La teoria della morte anticipata dei vecchi

di Giovanni Petta

Troveremo presto il modo per uccidere gli anziani, per disfarci di loro e per evitare l’accudimento sempre più costoso in famiglia o nelle case di riposo.

Succederà. È orribile e disgustoso immaginarlo ma stiamo andando in una direzione che non può che portare alla condizione di impossibilità a praticare ciò che nel passato è stato fatto con grande naturalezza. Non potremo e non sapremo più sopportarlo.

Ma perché in passato gli adulti accudivano i vecchi?

Perché i vecchi erano i proprietari della casa e dei terreni, fino alla morte, e perché possedevano le tecniche e le competenze, l’esperienza del lavoro manuale e di quello intellettuale. Non c’erano tutorial e a loro bisognava rivolgersi per imparare o per osservare e copiare la pratica di un’esperienza di lavoro.

Oggi gli anziani sono ancora importanti solo per due motivi: perché sostengono economicamente le famiglie dei loro figli e perché fanno, gratis, da baby-sitter ai nipoti.

È facile dunque immaginare che, una volta perdute anche queste due ultime qualità, gli anziani non avranno niente da offrire al “mercato” delle relazioni umane. Le pensioni dei futuri anziani non saranno certo della stessa entità di quelle dei vecchi di oggi e l’intelligenza artificiale offrirà di sicuro una soluzione per l’accudimento dei bambini quando si è al lavoro.

Gli anziani, inoltre, hanno già perduto da molti anni la proprietà del sapere. Internet li ha sostituiti con grande facilità e durante il periodo della pandemia sono stati i vecchi a chiedere ai ragazzi le informazioni necessarie per usare Skype o Wathsapp, per comunicare dal loro isolamento.

Al contrario, i ragazzi non chiedono più niente ai nonni. Persino le storie degli anziani sono insopportabili perché lente rispetto ai video e agli short video dei telefonini. I ragazzi non sono più abituati ad ascoltare quelle narrazioni che fino a cinquant’anni fa, accanto al caminetto acceso d’inverno, nei pic-nic in campagna dell’estate, affascinavano adolescenti e adulti.

Tra pochi anni, senza le pensioni importanti di oggi e senza la necessità del loro impegno come baby-sitter, gli anziani saranno soltanto un peso per i figli.

Certo, si dirà, ma gli affetti, il rispetto tradizionale del loro ruolo? Non esiste più. Non si vive nella stessa casa e i rapporti, tutti i rapporti, soprattutto quando non sono costruiti in profondità e rodati nel tempo, finiscono. Spesso i figli che vivono a Londra o a Milano non tornano più dai loro genitori nemmeno a Natale perché i nipoti hanno altre necessità e altri desideri da soddisfare. Perché privarli di tali esperienze e costringerli a trascorrere del tempo con i nonni? Perché farli annoiare? Perché chiuderli in una casa sconosciuta, quella dei nonni, e costringerli a fissare per ore lo schermo del telefonino per far trascorrere velocemente il tempo della “punizione” da passare in presenza di anziani?

Insomma, le case farmaceutiche consentono, senza guarirle, di vivere a lungo anche con malattie cardiovascolari importanti. L’età media aumenta. E accudire un vecchio diventa una esperienza lunghissima ed estenuante. Quanti adulti saranno capaci di sostenere uno sforzo del genere?

Ecco allora cosa succederà. Tra meno di un ventennio, l’età media non crescerà più nonostante gli sforzi degli scienziati. L’Umanità si ribellerà e – chissà se è un bene o un male – chiederà di non portare all’infinito l’esperienza della vecchiaia. Anche i chirurghi estetici ci rimetteranno.

Si fisserà un’età per morire e superarla sarà difficile. Chi ci riuscirà sarà guardato di traverso come uno scocciatore. Preferirà morire al più presto piuttosto che subire una tale discriminazione. Lascerà volentieri spazio ai giovani e alleggerirà le loro esistente facendosi da parte. Gli altri moriranno prima. Naturalmente.

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