Retroscene/Quel monito che arriva dal caso Petescia
di Giuseppe Tabasso
L’odiosa vicenda di cui è stata purtroppo vittima Manuela Petescia, ha avuto finalmente un lieto fine e il Presidente dell’OdG Molise, Vincenzo, Cimino, ha incautamente emanato un comunicato in cui si augura che “la sentenza sia di monito a tutti coloro che ritengono di essere autorizzati a denigrare e diffamare chiunque”.
Il monito è infatti uno dei pilastri dell’etica giornalistica: mai trasformare la polemica e la dialettica in ingiurie personali.
Succede però che l’immemore Cimino si è data una zappa sui piedi avendo egli stesso disonorato quel cardine etico quando, in risposta a un mio polemico articolo, mi diede addirittura della “capra”.
E la stessa Manuela Petescia, in altra diversa occasione, mi rivolse un invito non proprio signorile: “Stia muto e si goda la pensione invece di scrivere cazzate”.
Non ci potevo credere, non mi era mai capitato. Dove ero capitato?
Nel 2018 avevo deciso di passare all’OdG Molise dopo 54 anni di appartenenza all’OdG del Lazio. Lo feci per motivi sentimentali: finire la carriera dove l’avevo iniziata.
La presidente Petta mi accolse con un “ne siamo onorati”. Quando però ricevetti quelle ingiurie mi rivolsi a lei e alla magistratura interna dell’Ordine. Per vari mesi attesi invano gli esiti della denuncia. La Presidente Ponzia Pilato non sapeva che pesci pigliare (quelli denunciati erano per lei intoccabili), quindi si sottrasse a tutte le mie sollecitazioni, si guardò bene dal passare la mia documentazione al Consiglio di disciplina e infine la fece franca grazie alla subentrante presidenza Cimino. Come mettere Nosferatu alla guida dell’Avis.
Ritornai così all’OdG Lazio. Avrei potuto rivolgermi al Consiglio nazionale dell’Ordine per quella grave inadempienza. Ma non lo feci: alla mia tarda età meglio fare perdonanze che regolamenti di conti.
Ad ogni modo, sacrosante polemiche a parte, non rinuncerò mai al dovere civile e professionale di denunciare i vulnus e i giochi di potere che degradano un mestiere basato sulla dialettica democratica.
Giuseppe Tabasso363 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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