Dopo la passerella di Giorgia/Magagne e interessi dietro l’assegno di 445 milioni
Che la puntata di Giorgia Meloni in Molise fosse una passerella elettorale lo ha dimostrato lei stessa ripartendo alla volta della Basilicata, dove si voterà il 21 e 22 aprile.
Naturalmente tutti felici e contenti per la grazia ricevuta: “circa 450 milioni” non proprio munifici rispetto a quelli che, grazie all’Europa, la premier ha calato sul suo coccolato Abruzzo.
Proprio in quello stesso giorno la solita Gabanelli pubblica un nuovo “Data room” dal titolo “Accordo Italia-Albania, uno spot da 650 milioni”. Uno spot, anzi un flop di sprecata munificenza.
Secondo un antico adagio americano l’etica giornalistica consiste nel soddisfare gli afflitti e affliggere i soddisfatti – ecco perché esistono rompiscatole che affliggono i sodisfatti nella loro comfort zone.
Il governatore Roberti ha magnificato una quarantina di “investimenti strategici” sui quali Micaela Fanelli ha contestato punto per punto tutte le procedure interne degli investimenti: “una farina che non fa pane”.
Su “Primo numero”, l’unico ad aver pubblicato la requisitoria della consigliera regionale, emergono errori e magagne così descritti: “Accordi che non servono al Molise ma agli interessi di tre o quattro assessori; niente analisi dei bisogni; niente co-progettazione partenariale e confronti consiliari; preferenze di finanziamenti al posto di altri, come i circa 10 milioni per Castelpetroso; impronta accentratrice e interventi a gamba tesa nella dinamica elettorale”. Insomma una specie di Catilinaria.
Tornando infine al caso Abruzzo-Molise, Roberti accusa la Gabanelli di offesa inferta alla Patria molisana, definita una “reazione scomposta” dal professor Civitella, gran fautore della riunificazione.
In proposito Roberti preferisce usare termini come Accorpamento e “ipotetica rimpatriata”, invece di Riunificazione. Fa venire in mente la celebre battuta di Giulio Andreotti: “Amo talmente la Germania che ne preferivo due”.
A quel tempo però la Germania ricca si svenò a parità di marco per riunificarsi all’altra metà. Oggi invece l’Abruzzo – come si legge su “Il Centro” – lamenta “strade colabrodo e 400 attività chiuse”. Intanto i vezzeggiamenti di mamma Meloni arrivano a 1.861 progetti, mentre quelli caritatevolmente piovuti sul Molise, sono mance.
Ma ve l’immaginate gli abruzzesi meloniani che si svenano alla tedesca per risucchiare dal Sud i “cugini” nonché camerati molisani?
Giuseppe Tabasso367 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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