L’Europa da rifare/ O più unita o il declino. Ma c’è chi ha studiato per evitarlo
L’Europa che rinascerà tra poche ore ha davanti problemi enormi ma c’è chi ha studiato meticolosamente come risolverli. Vale perciò la pena di far conoscere a chi si accinge a votare le interessanti proposte affacciate da esperti per far recuperare alla Ue la competitività perduta rispetto ai colossi economici mondiali e far risalire in tutto il mondo le quotazioni dell’Unione Europea.
Parliamo infatti dei due rapporti commissionati dalla Commissione e dal Consiglio Ue a Mario Draghi ed Enrico Letta sul futuro, rispettivamente, della competitività europea e del mercato unico.
Il primo ponderoso rapporto lo ha già consegnato Letta, un documento di 150 pagine frutto di sette mesi di lavoro e centinaia di incontri in tutti i Paesi europei. Detto in estrema sintesi, l’idea dell’ex premier italiano è quella di applicare in modo più rigoroso gli aiuti di Stato senza asimmetrie tra i 27 Paesi Ue e di creare un meccanismo di massicci finanziamenti nazionali da destinare in parte a iniziative per investimenti paneuropei.
Un secondo report, di cui sono stati già anticipati i contenuti, sarà vagliato subito dopo le elezioni dal neo Consiglio Europeo, presumibilmente il 26-27 giugno. Si tratta di quello firmato da Mario Draghi (c’è chi lo vedrebbe successore della von der Leyen) che parte da una premessa: l’Europa ha bisogno di un radicale cambiamento per affrontare le crescenti sfide economiche e geopolitiche globali.
Nei vari punti del suo rapporto, Draghi insiste su“un rinnovato partenariato tra gli Stati membri Ue che non sia meno ambizioso di quello che fecero i padri fondatori 70 anni fa”. Denuncia che il Vecchio Continente si è “ripiegato su se stesso”, che “il mondo ci ha colto di sorpresa”, che la Cina “mira a catturare e internalizzare tutte le parti delle catene tecnologiche verdi”, che gli Usa fanno una politica altrettanto “protezionistica”, mentre a livello Ue “non c’è mai stato un Industrial Deal in grado di proteggere le nostre industrie da un ineguale terreno di gioco globale”.
E’ un evidente linguaggio per addetti ai lavori, ma un bravo collega del ramo mi fa un esempio alla portata di tutti. Se ti compri un set di stoviglie cinesi lo paghi, mettiamo, 30 euro. Se ne compri uno italiano lo paghi il doppio. Perché? Perché dietro c’è il costo di un materiale e di un lavoro protetto e assicurato inesistente in Cina e di normative per la protezione dell’ambiente sconosciute nel Paese asiatico. E allora perché non scoraggiare e tassare quei mercati per proteggere il nostro?
Ecco dunque in soldoni una delle sfide economiche e geopolitiche globali che ci stanno dinanzi. Altro che bla bla sovranisti.
Giuseppe Tabasso362 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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