Campobasso, aggiornamenti in corso nella produzione edilizia
di Francesco Manfredi-Selvaggi
Nuove tecniche e nuovi materiali stanno modificando il panorama edilizio della città. A incidere sui quadri visivi sono architetture innovative di volumetria rilevante trattandosi di attrezzature collettive. L’impiego del cemento armato persiste nelle costruzioni ad uso residenziale (Ph. F. Morgillo-Nuove architetture in città)
Vi sono stati significativi, seppure a sprazzi, cambiamenti nel panorama urbano e qui si prova ad analizzare taluni di questi. Si precisa che ci si interessa principalmente delle emergenze architettoniche e solo in coda della produzione edilizia ordinaria. Sono comparse in città architetture assai diverse da quelle del passato che si caratterizzano per gli innovativi sistemi tecnologici che adottano. Se in precedenza l’idea di modernità è stata rappresentata dall’impiego del ferro nelle costruzioni, la pensilina a sbalzo di piazzetta Palumbo e quella sorretta da colonnine che doveva esserci nella stazione ferroviaria, da presupporre simile a quella ancora presente nella stazione di Larino, oggi si fa ricorso a prodotti per l’edilizia e tecnologie costruttive più avanzate.
Per fare in modo, data la dimensione maggiore della superficie che occupa rispetto a quella di una banchina per l’attesa dei treni, la copertura del Terminal autobus è formata da una serie di voltine a botte in policarbonato, una sostanza, che prima di certo non c’era, traslucido il quale consente la penetrazione della luce al di sotto nello spazio destinato alla sosta dei viaggiatori. La profondità di tale spazio, superiore di molto a quella di una piattaforma a fianco di binari per i passeggeri che aspettano i treni, richiede che esso sia illuminato naturalmente dall’alto. È la differenza tra una tettoia, Terminal, e un portico, pensilina.
Per evitare un eccessivo ingombro a terra da parte di tanti pilastrini si è scelto che la copertura sia sospesa e anche questa è una innovazione tecnica. Sempre in materiale metallico, ma con una concezione strutturale completamente diversa, sono le cupole geodetiche dei campi da tennis di Villa De Capoa, le quali sono dei solidi “platonici”, nel caso in ispecie, ottaedri, una forma che non si era mai vista prima in città. Una immagine davvero moderna, che rimane tale nonostante il mezzo secolo scorso dalla sua messa in opera, è la facciata vetrata, il curtain wall che garantisce grande luminosità agli uffici, non andrebbe bene per le abitazioni, in particolare per le camere da letto, nel palazzo detto, appunto, palazzo di vetro di viale Elena.
È addirittura futuristica in quanto sembra sfidare le leggi della statica la conformazione della palestra universitaria con i suoi arconi, con funzione portante, inclinati, alternativamente in un verso e nell’opposto, che, due a due, sono tangenti fra loro nel vertice quasi a volersi sostenere l’un l’altro. Ancora un edificio dello sport, il bocciodromo, ma ora fatto di legno il quale è lasciato a vista, in bella mostra. Il mancato trattamento superficiale delle travature in legno è una scelta appropriata quando si vuole mettere in evidenza la genuinità dell’oggetto, la sua materialità, l’essere fatto di una materia naturale. Per i fabbricati ad uso civile e specialmente per le fabbriche rappresentative il legno o viene colorato o viene rivestito; queste categorie di manufatti chiedono di essere rivestiti in facciata.
Le travi di questo impianto per il gioco delle bocce sono in legno lamellare il quale è un materiale composito ottenuto com’è dall’incollaggio di fibre legnose, le lamelle, non è legno massiccio, è un materiale artificiale. Il legno allo stato grezzo si addice, nel modo di sentire comune, alle opere utilitarie quale può essere un capannone artigianale o un locale di servizio e, pure, per volumi destinati allo svolgimento di attività fisiche, un palazzetto per lo sport. Il legno come si trova in natura può essere sostituito da qualche materia che imita il legno in simili strutture. Il legno messo in evidenza, più che in faccia vista in bella vista, nelle costruzioni all’inizio possedeva se utilizzato al di fuori dei casi elencati sopra una carica eversiva che nel tempo ha perso tanto è diventato di uso corrente, magari acquistando un nuovo senso legato alla sostenibilità.
L’elemento che, comunque, ci ha fatto entrare pienamente nella contemporaneità, anche perché è la componente base della produzione edilizia per così dire di massa, non di singoli episodi costruttivi, quelli pur d’eccellenza illustrati in precedenza, è il cemento nella sua peculiare associazione con l’acciaio a dar vita al cemento armato. Una tecnica che ha avuto una valenza primaria nella configurazione dell’attuale assetto urbanistico. La comparsa del c.a. risale a un secolo fa e in questi 100 anni la sua composizione è mutata rispetto alla sua versione iniziale e, nel contempo, la modalità di impiego. Al principio non vi era un riferimento a norma che disciplinassero le costruzioni in conglomerato cementizio armato; vi erano, tutt’al più, dei brevetti industriali come quello dei solai prefabbricati Saap, il primo componente edilizio ad essere oggetto di prefabbricazione.
Non vi erano ai primordi regole costruttive e tanto meno disposizioni normative, solo per i prefabbricati vi erano indicazioni d’uso della casa produttrice. La scarsa conoscenza della tecnica del c.a. delle origini rende difficile, va detto, l’effettuazione di verifiche di resistenza al sisma dei fabbricati d’epoca. Il cemento armato comincia nel Secondo Dopoguerra a farla da padrona in città anche se il suo impiego non coincide con una trasformazione dei quadri visivi urbani. Per lungo tempo seppure l’ossatura è in cemento armato l’aspetto dei corpi di fabbrica rimane sostanzialmente identico a quelli precedenti che erano in muratura. In effetti, se vi è stata una rivoluzione in campo tecnologico non ve n’è stata un altrettanto decisa relativa alla composizione architettonica.
Francesco Manfredi Selvaggi637 Posts
Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.
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