Daniela Poggi a Macchiagodena con Rosanna Carnevale e Andreina Di Girolamo «L’altra Elena» nella chiesa di San Lorenzo
di Giovanni Petta
Accade spesso, vagabondando per i borghi dell’Appennino, di trovare palazzi nobiliari e castelli, luoghi in cui accadono, o sono accadute, storie mai raccontate, magari tramandate oralmente di generazione in generazione e poi finite nel pozzo senza fondo della dimenticanza.
Può accadere che in uno di questi luoghi sia vissuta una donna, capace di tenersi collegata all’arte, continuamente, pur nell’isolamento a cui erano condannati i piccoli centri nei secoli passati, capace di nutrirsi di musica e pittura.
Può accadere che una donna viva a un secolo di distanza da un’altra donna e che questa porti il suo stesso nome e che viva, con sfumature diverse, la stessa crisi esistenziale. Può accadere perché ogni essere umano ha il suo “male di vivere”. Un male di vivere che ogni secolo chiama in maniera diversa ma che si esplicita attraverso sintomi simili o addirittura identici e che produce le stesse sofferenze.
Può accadere che tutto ciò venga scritto da Rosanna Carnevale nel testo di una pièce concerto dal titolo «L’altra Elena» e che tale opera venga rappresentata nella chiesa di San Lorenzo, a Macchiagodena, per il desiderio di due straordinari mecenati, Anna Martellotti ed Elio Durante.
È successo il 18 agosto scorso. I mondi affascinanti delle due Elena sono stati raccontati da Daniela Poggi con Andreina Di Girolamo e la stessa Rosanna Carnevale al pianoforte. Chi conosce i romanzi pubblicati dalle due musiciste potrà seguire, a ritroso, il filo che li collega a questo nuovo lavoro. Ma non è necessario: «L’altra Elena» racconta il tempo senza tempo della contemporaneità, l’importanza dell’arte proprio nel momento storico veloce, superficiale, sintetico e digitale che stiamo vivendo. È una pièce che emoziona. per la densità umana e artistica dei contenuti, e, nello stesso tempo, stimola alla riflessione.
Elena nel castello. L’altra Elena nel suo atelier. Due pittrici. Due donne di grande temperamento che, sfalsate sulla linea del tempo, si confrontano mentre vivono le difficoltà dell’invecchiamento, le preoccupazioni per le scelte da fare all’interno delle loro famiglie, il tormento per la decisione relativa a quale posto dare all’arte e alla propria realizzazione personale nella classifica delle priorità di vita.
La musica di Fauré, di Debussy e di Ravel, a cui si aggiunge un preludio di Chopin, dialoga con le parti recitate, ognuna delle quali è un grumo di analisi cruda del proprio essere, è una lettura densa e profonda della propria anima e della propria mente, persino del proprio corpo. Non c’è niente di più contemporaneo, nel teatro e nella letteratura, dell’interrogarsi continuo sul perché dell’esistenza, sulle cause della solitudine…
Le due pianiste hanno eseguito la musica in programma – scelta da quel Novecento francese così ricco di interrogazioni senza parole, di approfondimenti senza teorie esplicitate – con precisione e passione, rivelando, nei brani a quattro mani, una capacità notevole di ascolto reciproco. Rosanna Carnevale e Andreina Di Girolamo hanno messo a disposizione del testo rappresentato le loro competenze di concertiste esperte e di musiciste di qualità.
Daniela Poggi ha sublimato tutto ciò con una interpretazione puntuale, ricca e mai barocca, intensa e mai debordante. La qualità del suo porgere la parola ha impressionato per l’efficacia della mimica facciale, per la giustezza del volume e del tono del suono, per la misura del gesto e l’equilibrio del movimento. L’armonia della sua performance ha illuminato, dunque, l’intensità del testo. Ancora prima che per il significato, le parole recitate dall’attrice emozionavano per la nettezza e la giustezza con cui venivano pronunciate.
Può accadere che, vagabondando per i borghi dell’Appennino, si incontri la Bellezza.
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