi aperti e non quelli sottobanco?
Comunque siamo tutti in religiosa attesa degli habemus papas ed è ormai questione di ore per i fuochi d’artificio.

Giuseppe Tabasso362 Posts

(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.

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