Una metropolitana di superficie, ma non superficiale

di Francesco Manfredi-Selvaggi

Non è del tutto vero perché la Metropolitana Leggera, ricalcando la linea ferroviaria esistente, tra Campobasso e Bosco Redole passa sotto diverse gallerie (Ph. F. Morgillo-L’ammodernamento della stazione di Boiano)

La metropolitana leggera, si auspica, potrà portare ad un dirottamento degli spostamenti dalla “gomma” al “ferro”, almeno di una parte; oggi il treno nel Molise è utilizzato solo dal 3% di coloro che viaggiano, contro la media nazionale che è di circa il doppio, comunque bassa. Di più, la Metropolitana Leggera si pone in concorrenza piuttosto che degli autobus che sono un’altra forma di trasporto collettivo, dell’auto privata con indubbi benefici per l’ambiente in termini di inquinamento atmosferico e di congestione stradale, problema molto sentito a Campobasso.

Per quanto riguarda gli autobus nominati prima è da dire che per essi si deve puntare alla complementarietà con il trasporto ferroviario facendoli rientrare in una programmazione unitaria: i bus di linea devono congiungere con le stazioni poste in molti comuni (S. Polo, Guardiaregia, Campochiaro, ecc.) distanti dagli abitati in coincidenza con il passaggio delle corse della Metropolitana Leggera. Mente ciò in passato era difficile essendo i due comparti, i treni e i bus soggetti ad entità diverse, con il trasferimento delle ferrovie locali alle Regioni dalla fine degli anni 90, adesso è fattibile.

I treni e gli autobus stanno bene insieme, è da precisare, oltre che per ragioni logistiche anche perché entrambi sono vettori rientranti nella «mobilità sostenibile». In verità ancora più sostenibili lo sarebbero se fossero a trazione elettrica, ma il maggiore centro della regione non è rientrato nel programma del Ministero dell’Ambiente che finanziava autobus urbani azionati dall’elettricità, a differenza di Venafro ed Isernia rientranti nella Zonizzazione fatta dall’Arpa delle aree con livelli di qualità dell’aria insoddisfacente; la linea ferroviaria tra i due capoluoghi di provincia non è elettrificata e questa innovazione, la quale eviterebbe le emissioni degli attuali locomotori alimentati a diesel, non è imminente, a differenza della tratta Isernia-Roccaravindola (dopo tale stazione già è esistente l’elettrificazione) dove è già in progetto.

A proposito delle linee elettrificate bisogna rimarcare che esse sono presenti in quasi il 60% della rete ferroviaria italiana e da molto tempo, scelta che venne adottata in quanto nella nostra nazione si produceva energia elettrica, da fonte idraulica (lo dimostra la nascita dell’Ente Autonomo del Volturno nei primi decenni del XX secolo per sfruttare le risorse idriche delle Mainarde ai fini innanzitutto dell’elettrificazione della strada ferrata Napoli – Roma) e il carburante, sia esso carbone, per le locomotive a vapore, sia petrolio, invece, va importato.

Così come per l’elettrificazione il Molise è indietro nei confronti del resto del Paese, dove le tratte a doppio binario sono il 50% del totale, pure per l’avere la ferrovia ad unico binario. L’iniziativa progettuale della Metropolitana Leggera non contempla il raddoppio dei binari per cui il parco ferroviario resta bloccato alla seconda metà dell’’800 concentrandosi sulla gestione computerizzata del movimento dei treni e sull’aumento, a Campobasso, e miglioramento delle fermate. La duplicazione dei binari avrebbe, comunque, dovuto fare i conti con le pregevoli caratteristiche del territorio che la linea ferroviaria Campobasso-Boiano attraversa interessando nello scambio di Bosco Redole un Sito di Importanza Comunitaria e, tra Guardiaregia e il capolinea, cioè Boiano, una Zona di Protezione Speciale, quella del Matese; inoltre, con l’eccezione della città di Campobasso, la ferrovia si svolge in un ambito vincolato dal punto di vista paesaggistico.

In definitiva, nel caso di raddoppio sarebbe scattato l’obbligo, poiché «ampliamento significativo», ai sensi della L.R. 21/2000 della Valutazione di Impatto Ambientale, la quale serve pure a permettere la partecipazione dei cittadini, sempre attenti alle tematiche delle strade ferrate come dimostrano i tanti comitati di protesta costituitisi (non ci si riferisce solo alla Val di Susa) in occasione di lavori per la realizzazione di infrastrutture ferroviarie ripresi, dopo un secolo e mezzo, salvo che qui da noi, in tutta la penisola a partire dagli scorsi anni 80 e che hanno portato ad una configurazione molto diversa della rete nazionale, il simbolo è l’Alta Velocità.

In sede di progettazione “esecutiva”, quella attuale è “definitiva”, dato l’intensificarsi delle corse giornaliere del treno, l’essenza dell’idea di Metropolitana Leggera, che aumenta l’”effetto barriera” della ferrovia, nonostante che l’incremento della circolazione sull’unico binario trovi un limite nel dover avvenire nei due contrapposti sensi di marcia, è opportuno prevedere passerebbe o gallerie per gli spostamenti della fauna selvatica. Ancora in riguardo all’aumento della frequenza del transito dei treni con conseguente chiusura dei passaggi a livello che rallenta i mezzi di soccorso diretti verso i nuclei abitativi della fascia matesina, si ha notizia dell’inclusione nella programmazione Anas di una rotonda sulla statale 17, subito dopo il viadotto Callora che scavalca la ferrovia, per raggiungere Boiano e, quindi, gli altri centri di questo comprensorio.

Nella procedura V.I.A. andrebbero tenuti in conto i benefici sulla popolazione che l’opera comporta e che vediamo di seguito. La crescita degli abitanti nell’area metropolitana di Campobasso determina una più sostenuta domanda di trasporti pubblici, crescita demografica che significa per quanto riguarda la città espansione urbanistica. La periferia si è allargata e i nuovi quartieri spesso sono dei semplici dormitori. Si è, in effetti, trascurato finora il problema degli spostamenti dalle zone residenziali periferiche verso i luoghi di lavoro e le scuole, affidandoli, di fatto, alle auto private con conseguente intasamento del centro: le fermate aggiuntive del treno presso il quartiere CEP e a Porta Napoli tendono a dirottare sul ferro i movimenti delle persone.

I fruitori della Metropolitana Leggera saranno contestualmente i residenti dei comuni posti in un raggio di percorrenza di 30 minuti dalla città, in cui si è affermato da tempo il fenomeno del pendolarismo il quale interessa anche coloro che hanno scelto di trovare casa, per i prezzi inferiori, fuori da Campobasso, specie a Vinchiaturo e a Baranello. Si vuole sottolineare, infine, l’inversione di tendenza rappresentata dalla Metropolitana Leggera in materia di trasporti puntando sul ferro e non più sula gomma come si era fatto in passato con la costruzione delle tangenziali (quella Nord è ancora incompleta) e dei parcheggi, a via Manzoni, a via S. Antonio Abate, a via S. Antonio dei Lazzari, all’inizio di via S. Lorenzo) per alleviare il caotico traffico cittadino.

Francesco Manfredi Selvaggi637 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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