Pietra nel contempo di rivestimento e portante a S. Maria della Strada
di Francesco Manfredi-Selvaggi
Parleremo nel testo che segue unicamente di questa singolarità della chiesa di Matrice la quale da sola è in grado di attribuire un enorme valore a tale opera architettonica. Detto diversamente il nostro edificio di culto è già bello per la soluzione strutturale adottata, è un di più la mirabile serie di bassorilievi che ne adornano la facciata. La valenza estetica è innanzitutto affidata alla tecnica costruttiva impiegata (Ph. F. Morgillo-Particolari di S. Maria della Strada)
La pietra da taglio di buona fattura conviene, per ragioni estetiche, che venga esibita in facciata, del resto nessuno si sogna di rivestire i fronti degli edifici che presentano una tessitura muraria di pregio mediante intonaco. La pietra che usualmente si impiega nelle costruzioni e quindi nelle pareti perimetrali è in piccoli conci, più facili da reperire e trasportare dai siti di estrazione. Queste due considerazioni di carattere generale sono propedeutiche all’esame della murazione esterna della chiesa di S. Maria della Strada, la pietra di cui si è parlato sopra costituisce ai fini del nostro discorso una autentica pietra di paragone per far emergere la peculiarità di quella impiegata nella fabbrica religiosa di Matrice.
Il materiale lapideo qui utilizzato ha un peso rilevante nel conferimento a questo edificio ecclesiastico del titolo di monumento, termine che viene da memento, ricordare, e memorabili, da ricordare, sono le sue mura. Ci sono numerose architetture romaniche di pregio nelle campagne molisane, da S. Lucia alla Posta di Agnone alla Madonna di Canneto di Roccavivara a S. Maria di Casalpiano di Morrone del S. e tra queste eccelle S. Maria della Strada e tale sua primazia è confermata dal fatto che essa è tra le primissime opere monumentali riconosciute dall’amministrazione preposta ai beni culturali come tali, è tra le antesignane, siano sul finire del XIX secolo, dei manufatti oggetto di vincolo storico.
Singolari i bassorilievi che adornano i portali, frutto di notevole perizia artistica e singolare è, però, anche l’apparecchiatura muraria che ne fa un episodio eccezionale nel contesto regionale, frutto di notevole perizia, adesso, tecnica. Ci stiamo girando intorno, è giunta l’ora di descrivere ciò che rende unica qui la maniera di realizzazione del paramento murario. Contrariamente agli altri fabbricati con pietra a faccia vista a Matrice sono utilizzate lastre, non conci i quali sono elementi minuti, già ciò ci fa capire, tale differenziazione nella scelta del formato dell’elemento lapideo che più è grande, lo si è lasciato intendere all’inizio, più è costoso, quale sia stato l’impegno anche economico profuso per l’erezione del luogo di culto.
Per quanto riguarda la spesa bisogna aggiungere pure i costi del trasporto dal sito di estrazione di questa sorta di pannelli calcarei che devono essere alzati, fino a 3 metri, per essere sovrapposti fra loro. È davvero particolare il fatto che la pietra adoperata per un muro portante sia una lastra e non un blocco. È la norma che un setto murario sia in blocchi di pietra, l’essere “lastriforme” è un’eccezione, specialmente agli angoli, ma neanche le pietre angolari ci sono a S. Maria della Strada. In questa una funzione di cucitura negli spigoli tra due pareti sembrano svolgerla l’intercalazione dei cordoli con le lastre e il loro risvoltare alternativamente in uno dei due lati del fabbricato che si incrociano; da notare, poi, che le giunzioni fra i cordoli non coincidono con le giunzioni fra le lastre e pure ciò è a favore della stabilità strutturale.
Tale sapiente accortezza costruttiva non appare replicata all’interno dello spazio sacro inficiando un po’ così la capacità di resistenza al sisma della struttura. Le lastre, ovvero pannellature esterne non essendo sottili, sono spesse circa 15 centimetri, sarebbero in grado di sopportare il peso della copertura, ma gli artefici dell’architettura ritennero che fosse meglio una coppia di lastre, una fuori e una dentro all’ambiente in cui si officia; un’unica lastra sarebbe stata a rischio di ribaltamento a causa della spinta prodotta da un terremoto. Le due lastre, quella sulla faccia esteriore e quella sulla faccia interiore della costruzione potrebbero essere semplicemente incollate l’una all’altra, accoppiate in senso vero e proprio oppure fungere da cassaformi e in tal caso il sistema costruttivo sarebbe equiparabile ad una muratura a sacco, non è dato saperlo.
Bisogna evidenziare, inoltre, che le lastre poste all’esterno hanno una grandezza rispetto a quelle interne superiore e ciò fa si che si abbia un numero inferiore di linee di congiunzione nel “lastricato” il che concorre alla bellezza della facciata. Sono, in definitiva, lastre di rivestimento e nel contempo membri dell’ossatura dell’edificio, è qualcosa di inedito. La scelta delle lastre quali “tasselli” edilizi se da un lato è onerosa, i motivi li abbiamo indicati in precedenza, dall’altro lato ha permesso di risparmiare sulla voce di costo del Rivestimento: i capomastri medioevali che lavoravano nel cantiere di S. Maria della Strada la sapevano lunga…
Finora ci si è intrattenuti sulla chiesa di S. Maria della Strada se non come un unicum come una rarità, ma non è propriamente così a proposito dell’ambiguità del fronte architettonico. Ancora più estraniante è la veduta del campanile di S. Chiara a Isernia con la disposizione a spina di pesce dei mattoni, una configurazione che è idonea per le pavimentazioni e non per gli elevati e nonostante ciò qui tale assetto del cotto non è in orizzontale bensì in verticale, nell’alzato della torre campanaria: è difficile poter stabilire se tale cortina laterizia sia di rivestimento o abbia un ruolo statico. L’equivoco, in epoca contemporanea, lo possono ingenerare le pareti ventilate con le piastrelle che racchiudono l’intercapedine areata che hanno la medesima dimensione e forma dei blocchetti forati da costruzione.
Francesco Manfredi Selvaggi633 Posts
Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.
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