Il lago di S. Vincenzo non frammenta l’habitat dell’orso…

di Francesco Manfredi-Selvaggi

Non è di questo, però, che qui si parla, cioè del rapporto tra bacino lacuale e l’ambiente di questa specie selvatica. Ci si soffermerà invece, a lungo, su un altro rapporto quello tra tale bestia e l’uomo (Ph. F. Morgillo-Il lago di Castel San Vincenzo)

L’Italia è tra i Paesi europei maggiormente avanzati quello in cui è più numerosa la popolazione dei grandi carnivori. Orsi e lupi frequentano anche l’Appennino dove, nei confini del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, vi è l’orso marsicano, l’unico orso di origine propriamente italica. Esso si distingue dagli altri orsi presenti in Europa, comprese le Alpi, per la sua taglia ridotta e i lineamenti particolari del cranio, caratteristiche fisiche che lo rendono ben riconoscibile. Tra i primi ad interessarsi di questa varietà di orso vi fu il dott. Altobello di Campobasso, allora, siamo nel 1921, provincia di Abruzzo e Molise.

Oggi è un animale in pericolo di estinzione perché il numero di esemplari si è ridotto a 50, quantità di individui che è ritenuta dagli studiosi la soglia minima al di sotto della quale è a rischio la sua sopravvivenza. Tra i problemi di conservazione vi sono quelli legati all’indole di alcuni individui. L’orso marsicano stenta ad essere accettato dalle comunità che vivono in questa area protetta a causa di alcuni esemplari cosiddetti problematici i quali provocano danni alle colture e cercano di predare nei pollai; vi sono, poi, quelli cosiddetti confidenti perché familiarizzano con l’uomo avvicinandosi ai centri abitati.

Per individuare le misure più opportune per garantire la permanenza di questo animale nel parco è stato redatto il Piano d’Azione per la conservazione dell’orso bruno marsicano (Patom) nel quale sono stati coinvolti il Ministero dell’Ambiente, l’ente Parco, le Regioni e l’Ispra. Il progetto Pizzone II si dovrà confrontare con la problematica di primaria importanza della salvaguardia di questa razza ovvero sottorazza che può essere assunta quale emblema, specie bandiera della biodiversità vista la sua rarità assoluta, tenendo conto delle indicazioni contenute in tale piano. Non è trattato come tema a sé e però è un problema che esiste e allora proviamo a farlo qui: esso è quello che oltre all’orso confidente esiste pure l’uomo confidente.

L’orso marsicano per la sua piccola taglia, inferiore a quella dell’orso bruno alpino, può suscitare sentimenti di tenerezza il che rende gli umani poco prudenti nei rapporti con questa specie selvatica. L’orso, in vero l’orsetto sentito come una sorta di animale d’affezione. A denunciare l’esistenza di tale atteggiamento sono le immagini delle incursioni di esemplari di orso, in particolare se è un’orsa con i suoi “cuccioli”, nei centri abitati riprese da videomaker, per così dire, casalinghi incuriositi più che preoccupati dagli avvicinamenti alle proprie case di queste bestie tanto da indurre, recentemente, le autorità ad invitare i cittadini di quei borghi a una minore esposizione al loro passaggio per evitare il pericolo di aggressione.

L’orso non deve prendere confidenza con gli esseri umani. Non è stato sempre così, questa dimestichezza è una cosa dei tempi moderni. In qualche momento della storia recente, non più in là di un secolo, si è affermata la moda dei giocattoli zoomorfi, una spiegazione davvero esauriente di ciò davvero non c’è; in precedenza, e da tantissimo tempo, esisteva solo la bambola, tra l’altro un oggetto destinato esclusivamente al gioco delle bambine. Nel vasto repertorio faunistico in tale grande zoo di gommapiuma ad essere comparso per primo è proprio l’orsacchiotto di peluche il quale per moltissimi di noi è stato un compagno assai amato, lo si porta pure a letto con sé, lo si abbraccia soffice com’è.

Più tardi si sono aggiunti la giraffa, il cane, ecc. ma l’orso quale pupazzo morbido cui fare le coccole rimane il preferito. La competizione maggiore, magari, è con il panda il quale, comunque, è un urside. Come fosse un cuscino il “manichino” a forma di orso lo troviamo nelle camere da letto, nelle stanze da gioco dei piccoli in tutte le abitazioni. Le figure zoologiche la fanno da padrona pure nei cartoni animati e nei fumetti e l’orso è spesso il protagonista dei cartoon. Tra gli audiovisivi di animazione seguitissimi da generazioni di persone in giovanissima età che hanno quale oggetto le avventure di un orso vi è la serie televisiva dell’Orso Yoghi con il suo inseparabile amico Bubu e in seguito un successo strepitoso lo ha riscosso, e lo riscuote ancora Winnie the Pooh.

L’orso sembra non suscitare più timore e ciò rischia di far assumere comportamenti sbagliati verso il “re della foresta”, il carnivoro, oltre che il mammifero più grande d’Europa invogliando quest’ultimo a prendere familiarità con l’ambiente antropico il che porta l’animale, in cerca di cibo, a frequentare financo i villaggi. È crudele dirlo e però non si deve essere amichevoli con l’orso, ne va della sua salvezza. L’altra tematica che dovrà affrontare l’intervento è quello della preservazione il più possibile dell’immagine del lago di Castelsanvincenzo il quale seppure un bacino artificiale costituisce un’attrattiva naturale. I bacini lacustri sono sempre elemento paesaggistico di grande rilevanza.

Ad essi si associa una visione, per via delle sue acque calme, di tranquillità, una sensazione di mitezza che è alla base della seduzione che esercitano; la variabilità di quota dell’invasamento prevista nella progettazione produce uno sconvolgimento di questi effetti, ne a dire che vi sono altri laghi montani, prendi quello di Civitanova, che arrivano a prosciugarsi totalmente durante l’anno. Se c’è una cosa che hanno in comune i laghetti di origine carsica con invasi come quello di Castelsanvincenzo è il fatto che non c’è niente da pescare in entrambi perché in quanto a conformazione sono assai differenti fra loro, i primi, quelli dovuti al carsismo, sono in genere di forma circolare essendo doline che si riempiono d’acqua, mentre gli altri sono di forma allungata assecondando quella della valle che li ospita. Va sottolineato che, ad ogni modo, nonostante la sua artificialità il lago di Castelsanvincenzo è ormai entrato stabilmente nell’immaginario collettivo.

Francesco Manfredi Selvaggi637 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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