Lettera aperta a Marialuisa Forte/Ma che succede agli asili nido?
Gentilissima Sindaca,
l’essere prima cittadina ed ex dirigente scolastica è una fortunata combinazione culturale, politica e tecnica sicuramente fruttuosa per la sua (e mia) città natale.
Mi consenta perciò di interpellarla – è il mio mestiere – su un tema di straordinaria importanza che è stato opportunamente sollevato da Chiara Saraceno sul quotidiano “La Stampa”.
La grande sociologa ha infatti lanciato una denuncia allarmante: “Mancano i nidi e mancano educatrici ed educatori adeguatamente formati e con stipendi decenti, scoraggiati da difformità di contratti e compensi a seconda che si lavori in nidi pubblici o privati, con contratti a tempo indeterminato, determinato o addirittura di consulenza; una difformità che espone laureate e specializzate al rischio di prendere 5 euro l’ora”.
Molti Comuni sarebbero quindi preoccupati perché una parte di chi lavora nei nidi non possiede i requisiti richiesti (una laurea triennale e un periodo di tirocinio) per iscriversi all’albo: quindi, se la norma non venisse revocata, non potrebbero più essere impiegati. È un problema serio, di cui sembrano essere in parte responsabili comuni ed enti privati e di terzo settore che in questi anni hanno ignorato le norme della legge 66/2017 in tema di requisiti formativi.
L’intervento della Saraceno è più corposo rispetto a questa mia sintesi, ma il problema, come lei m’insegna, è di cruciale rilevanza, innanzitutto per la qualità dei primi delicatissimi anni della vita infantile e in secondo luogo come stimolo di una più serena natalità, specie in una regione come la nostra che molto più di altre soffre la ghigliottina della denatalità.
Infine una curiosità. Mi risulta che il Molise sia l’unica regione italiana a non promuovere un’esperienza montessoriana.
La ringrazio per l’attenzione e le auguro buon lavoro.
La risposta
“Carissimo dottor Tabasso, condividiamo non solo lei e io, ma tutto il mondo della scuola e tutti noi amministratori la giustificata e forte preoccupazione su cui mi sta sollecitando.
La formazione, la crescita consapevole e curata delle bimbe e dei bimbi, la formazione dei cittadini nella delicatissima fascia 0/6 è il nucleo fondante di ogni agenzia educativa e, quindi, ovviamente anche della responsabilità diretta che come ente locale abbiamo tanto nelle scuole di nostra diretta competenza, quanto nelle scuole paritarie presenti sul territorio.
Cruciale è la formazione dei nostri cittadini in erba, assolutamente cruciale farci garanti della formazione, ma anche della dignità del lavoro degli operatori socio-educativi di quello scrigno di formazione che sono gli asili nido. Purtroppo, ancora una volta il legislatore dispone senza approfondire adeguatamente, senza partire necessariamente dal mondo reale della formazione e della scuola. Ha ragione la Saraceno a titolare “albi che cancelleranno i nidi“: il rischio di imporre una norma, definibile last minute, a pochi giorni dall’apertura delle attività dei nidi stessi rischia di trasformarsi in un paradossale boomerang sociale e educativo allo stesso tempo.
Sto condividendo con lei queste considerazioni non tanto sulla nostra realtà, ma appunto in una visione globale sia dal punto di vista territoriale che da quello pedagogico.
Non sono, non siamo preoccupati per la nostra realtà cittadina: le educatrici del nostro nido “BiancoNiglio” sono già tutte iscritte all’albo appena restituito; da una prima ricognizione risulta che non lo sarebbero anche tutte le operatrici dei nidi privati e delle paritarie.
Ma, ribadisco, si tratta di una vera e propria emergenza creata da una legge intempestiva e, temo, non condivisa strutturalmente e concretamente con chi scuola è perché scuola fa; è un’emergenza che tutti insieme, amministratori ad ogni livello, mondo della scuola, famiglie, società civile dobbiamo affrontare e risolvere.
Per quanto riguarda l’esperienza montessoriana, c’è un asilo nido privato a Campobasso e una scuola dell’infanzia statale a Pettoranello del Molise che utilizzano il metodo Montessori.
Cordialmente,
Marialuisa Forte
Giuseppe Tabasso367 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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