Il diritto alla cura senza lasciare indietro nessuno

Al via la sperimentazione del medico e pediatra di base a persone senza fissa dimora. Il commento di Roberto De Lena operatore sociale di “Città Invisibile/Faced” di Termoli

di Miriam Iacovantuono

Quando si parla di persone senza fissa dimora il pensiero va ai barboni o ai clochard. Ma nella realtà dei fatti bisogna considerare anche coloro che vivono diverse situazioni di svantaggio.

La Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora – fio.PSD – che affronta la grave emarginazione adulta e delle persone senza dimora, spiega che rientrano in questa categoria tutti coloro che si trovano in uno stato di povertà materiale e immateriale. A questi si aggiungono quelli che vivono un disagio che coinvolge i bisogni primari e le proprie necessità e aspettative sotto il profilo relazionale, emotivo e affettivo.

Insomma, tutti coloro che sono privi di una dimora e di un luogo privilegiato di sviluppo delle relazioni affettive, di progetti, di interessi. Un posto dove prendersi cura di sé.

Una condizione che crea una serie di disagi e di mancanze, tra cui quella del diritto alla cura. Un vuoto che contrasta con gli articoli 3 e 32 della Costituzione, che evidenziano che ogni cittadino, senza distinzione, ha diritto alla cura. E con la legge n°833 del 1978 che istituisce il Servizio Sanitario Nazionale – SSN – che garantisce l’assistenza sanitaria a tutti coloro che risiedono o dimorano nel territorio nazionale.

Lo scorso 6 novembre il Senato ha approvato all’unanimità il disegno di legge in materia di assistenza sanitaria alle persone senza fissa dimora. Con tale approvazione si vuole garantire l’assistenza sanitaria anche alle persone senza fissa dimora. Persone che, non essendo inserite all’anagrafe comunale, non possono essere iscritte al SSN e quindi avere diritto a un medico e alle cure.

Un piccolo passo avanti che parte con una sperimentazione in quindici città metropolitane: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria, Roma, Cagliari, Catania, Messina, Palermo e Sassari.

Una norma che segue la legge dell’Emilia Romagna voluta fortemente due anni fa dall’allora Consigliere regionale Antonio Mumolo e approvata poi anche in Puglia, Abruzzo, Marche, Liguria e Calabria. Disegno di legge proposto anche in Molise, purtroppo senza esito.

Ora la norma approvata in Senato apre uno spiraglio anche per la nostra regione. Anche se il territorio molisano non rientra nell’area della sperimentazione, il diritto alla cura è sempre più vicino anche per chi fino a oggi è stato escluso.

Il commento

Roberto De Lena, operatore sociale della Città Invisibile/Faced di Termoli, che tra le altre cose si prende cura delle persone fortemente emarginate, spiega che questa approvazione è significativa da tre punti di vista.

Questa legge va nella direzione del riconoscimento di diritti costituzionali che finora tante persone senza dimora vedevano lesi. Inoltre, è positiva perché, come ci dice l’Associazione Avvocati di Strada, l’approvazione è frutto di un percorso lungo e graduale. Un iter che è iniziato prima con le sperimentazioni delle leggi regionali e poi è diventata legge con questa sperimentazione nelle città metropolitane. Ora speriamo possa essere estesa a tutto il territorio nazionale”.

Roberto poi spiega che tale approvazione dimostra che attivando dal basso una sinergia tra le associazioni e chi ha poi il compito di prendere le decisioni politiche, si possono produrre dei cambiamenti significativi.

Queste sinergie – aggiunge – e quindi portando la politica a occuparsi delle questioni concrete a partire dalle problematiche delle persone più marginalizzate, possono produrre un cambiamento politico che è anche un cambiamento culturale del Paese”.

Qualche dato

I dati ISTAT evidenziano che le persone senzatetto e senza fissa dimora che vivono in Italia sono 96.197. Numeri nettamente in raddoppio rispetto ai dati del 2014.

Prendendo in considerazione il Molise, le persone che tra agosto 2022 e settembre 2024 e quindi in 26 mesi di attività della Città Invisibile/Faced di Termoli, hanno attraversato il centro dell’associazione, sono state 167. Un dato che porta a riflettere su una serie di azioni che l’associazione mette in campo. Tra le altre, Roberto spiega che l’associazione Faced è capofila del progetto di housing sociale. Una iniziativa che riguarda la richiesta per il bisogno di casa rivolto alle persone senza dimora. Un progetto che si snoda nelle tre principali città del Molise – Termoli, Campobasso e Isernia – e che finora ha visto 29 richieste da tutta la regione. Ma c’è da dire che il dato è più ampio rispetto a quello che il progetto realmente intercetta.

Noi su Termoli – continua Roberto – oramai da 6 o 7 anni stimiamo una presenza costante di circa 35 persone senza dimora stabilmente presenti. Quindi la legge, quando sarà possibile applicarla anche in Molise, andrà a incidere positivamente sulla situazione di alcune di loro”.

In effetti verrà esclusa ancora una categoria di persone. Si tratta di persone extracomunitarie e comunitarie irregolarmente soggiornanti nei nostri territori. “Per loro – commenta Roberto – si aprono tutta una serie di questioni ulteriori che rendono complicato il riconoscimento del basilare diritto alla salute, dell’accesso al medico di base e l’iscrizione al SSN”.

I vantaggi della legge

Secondo l’operatore sociale della Città Invisibile/Faced di Termoli tale norma permetterà ad alcune persone di vedere riconosciuto un diritto che dovrebbe essere costituzionalmente garantito e che invece spesso è disatteso, come il diritto alla salute. Dunque, tante persone potendo accedere finalmente all’assistenza sanitaria, al medico di base, potrebbero avere una maggiore inclusione sociale.

Sicuramente – commenta ancora – i pro sono di carattere pratico. Le persone potendosi curare possono prevenire o ridurre determinati malanni. Sappiamo che le perone che vivono in strada sono più esposte a diverse problematiche di salute. Dall’altra parte ogni volta che si riconosce un diritto, di qualunque tipo esso sia, si fa un passaggio verso una direzione di una maggiore cittadinanza delle persone. Questo quindi è sicuramente un aspetto positivo, fermo restando che alcune di loro resteranno escluse. Probabilmente, però, questa legge non poteva intervenire su questo aspetto”.

Quali azioni per garantire altri diritti

In merito alla situazione delle persone irregolari lui stesso sottolinea che sarebbe necessario lavorare a livello politico sullo snellimento delle norme. Le leggi attualmente presenti e che regolano i canali d’ingresso per le perone migranti extracomunitarie, sono troppo complicate.  Spiega che “andrebbero superate in una direzione che permetta alle persone di regolarizzare la propria posizione in Italia nel modo più semplice possibile. Essere irregolari significa essere da un lato più facilmente sfruttabili lavorativamente e dall’altro essere cittadini di serie B. Tutto questo porta a non poter avere accesso a una serie di diritti. Tra questi il dritto alla salute. Purtroppo questa legge attualmente passata in Parlamento non sana perché entrerebbe in contrasto con un’altra norma”.

Da qui ora, come spiega anche Roberto De Lena, sarebbe necessario muovere delle azioni anche per garantire altri diritti. In particolare il riferimento è l’obbligo per i comuni di riconoscere l’iscrizione anagrafica per le persone senza dimora, istituendo una via fittizia nei comuni, dove necessario.

Per esempio – spiega – in Molise sono solo Campobasso, Termoli e Larino i comuni che hanno istituito una via fittizia per permettere alle persone senza dimora di stabilire la residenza”.

Quando manca la residenza vengono meno tutta una serie di diritti costituzionali. Viene a mancare il diritto al lavoro e una serie di prestazioni. È necessario quindi, come sottolinea Roberto, che i Comuni applichino questa indicazione della legge nazionale. A tal proposito suggerisce di consultare la Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora – fio.PSD dove ci sono tutte le indicazioni utili per capire come fare a istituire una via fittizia e quindi a permettere il riconoscimento e l’iscrizione anagrafica anche per le persone senza dimora.

Tutta una serie di diritti che si uniscono a quello alla cura e per cui non bastano i progetti che vengono portati avanti dalle associazioni. In particolare, come spiega l’operatore sociale, per il diritto alla casa è necessario “un radicale cambio di visione che metta il diritto alla casa e il diritto all’abitare al centro delle politiche pubbliche”.

In questi giorni un altro tema caldo è anche quello che riguarda il Ddl 1660, il cosiddetto “DDL sicurezza”, in discussione in Parlamento. Un disegno di legge che, secondo l’operatore sociale, se diventasse legge, andrebbe a toccare  alcuni diritti fondamentali. “Metterebbe a rischio sia le persone che lottano per il diritto alla casa, che le persone migranti e quelle senza dimora. L’impostazione commentaè infatti fortemente repressiva del dissenso e discriminatoria. Segna il definitivo passaggio a un sistema basato su uno stato sociale massimo e uno stato sociale minimo”.

Dunque a piccoli passi bisogna lavorare in sinergia per superare le barriere fisiche e mentali. Andare oltre l’indifferenza e la marginalità. Le persone marginalizzate trovano una mano tesa in poche realtà se non in quelle associative come la Città Invisibile/Faced di Termoli. La realtà molisana infatti continua a dare la propria disponibilità a condividere pratiche e conoscenze acquisite in tanti anni di lavoro. Un percorso che ha lo scopo, chiosa Roberto, “di provare a generare un cambio di paradigma culturale che poi, come nel caso della legge, genera dei cambiamenti politici che possono influire positivamente sulla vita di tante donne e uomini di strada”.

La legge approvata in Parlamento lo scorso 6 novembre rappresenta senza dubbio un passo avanti. Allarga le braccia verso l’inclusione. Abbatte il muro della marginalità nei confronti delle persone senza dimora. Ma tanto altro ancora c’è da fare.

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