Debito sanitario, Costruire Democrazia: “Il danno devono pagarlo gli artefici e non le vittime”
di Miriam Iacovantuono
Il debito sanitario continua a pendere come una spada di Damocle sulla testa dei cittadini molisani che, in seguito alla Delibera di Giunta regionale n°327 del 17.10.2023, hanno visto “l’incremento dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) a decorrere dall’anno di imposta 2024”.
In una conferenza stampa, il movimento politico Costruire Democrazia ha illustrato l’istanza di annullamento della Delibera di Giunta regionale n° 336 del 27.10.2023 con la quale è stata approvata la proposta di piano di rientro dal disavanzo di circa 562milioni di euro da ripianare fino al 2051, aumentando l’aliquota regionale IRPEF ai molisani e dirottando le entrate proprie della Regione sulla copertura dei vecchi debiti anziché verso il finanziamento di investimenti e servizi ai cittadini.
“Una vicenda – ha spiegato il Consigliere regionale di Costruire Democrazia Massimo Romano – che riguarda tutti i cittadini molisani che in busta paga si vedono trattenere somme per migliaia di euro non per avere più servizi, non per avere più qualità della vita e non per avere maggiori opportunità anche per poter restare in Molise, ma per ripianare un disavanzo e un debito che qualcun altro ha creato”.
E proprio partendo da questo tema, Costruire Democrazia intende lanciare una proposta, secondo la quale questo debito debba essere attribuito alla responsabilità dello Stato, lo stesso che ha nominato i vari Commissari alla sanità che però nel tempo non sono riusciti a fare fronte all’equilibrio dei conti e neanche a garantire il livello minimo di assistenza sanitaria.
“Non possono essere i cittadini – ha continuato Romano – a pagare per responsabilità commissive e omissive di altri soggetti e di altri organi”.
L’iniziativa di Costruire Democrazia vuole arrivare al cuore dei molisani, sollecitare le coscienze dei cittadini e soprattutto invitare la delegazione dei Parlamentari molisani e la Presidenza del Consiglio dei Ministri di prevedere nel decreto Molise “che questo debito venga scorporato dalle tasse dei cittadini molisani”.
L’avvocato Pietro Colucci, ripercorrendo la situazione sanitaria a partire dal 2007 quando la Regione Molise è entrata nel piano di rientro che non è stato rispettato e quindi ha visto la nomina del primo Commissario alla sanità nel 2009, in modo provocatorio ha spiegato che “non ha senso
avere aperta la Regione con questo debito sanitario. Debito – ha aggiunto – che non si è creato per l’adeguamento delle strutture o per dare servizi migliori ai cittadini, ma per una disorganizzazione per l’ente pubblico e per una cattiva gestione della Regione nel corso del tempo”.
E questo a oggi ha portato ogni cittadino molisano ad avere un debito di quasi 2mila euro per la sanità. Allora ha detto in modo schietto Colucci “per risolvere questa situazione o il Governo interviene assumendosi la responsabilità di quello che nel tempo ha fatto o non ha fatto oppure si chiude la Regione”. L’avvocato Pino Ruta dal canto suo ha parlato anche di una questione di etica, infatti secondo l’esponente di Costruire Democrazia “è ingiusto che il danno lo paghino le vittime e non i responsabili.
Non solo il Molise – ha detto – subisce gli effetti di una cattivissima gestione sanitaria, dove non ci si può più curare, ma addirittura deve andare a riparare il danno che altri hanno creato”. Ruta ha poi spiegato che al danno gestionale della sanità che non funziona si aggiunge un danno economico che ha creato una situazione di paralisi sia sanitaria, ma anche finanziaria perché con le aliquote IRPEF maggiorate la regione diventa molto meno appetibile per chi vuole trasferirsi e che si trova a pagare più tasse per meno servizi e questo disincentiva anche chi vorrebbe vivere in Molise e incentiva tanti ad andare via.
Una situazione che dunque influisce anche sul profilo demografico e sulle prospettive di sviluppo. Una proposta, quella di Costruire Democrazia, che va nell’interesse dei molisani, ma che il Governo regionale ha bocciato, “inchinandosi – spiegano gli esponenti del movimento politico – al Governo Meloni per non disturbare il manovratore, anziché difendere i diritti e gli interessi di tutti i cittadini”.
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