Falò, faglie, fuochi d’artificio per animare i borghi

di Francesco Manfredi-Selvaggi

Le fiamme vivacizzano non solo perché fonte di luce i luoghi, dalla stanza dove è posto il focolare ad una piazza urbana ad un corso cittadino, nel primo caso la piazzetta di S. Antonio Abate a Campobasso nel secondo caso la ‘ndocciata di Agnone. La legna che brucia, o le fascine nel caso delle ‘ndocce, in uno spazio pubblico attira la gente che così si incontra (Ph. F. Morgillo-L’incendio del borgo di Fornelli)

Oggi abbiamo perso, specie nei centri maggiori, il senso della strada come luogo di incontro e, in definitiva, come elemento di coesione sociale. Nella vita quotidiana ci si muove prevalentemente in auto sopraffatti da impegni che impongono la riduzione dei tempi di spostamento. È talmente forte l’abitudine ad usare l’automobile che anche per andare a passeggiare per il Corso a Campobasso, prendiamo la macchina, un’autentica contraddizione in termini. Partiamo proprio da qui, dalle aree pedonali come lo è il centro del capoluogo regionale, per sviluppare qualche riflessione sul rapporto tra lo spazio stradale e la comunità.

La pedonalizzazione può essere permanente come nel caso del Quartiere Murattiano oppure temporanea ed è quando viene stabilito dalle autorità in occasione di manifestazioni di durata tutt’al più giornaliera. Tra queste vi sono quelle di tipo tradizionale, si prenda il fuoco che si accende nel rione S. António Abate della “capitale” del Molise nella giornata dedicata alla celebrazione del Santo. Sono da sottolineare due cose a proposito della capacità dell’evento di riportare la gente per strada, quindi di rinsaldamento dei rapporti interpersonali.

La prima è che si tratta di una festa di quartiere, ma nello stesso tempo sentita dall’intera collettività cittadina per cui si riversano in questo luogo durante tale festività moltissime persone, tra cui persone che difficilmente avrebbero un altro modo per incontrarsi. La seconda è che vi è un forte elemento catalizzatore il quale è il ceppo tenuto acceso l’intera serata, un falò che per l’occupazione di suolo che comporta e per il disagio, si pensi al legno polveroso accatastato e alla cenere, che arreca a chi abita nei pressi non potrebbe trovare ospitalità che in una zona periferica come è appunto tale settore urbano. È da aggiungere che siamo nel centro storico, l’ambientazione ideale per simili spettacoli ancestrali, per di più in una piazzetta, quella antistante alla pregevole architettura chiesastica medioevale, location raccolta rispetto a quella di una piazza vera e propria la quale sarebbe uno spazio più dispersivo, meno idoneo per favorire i contatti umani, sovradimensionato in relazione al rogo del legname che arde comunque contenuto.

Il fuoco è una calamita che attira inevitabilmente chiunque, ma qui è chiamato a raccogliere intorno a sé innanzitutto i “santantuniani”, chi vive nella zona; che poi ci venga pure il resto dei campobassani ben, appunto, venga, rimanendo, ad ogni modo, un’iniziativa, l’organizzazione della festa, che non ha finalità turistiche. Del resto in tanti centri molisani vi è la costumanza di accendere una catasta di legna all’aperto in determinate occasioni festive per cui ci sarebbe troppa concorrenza (Carpinone, S. Massimo, ecc.). Anche a livello nazionale l’appeal è limitato, per la diffusione di tale usanza un po’ ovunque. Ha assunto, invece, intenti turistici la ‘ndocciata, tanto che a quella tradizionale che ha luogo la Vigilia di Natale se ne affianca un’altra all’Immacolata per consentire a chi, non essendo di Agnone e non volendo rinunciare al cenone natalizio a casa propria, voglia assistervi.

Questa delle faglie che bruciano è una sfilata, il fuoco qui non è più fermo bensì in movimento, con il pubblico che rimane immobile al passaggio del fantasmagorico corteo di queste torce. Va rilevato che, però, ha perso il carattere, quella che si tiene l’8 dicembre, di chiamata a raccolta della cittadinanza, oltre che di quella che vive nel nucleo urbano di quella che risiede nelle campagne con le contrade che si autorappresentano attraverso le ‘ndocce al seguito; le diverse borgate fanno quasi a gara, la competizione è sul numero di fascine ardenti, fiaccole raggruppate a formare un ventaglio per ogni portatore; non si è più partecipanti di tale speciale fiaccolata bensì spettatori il che ne fa scemare la carica di occasione per il rinsaldamento dello spirito comunitario.

A ben vedere il senso di comunione della società è più forte quando si è in circolo e liberi di muoversi come succede a S. Antonio Abate a Campobasso, il caso che si è citato prima, che quando si è allineati, in “duplice filar” direbbe il poeta, e stando fissi (anche per non perdere il posto specie se si è nella posizione migliore per assistere allo spettacolo data la calca), lungo la direttrice che va dall’Ospedale Civico al centro storico. Per sentirsi più uniti è meglio uno slargo che un percorso, si può stare in circolo, la situazione campobassana, mentre se fai parte di una fila di persone ai lati di una via, la situazione agnonese, coloro che formano il filare opposto sono dei dirimpettai, non dei “vicini”, il che limita la possibilità di mettersi in relazione, non si può certo attraversare via Roma.

Il fuoco la fa da padrone anche in epoca moderna sotto forma di fuoco d’artificio. All’incendio del castello di Termoli se ne vanno aggiungendo di ulteriori come quello del campanile del santuario micaelico di S. Angelo in Grotte, sono spettacoli pirotecnici mediante i quali si simulano le bombe fiammeggianti che incendiano gli edifici. Si tratta di rappresentazioni di grande effetto capaci di coinvolgere residenti e forestieri che, però, non forniscono un contributo reale all’irrobustimento del senso di comunità non fosse altro che, perché i cosiddetti spari possono essere osservati da posti diversi, non c’è bisogno di stare insieme il quale, invece, è la base di ogni consorzio umano.

Francesco Manfredi Selvaggi645 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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