Il futuro prossimo venturo del lido di Campomarino
di Francesco Manfredi-Selvaggi
Dalla fase iniziale di tipo pioneristico si è giunti ad una saturazione edilizia della località. È da immaginare una prospettiva pluristagionale (Ph. Alessio Manfredi Selvaggi-Il centro di Campomarino Lido di notte)
Per parlare del futuro di Campomarino Lido cominciamo dalla storia, perché attraverso l’analisi dell’evoluzione storica si può capire il senso del luogo. Dunque, partendo dall’inizio è da dire che le piane costiere erano malariche fino all’apparizione della legge Serpieri alla fine dell’800 con la quale si iniziò la bonifica idraulica di tutto il basso Molise. Le terre bonificate, o come si diceva allora redente, vennero assegnate agli agricoltori suddividendo il territorio in tante unità poderali. Ciò non poteva avvenire nello spazio che poi verrà occupato da Campomarino Lido in quanto in gran parte suolo demaniale per l’avanzamento della linea di battigia.
La bonifica, dal punto di vista ambientale, ha prodotto una incisiva trasformazione paesaggistica dell’area; tra le alterazioni si segnala in larghi tratti la scomparsa delle dune a più cordoni per far posto alle vigne e ai campi coltivati, mentre appaiono le pinete e i boschi di eucalipto litoranei che arricchiscono l’immagine della pianura. La bonifica rende disponibili terreni un tempo paludosi oltre che, inizialmente, per le attività agricole per successivi usi, da quello industriale a quello balneare; un’agricoltura irrigua (perché i canali sono sia di bonifica sia per l’irrigazione), va precisato, e perciò di grande pregio.
Ci si sofferma un attimo sulle colture locali perché si potrebbe sviluppare un vantaggioso connubio tra il settore del turismo e il settore primario con le coltivazioni del posto, consumate a Km. 0, che costituiscono un ulteriore fattore di attrazione verso quest’area. Non si dovrebbe, pertanto, escludere nella pianificazione territoriale la possibilità di realizzare fattorie, magari agriturismi, in vicinanza della località turistica marina.
Cambiando campo, ma rimanendo ancora nel tema di manufatti edilizi che si affiancano ai residence essi sono quelli destinati a ospitare le famiglie degli addetti alla manutenzione dei complessi immobiliari ad uso turistico così come le abitazioni dei gestori degli esercizi commerciali per i quali si auspica l’apertura anche nelle altre stagioni, non solo in quella estiva, possedendo il mare la capacità di richiamo in qualsiasi periodo dell’anno. In effetti, ciò attualmente non accade, né qui né altrove, ma rimane una strada da tentare.
Per questi residenti stabili è ovvio che occorrano anche servizi da dimensionarsi in sede di predisposizione del nuovo strumento urbanistico di Campomarino giunto ormai alla scadenza dei 10 anni quello vigente. Sono quelle indicate le uniche case a scopo residenziale plausibili in un centro balneare, non le “seconde case” per intenderci. C’è un limite, comunque, all’edificazione che vale pure per gli alloggi dei lavoratori che è dato dal grado di saturazione, in termini paesaggistici e ambientali, raggiunto da Campomarino Lido, prossimo al limite.
Per dirla diversamente, la indubbia bellezza di questo tratto di costa, proprio la sua forza attrattiva, rischia di rovinare la costa stessa, la sua bellezza. Se ulteriori costruzioni sono da evitare, è necessario, però, il completamento delle pere di urbanizzazione. È questo un problema costante nella storia di Campomarino Lido che si manifesta fin dalla sua nascita avvenuta in maniera pressoché spontanea nell’epoca del boom economico, cioè negli anni 60, in precedenza essendoci unicamente una colonia per ragazzi.
Va evidenziato, comunque, che pur in assenza di un piano di fabbricazione, lo sviluppo è avvenuto secondo una qualche regolarità, seguendo uno schema ortogonale che ripete la trama della rete dei canali di bonifica. ad agevolare una crescita ordinata c’è il fatto che il suolo è pianeggiante, privo di ostacoli fisici. Le iniziative costruttive sono di imprenditori edili, piuttosto che di singoli cittadini con vantaggio per l’unitarietà degli interventi. Forse per l’ampiezza della pianura non si è avuto l’addossamento degli edifici alla spiaggia, come è avvenuto, per intenderci, a Termoli nel lato nord, a beneficio del paesaggio marino.
Ritornando al punto è da dire che a causa della crisi economica sono diminuiti i fondi pubblici che fino ad adesso avevano sostenuto l’infrastrutturazione dell’insediamento litoraneo la cui espansione richiede ulteriori pezzi di marciapiede, spazi a verde, pali di illuminazione, ecc. Non c’è mai stato un dibattito approfondito, neanche al momento, subito dopo l’avvento del nuovo millennio, del varo del PRG, sulla dotazione di attrezzature di livello superiore quali potrebbero essere il campo sportivo, il cinema, il mercato, sempre che si intenda puntare sulla pluristagionalità.
Si continua ad insistere su questo punto ritenendo necessario la valorizzazione dell’enorme patrimonio edilizio, altrimenti una massa di cemento non del tutto giustificabile in quanto parzialmente utilizzato. È un problema specifico di Campomarino Lido, una località balneare isolata, a differenza, mettiamo, di Termoli in cui gli immobili sono vicini fa di loro, quelli dei vacanzieri e quelli di chi vi vive stabilmente, e, trattandosi di una città, in possesso di molti servizi (purtroppo non di una sala cinematografica).
Il paragone con Termoli offre lo spunto per dire anche che Campomarino Lido ai suoi primordi era scelto da coloro che amavano trascorrere le ferie in un luogo sicuro, ideale per le famiglie, mentre a Termoli, per la sua dimensione cittadina, si respira meno l’atmosfera di tranquillità, che c’è in maniera minore che in passato, qui; Campomarino per questo suo appeal “familiare” è riuscito ad attrarre balneanti nonostante che, almeno all’inizio, fosse un centro di vacanze senza un consolidato prestigio.
Campomarino ha superato Termoli in termini di numero di turisti nonostante che per raggiungerlo occorra maggior tempo dal bacino di gravitazione naturale dei villeggianti che sono i comuni dell’entroterra. Il sistema dei trasporti molisano attraverso i pettini vallivi, del Biferno e del Trigno, gravita verso l’asse costiero adriatico, il cui baricentro è Termoli che peraltro è nevralgico in quanto qui sfocia la bifernina ed è il punto di partenza più vicino alle Tremiti; per certi versi si legge una sorta di polarizzazione su un unico fulcro dei rapporti tra la zona interna del Molise e la fascia litoranea, che è Termoli anche per la morfologia essendo il terminale della valle del Biferno. Pure in un contesto sfavorevole per tale aspetto Campomarino riesce a diventare meta di villeggianti e di pendolari e ciò sta a dimostrare la “forza” del luogo, il genius loci, la quale dà fiducia sul futuro della località (se le sue potenzialità vengono ben sfruttate).
Francesco Manfredi Selvaggi645 Posts
Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.
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