Gli spazi per la festa nei borghi tradizionali

di Francesco Manfredi-Selvaggi  

Bisognerebbe tener conto nella pianificazione urbanistica dell’esigenza di aver luoghi all’interno di un agglomerato abitativo dove poter organizzare sagre, “mercatini di Natale”, ecc. prevedendo anche i parcheggi per i visitatori. I borghi arroccati sono penalizzati non avendo superfici aperte in cui consentire lo svolgimento di manifestazioni, abbarbicati come sono al rilievo roccioso su cui sorgono (Ph. F. Morgillo-La corsa dei buoi sul tratturo all’interno del comune di S. Martino in Pensilis)

Ci sono posti già belli e pronti per una manifestazione, in particolare i tratturi quando passano vicino ad un centro abitato, predisposti “naturalmente” per rievocazioni della transumanza; il passaggio un tempo di pastori è stato il soggetto di feste popolari a Campodipietra, S. Giacomo degli Schiavoni, Boiano, ecc… Si rievoca con più efficacia evidentemente se si ripropone il transito delle bestie, ma dato che il numero dei capi di bestiame che si sposta dai monti alla piana del Tavoliere si è fortemente ridotto, è rimasta solamente la famiglia Colantuono a conservare l’orientamento zootecnico transumante; ci si limita a riproporre alcuni aspetti della vita pastorale, dalla preparazione del formaggio alla tosatura delle pecore.

È legato al fenomeno ancestrale della transumanza, anche se di questa origine ha conservato unicamente il fatto che si svolge su un pezzo di tratturo e che i protagonisti della esibizione sono gli animali che un tempo la effettuavano, la Corsa dei Carri di S. Martino in Pensilis. Qualcosa di simile, e, però, più recente è la competizione dei cavalli denominata il Palio delle Quercigliole sul Castel di Sangro-Lucera a Ripalimosani. In ambedue i casi il terreno in cui si svolge la gara seppure parte integrante del percorso tratturale viene sentito come un tracciato a sé stante, alla stregua della pista di un ippodromo. Ha valore, cioè, di per sé, indipendente dal “regio tratturo” di cui è pur sempre un segmento.

A S. Martino in cui la tradizione della corsa dei bovi è molto consolidata esso ha l’accezione di un luogo rituale, ha qualcosa della “via sacra”, tanto è l’attaccamento della popolazione a quella sua costumanza la quale ha un po’ il valore di rito fondativo della comunità. Cambiamo ora argomento ma rimaniamo sempre agli eventi tradizionali e rimaniamo al tema della location per tali eventi. Tra di essi vi sono le sagre attraverso le quali si fa promozione delle peculiarità locali nel campo della enogastronomia. Tra queste si citano, perché tra le più famose, la festa dell’Uva di Riccia, quella del Grano di Jelsi, la festa della Madonna della Ricotta di Pietracatella, la sagra dei Ravioli di Scapoli e quella della Castagna sanmassimese.

È quest’ultima significativa della difficoltà di trovare all’interno dell’agglomerato edilizio spazi liberi di dimensione sufficiente per l’allestimento di stand e per il parcheggio degli ospiti. Infatti si tratta, S. Massimo, di un borgo posizionato su uno sperone fiancheggiato da incisioni vallive per cui vi è carenza di superfici pianeggianti disponibili all’uopo e questa è una problematica ricorrente nei centri arroccati in altura che nel Molise sono tantissimi il che costringe a rinunciare all’organizzazione di tali iniziative promozionali con detrimento delle prospettive di crescita del territorio. Capovolgendo il fronte, passando cioè dagli insediamenti sui colli alle periferie dei centri maggiori vediamo che vi è un analogo problema di reperimento di superfici idonee allo svolgimento di manifestazioni collettive non essendo previste nei Piani Regolatori nelle Zone di Espansione urbana, in genere, piazze e nemmeno mercati all’aperto se non le Aree di Attesa del Piano di Protezione Civile; non ve ne sono neanche al CEP che è il principale quartiere periferico del capoluogo regionale considerato per molti aspetti un quartiere-modello.

Gli unici ambiti di discreta estensione che risultano pedonalizzati all’esterno della città consolidata, in gergo urbanistico quella ormai satura, sono i centri commerciali. Sono strutture introverse, architetture che adottano una tipologia distributiva centralizzata con i locali di vendita presenti che convergono su una sorta di piazza, un momento comune progettato in modo esteticamente accattivante, meglio addirittura di una piazza ordinaria perché coperto e riscaldato, dove è possibile lo svolgimento di eventi. Tornando nel nucleo urbano si deve rilevare che si prestano bene per particolari iniziative, tipo i Mercatini di Natale o i Presepi Viventi, le parti più antiche dell’abitato in cui spesso vi sono vani, ci stiamo riferendo a quelli collocati a piano terra, un tempo stalle, botteghe artigiane, negozietti, rimesse, venute meno le ragioni funzionali originarie, attualmente rimasti inutilizzati.

Continuando a saltare da un argomento all’altro, beninteso tutti riguardanti i siti di svolgimento di manifestazioni popolari, si ritiene che sia opportuno una loro programmazione, non che vengano lasciati al caso, all’estemporaneità. In uno slargo di opportuna grandezza si potrà prevedere l’ubicazione dell’Albero di Natale, fisso non mutevole anno per anno, piante prese al vivaio, basta piantumare un’essenza arborea aghiforme che evolverà in un esemplare maestoso da addobbare nel periodo natalizio.

Il campanile il quale, per antonomasia, sta in ogni paese consente l’esibizione dei Vigili del Fuoco che, travestiti da befane, all’Epifania scendono dalla cella campanaria per portare i regali ai bambini se non che il numero dei pompieri, data l’estrema frammentazione insediativa che si registra nel Molise, ben 136 Comuni, da impegnarsi allo scopo sarebbe elevatissimo per cui solo a Campobasso, noblesse oblige, viene effettuato questo spettacolo. Ci sono, infine, manifestazioni che si possono fare perché vi sono condizioni fisiche in un’entità urbanistiche idonee: il Volo dell’Angelo a Vastogirardi può tenersi perché vi è uno slargo in cui si fronteggiano una casa e la chiesa di S. Maria delle Grazie ad una distanza ottimale per tendere un cavo d’acciaio su cui scorrerà, sospeso nel vuoto, il bimbo travestito da angioletto che va incontro alla Madonna.

Francesco Manfredi Selvaggi617 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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