Rinasce il pensiero unico televisivo. Quello teleregionale va in onda da sempre
di Giuseppe Tabasso
I due principali sistemi televisivi italiani, quello pubblico RAI e quello commerciale privato Mediaset, stanno per convolare a nozze, “simboliche” come quelle tra Silvio Berlusconi e Marta Fascina, con reciproco scambio di amorosi sensi.
Succede cioè che Giorgia pigliatutto ha messo le mani anche su Mamma Rai per sistemare dirigenti e conduttori di fede fiamma. Per fare solo un paio di nomi, pare ad esempio che Nicola Porro, vice direttore del Giornale e conduttore Mediaset, sostituirà Fabio Fazio e che il fedelissimo Pino Insegno andrà al posto di Amadeus.
Si potrebbe obiettare che anche gli altri Governi non hanno tolto le mani dei partiti su Mamma Rai. E’ vero, ma la differenza è incommensurabile, nel senso che mentre il centrosinistra ha avuto sempre contro i canali Mediaset, il centro-destra ci ha campato sempre di rendita e ora più che mai.
Ricordate Berlusconi che telefonò in diretta a un talkshow di Gad Lerner da lui definIto “postribolo” e ordinò a Iva Zanicchi di abbandonarlo? E poi, quando si prese pure la RAI, emanò il famoso editto bulgaro per licenziare Enzo Biagi, Michele Santoro e il comico Daniele Luttazzi.
Ecco quindi che la destra torna ora a vivere di rendita e in simbiosi politica tra TV pubblica e privata. Altro che sentire sempre due campane: avranno tutte e due lo stesso rintocco. Qualcuno infatti parla di una evidente “operazione di egemonia culturale”, altri la definiscono ironicamente una “sostituzione Raietnica”, per altri sarà semplicemente “Tele-Meloni”.
Ora però, considerando che la stragrande maggioranza degli italiani s’informa attraverso la televisione, siamo dinanzi a una svolta temibile del rapporto tra comunicazione e influenza elettorale.
Visto quindi che il Molise è in campagna elettorale, è il caso di ricordare che l’assetto mediatico regionale è, da sempre, una replica del gemellaggio politico in corso a Roma. Parliamo di un condominio televisivo tutto di destra, nelle mani (i nomi li conoscete tutti) di un potere uno e trino sorretto da pesanti conflitti d’interesse dinanzi ai quali la squattrinata sinistra è sempre impotente.
Come difendersi allora dall’omologazione del pensiero unico teleregionale nascosto dietro commentini, titoli, immagini e minutaggi? Non è molto facile, bisognerebbe infilarsi nei segreti del mestiere, perciò in mancanza di alternative è decisamente meglio frequentare siti web molto liberal e aperti a tutti (come questo che avete scelto di leggere).
Giuseppe Tabasso367 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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