2024, anno mozzafiato. Allacciare le cinture

di Giuseppe Tabasso

Ci siamo messi alle spalle un altro anno bellico con l’aggiunta dell’orribile 7 ottobre israeliano, un anno che si chiude senza pace in Ucraina e con uno strabico epilogo nostrano: l’Italia non ratifica il Meccanismo di Stabilità Europea e fa un testacoda con Bruxelles. (Ma è anche stato seriamente l’Anno delle Donne italiane e quello poco serio di Giorgia Meloni Uomo dell’Anno con tanti saluti al matriarcato.)

C’è poco da esultare: il Fondo Monetario Internazionale teme che “senza il Mes l’Eurozona sarà meno stabile”. Ci accusano di Governo delle occasioni perse, di incoerenza, perdita di credibilità, di autolesionismo e di essere nemici dichiarato dell’integrazione europea.

Eccoci ora al 2024, anno bisesto e funesto per tradizione, che farà sicuramente storia se si pensa che 4 miliardi di persone voteranno in ben 76 Paesi con la possibile prospettiva che vengano mutati assetti internazionali, europei, nazionali e possano addirittura cambiare il destino delle democrazie.

Sarà dunque un annus horribilis? O, magari, pulcherrimus? In testa alle preoccupazioni – ma anche alle speranze di paesi totalitari – c’è la forte imprevedibilità della sfida elettorale negli Stati Uniti che potrebbe determinare il ritorno alla Casa Bianca di un personaggio inquietante come Donald Trump.

Per noi europei e in particolare per noi italiani, il 2024 sarà un anno bifronte: che avrà una prima e burrascosa metà elettorale, con tanto di imbonitori, creduloni nonché incognite politiche, visto che ogni partito dovrà giocare in proprio.

Per Giorgia Meloni il dilemma sarà tra trumpismo ed europeismo, per Elly Sschlein il voto europeo sarà il suo vero primo test: non può sbagliare.

Nell’altra metà dell’anno, cioè da giugno in poi, potremmo invece assistere a una mietitura di imprevisti economici, di ravvedimenti, persino di pentimenti e molto probabili rimpasti governativi.

E il Molise? L’inverno dello scontento è più palpabile della rassegnazione. E forse in primavera i cuori si riscalderanno, ma più per l’elezione dei sindaci che per quella dei candidati all’Europarlamento.

Quanto a costoro, potremmo assistere alla messa in scena di una vera e propria tragedia tra fratelli coltelli con a centro il Signore degli Anelli molisani, alias “Mister 100 mila voti” che, ridotto ad apolide politico perde voti a valanga e deve lasciare l’Europarlamento dopo 16 anni e 192 ricchi stipendi mensili.

Giuseppe Tabasso363 Posts

(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.

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