Senz’acqua, finalmente

di Giovanni Petta

Finalmente ci siamo. I molisani finalmente sentono di venire privati delle loro necessità primarie. Finalmente, persino i giornalisti si rendono conto che il nostro territorio è nel degrado più totale e che chi lo guida non è in malafede: non se ne rende proprio conto. Non ci fa, direbbero a Roma. Ci è.

I molisani non si sono resi conto del degrado del posto in cui vivono perché non amano la bellezza. Questo è un luogo triste. Talmente verde da essere l’unica regione – forse al mondo – in cui non si può mangiare con i piedi sull’erba. Persino gli agriturismi più remoti hanno cementificato lo spazio esterno per i tavolini. Ecco perché “finalmente”.

I molisani non si sono resi conto del degrado dei servizi sanitari. Non se ne sono resi conto perché le famiglie possono ancora contare sulle pensioni, spesso sostanziose, degli anziani. Così, hanno accettato di fare una lastrina a pagamento, una visita a pagamento, un piccolo intervento a pagamento… Quando hanno utilizzato il servizio pubblico, hanno accettato le attese lunghissime e hanno accettato di stare in luoghi squallidi adibiti a sale d’attesa per le visite. I molisani hanno accettato tutto ciò. Ecco perché “finalmente”.

Già da qualche anno, ho chiesto agli amici che partecipano o che organizzano concerti e presentazioni letterarie, manifestazioni teatrali o eventi ricreativi, di non farlo più. Credo fermamente che solo arrivando al fondo del pozzo, al più presto, avremo la possibilità di risalire e di ricostruire. Non ho più partecipato ad eventi culturali nella speranza che altri facessero la stessa cosa e che si arrivasse presto alla fine di tutto. Ecco perché “finalmente”. Perché questa regione va chiusa. Non ha alcun senso storico o culturale. E, soprattutto, non ne ha saputo trovare per sessant’anni.

Non siamo alla frutta, dunque. Il momento della frutta è stato superato da tempo. È il tempo in cui si crede che una scampagnata possa essere un evento culturale. Dimenticando che noi viviamo in campagna. Che anche Campobasso è campagna. E che per noi un evento culturale, al massimo, potrebbe essere un evento da vivere in città, in quelle città che curano persino le periferie perché hanno il senso della dignità. Altro che scampagnata! Ecco, finalmente, senza acqua potremo evitare anche le scampagnate.

Superato il momento dell’essere alla frutta, ora siamo all’acqua, finalmente. E cosa c’è dopo l’acqua? C’è l’aria. Quando, tra qualche anno, una Grom o un Grum ci diranno che sarà sospesa l’erogazione dell’aria dalle 23 alle 6 del mattino, ci addormenteremo finalmente, nel senso più letterario del termine.

E manca poco davvero a tutto ciò, finalmente. Quando ciò accadrà, lasceremo finalmente spazio e possibilità di cambiamento a chi verrà dopo di noi. Senza acqua e senza aria, senza pensioni, ci toglieremo finalmente dai piedi. Lo meritiamo.

Abbiamo avuto tra le mani, per più di sessant’anni, lo strumento potentissimo della Regione e non siamo stati capaci di usarlo. Con quello strumento siamo stati capaci solo di fare i buffoni con gli autisti, i prepotenti dialettali in consiglio, i detentori silenti di posticini d’opposizione e altre cose negative come la distruzione delle iniziative private e virtuose. Penso all’Ittierre.

Le conseguenze di questa nostra incapacità è, per ora, solo il ritorno al mondo rurale della tina e della fontana. Il passo successivo sarà quello finale. Finalmente.

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