Dopo Berlusconi/Perché il lutto aiuta Roberti, ma è un problema per Gravina (e Meloni)

La morte di Berlusconi è uno shock nazionale e in queste ore si celebra un’epopea che, nel bene e nel male, ha una storia destinata a finire con lui, ma che intanto si protrarrà per vari giorni.

La tempistica ha le sue leggi ma – diciamocelo senza infingimenti – la real politik non può ignorare le conseguenze che questo evento umano e politico può avere in una regione in piena campagna elettorale e quindi soggetta a impatti emotivi, cioè non razionali, che beneficiano il partito in lutto facendo però pagare le spese al partito avverso.

Va quindi considerato che l’addio a Berlusconi a urne quasi aperte, può essere per Roberti – sempre politicamente parlando – una buona notizia ma è brutta per Gravina e, per certi versi, anche per Giorgia Meloni. A esequie avvenute, la leader di Fratelli d’Italia si troverà infatti dinanzi alla fatale estinzione di Forza Italia che azzoppa il triangolo governativo e cambia le carte finora in tavola facendo esplodere il problema di una destra tutta destra, priva al suo interno di una rappresentanza filo europea e non sovranista.

Quando il malessere di Berlusconi apparve molto serio, già si parlava di fine del partito personale da affidare a un comitato di presidenza di quaranta membri. Ipotesi che il senatore Mulè respinse con una memorabile battuta del Gattopardo: “Noi fummo i gattopardi, i leoni. Quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti e le iene”.

Tornando alle elezioni molisane, c’è da prevedere che la coalizione progressista debba vedersela con un “effetto post mortem” e rimettere mano alla sua strategia comunicativa. Allo stesso modo lo schieramento opposto gonfierà una retorica da freschi orfani per capitalizzare gli effetti extra-politici della “provvidenziale” dipartita di “grande amico del Molise” (come la stampa fiancheggiatrice parla del caro estinto).

Ma dopo? Dopo succederà che le spoglie di Forza Italia finiranno nelle grinfie di Donzelli, detto “Rottweiler”, secondo il quale il Molise spettava “di diritto” a Fratelli d’Italia. Ma questo è tutto un altro scenario in divenire.

Giuseppe Tabasso366 Posts

(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.

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