Anche le strade hanno le loro stazioni: quelle per il rifornimento dei carburanti
di Francesco Manfredi-Selvaggi
A Trivento è previsto un benzinaio lungo l’arteria di collegamento con la Trignina. Si illustrano i problemi localizzativi (Ph. F. Morgillo-Pompa di benzina in Arizona)
Un distributore di benzina non comporta la modificazione delle previsioni urbanistiche secondo le norme del Codice della Strada poiché opera considerata complementare al tracciato viario. È una disposizione di natura generale e in quanto tale non tiene conto della diversità tra le diverse arterie e, tanto meno, delle differenti caratteristiche che possono presentarsi lungo il medesimo percorso stradale. L’asse che è chiamato a collegare la Bifernina con la Trignina e, in particolare, il tratto che congiunge Trivento con la fondovalle del Trigno è fatto di molteplici elementi.
Fra questi si distinguono la parte nella quale è tangente al centro abitato dove la tipologia di impianto per il rifornimento di carburante non può essere la stessa che per il resto della strada; nelle zone prossime agli insediamenti urbani è possibile trovare occasioni di ristoro per cui i distributori non necessitano di un simile servizio. Nel perimetro dell’agglomerato edilizio di solito tali impianti non sono pensati per i camionisti poiché il parcheggio degli autocarri impegna una estesa superficie e lo spazio in questi luoghi ha un particolare valore.
Inoltre, le ripartenze di camion nelle aree di sosta produce un notevole rumore causando disturbo, specie nelle ore notturne, ai residenti. All’altro capo c’è lo svincolo con la statale denominata Trignina, direttrice di grande comunicazione, e che è anche l’uscita per la zona industriale, il PIP Piana d’Ischia: i mezzi tendono a fermarsi qui e qui sono sorti in concomitanza con la realizzazione dell’arteria due accorsati ristoranti, Carratino e Meo. Ulteriori punti singolari sono gli innesti, meno rilevanti per afflusso di macchine, della viabilità interpoderale, che comunque non è destinata a servire semplicemente i campi coltivati (a Trivento l’agricoltura ancora tiene), ma dei popolosi nuclei abitativi; in prossimità di Macchialacaccavone vi è la deviazione per la contrada Montagna in cui risiede un consistente numero di persone.
A questo proposito va detto che il territorio triventino è densamente popolato e vi è un maggior numero di persone nelle campagne che nella città, così la si può definire per la sua origine da un municipio romano e per l’essere sede della diocesi. Quindi in tale posto sarebbe inopportuna una stazione di servizio, potendo quest’ultima costituire intralcio al traffico proveniente e diretto verso le frazioni. All’interno della rete viaria minore intersecata dalla provinciale rientra, ormai, pure il tracciato della preesistente strada provinciale, ormai declassificato sostituito com’è dal nuovo; viene esso a trovarsi spezzato in due, diviso dalla moderna arteria, una parte a monte della stessa e un’altra a valle per cui occorre evitare attraversamenti al fine di ridurre l’incidentalità, specie quando il traffico aumenterà con l’andata a regime, per così dire, della bretella Trigno-Biferno.
Più complessa diventa la situazione quando la nostra strada viene raggiunta da quella che conduce a Castelguidone e quindi, ai paesi del medesimo ambito diocesano posti al di là del fiume, nella regione Abruzzo. Di lì a poco, sul lato opposto della strada, vi è la diramazione per Roccavivara, che significa pure Montefalcone e diversi comuni della vallata, e, ancora, per Codacchi dove vivono centinaia di cittadini: per fortuna che si ha una gerarchizzazione dei percorsi la quale porta ad un unico innesto.
Inoltre, sono installati ai margini del tracciato viario un supermercato, una piazzola per la raccolta differenziata, ecc. fatto che rende invitante una fermata in tale posto per le persone che provengono dalle varie direzioni elencate sopra e per cui si reca sulla superstrada. Un impianto per carburanti intensificherebbe ulteriormente le soste potendosi usufruire di tante opportunità, di acquisto, di conferimento di rifiuti domestici, di rifornimento di benzina. Il problema è che la cosiddetta pompa di benzina è collocata di fronte all’attività commerciale fatto che rischia di indurre, se non si appone un divieto ferreo, ad invertire il senso di marcia con conseguente rischio di incidenti.
Non è previsto, peraltro, uno spazio per parcheggio in modo da consentire di accedere alle attività situate sull’altro fronte della strada, pedonalmente. Sarebbe stata preferibile la collocazione delle colonnine per l’erogazione del carburante dentro la superficie annessa all’edificio per il commercio destinata allo stazionamento delle auto favorendo con il facile “travaso” delle compere nel portabagaglio; ovviamente ciò è valido se l’impianto è in funzione esclusiva degli utenti del supermercato, mentre se aperto a chiunque bisogna garantire la presenza delle corsie di accelerazione e decelerazione, la separazione del traffico leggero da quello pesante il quale interessa questa arteria per il trasporto merci degli stabilimenti della vicina area produttiva.
Con i veicoli a motore non contano le distanze e in base a ciò, piuttosto che localizzare la stazione non solo vicino al centro commerciale, ma anche separata dal nastro viario con le preoccupazioni che desta, sarebbe meglio che essa stia, seppure più lontano, sulla medesima mano della strada. Vi sarebbe l’identico numero di fermate, sempre due, dunque senza aggravio di tempo. Stiamo parlando, è da precisare, di un ordinario impianto di distribuzione di carburanti essendo evidente che la situazione si complicherebbe se ad esso venisse aggiunto pure il servizio di erogazione del GPL il quale richiede uno spazio a sé stante, magari per i trattori agricoli che non va trascurata data la vocazione del comprensorio.
Gli elementi che producono discontinuità lungo il percorso non sono unicamente le stradine laterali, bensì vanno ricompresi in essi tutte quelle iniziative economiche che sono nate ai bordi del percorso viario, attratte da questo. Vi è, appunto, il supermercato e vi sono i ristoranti citati, categorie lavorative che, di frequente, sono congiunte a duna strada: allo scopo di prevenire l’intasamento della sede carrabile cosa che porterebbe a contraddire la sua natura di arteria a scorrimento veloce, sarebbe da limitare l’installazione di ulteriori aziende. Andrebbero fatti salvi, ad ogni modo, quando si è distanti dall’abitato, i consueti negozi per l’automobilista, dai gommisti ai meccanici, ai carrozzieri, agli elettrauto, indispensabili per riparazioni urgenti e, evidentemente, le stazioni per il rifornimento di carburanti.
Francesco Manfredi Selvaggi645 Posts
Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.
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