Il Matese non teme confronti
di Francesco Manfredi-Selvaggi
La comparazione che si propone è con i monti dell’Alto Molise, un genere di montagna molto diverso da quella matesina. Non si propone il paragone con le Mainarde perché le troppe cose in comune metterebbero in secondo piano le differenze tra i due gruppi montuosi e ciò non consente di fare emergere le specificità di ognuno di essi (Ph. F. Morgillo-Veduta del Matese)
Il Matese ce lo abbiamo sotto gli occhi, è il fondale di vedute che si aprono da molte parti del Molise. Il suo essere una formazione morfologica ben definita, una montagna leggibile nella sua interezza, cioè da cima, le vette, a fondo, il fondovalle, la rende distinguibile con facilità. È un rilievo che ha una forma netta, non subisce la “contaminazione” di altri elementi come potrebbero esserlo colline, in serie o isolate, che lo antecedono congiunte in maniera parallela al versante montano oppure, al contrario, promontori che si distaccano dal fianco del monte, adesso ortogonalmente allo stesso. Non c’è niente di tutto ciò, la sua immagine è nitida. Il Matese troneggia nel paesaggio.
La medesima cosa non la si può dire per la cinta, breve, montuosa dell’Alto Molise. Che sia tale comprensorio montagna ce lo dice l’altimetria non l’evidenza fisica perché i comuni sono già in quota, quanto svetta da tale quota è poca cosa, la differenza di altitudine tra i monti Capraro e Campo e Capracotta che sta in mezzo a loro è di soli 300 metri. La stessa Agnone che è il capoluogo dell’area è a oltre m. 800. Dunque non è solamente una questione di altezze raggiunte dalle sommità, la massima sta nel Matese ed è m. Miletto con i suoi m. 2050, la differenza tra i due gruppi montuosi matesino e altomolisano, bensì pure di percezione visiva.
Ci sarebbe, inoltre, la faccenda dell’allineamento secondo una, appunto, linea retta dei suoi singoli “brani” a rendere un complesso montuoso un “oggetto” unitario e quindi individuabile con semplicità; nel Matese sussiste una direttrice di sviluppo rettilinea seguita dai plurimi “pezzi” che la compongono mentre in Alto Molise le emergenze montuose si susseguono disegnando una curva. La rettilineità dell’asse secondo il quale le varie “porzioni” della montagna sono concatenate fra loro rende il rilievo riconoscibile come fatto a sé, non come sommatoria di più episodi fisici. Nell’immaginario collettivo non c’è posto per montagne che planimetricamente presentano un raggio di curvatura.
A penalizzare l’Altissimo o Alto che dir si voglia Molise è, collegato a quanto si è detto in precedenza, la peculiarità dello scansionamento della barriera montagnosa altissimo-molisana, la quale, perciò, non è tale perché scomponibile, in più segmenti separati da valichi; per questo aspetto prevale sul Matese, non ci vuole assai, in quanto qui ce n’è uno unicamente, la Sella del Perrone. Al di là della compattezza della montagna, del numero di passi di cui sopra, dell’andamento dritto della catena montuosa, non montagne ad arco, e di ogni altra cosa la cosa, sempre lei, che fa del Matese il monte per antonomasia del Molise è la sua grandezza, molto superiore a quella della cerchia montana dell’Alto Molise, termine che include l’elevazione e l’estensione.
Più si è grossi più si viene notati, è scontato. Il confronto finora lo si è instaurato esclusivamente con i rilievi dell’Alto Molise per ragioni di dialettica, permettendo siffatta comparazione di mettere in luce le peculiarità del Matese quale montagna. Non sarebbe stato utile il raffronto con le Mainarde poiché essendo appenniniche anch’esse come il Matese hanno in comune questi due blocchi montuosi troppi connotati. L’analisi comparativa ci avrebbe portato a trovare molte più caratteristiche concordanti che divergenti. In altri termini sarebbe stato un paragone inutile. Una spiegazione dovuta quella appena fornita così come è doveroso esplicitare in maniera esaustiva perché si è definito il Matese la montagna molisana per eccellenza.
Non è certo per l’altezza poiché il mainardino monte A Mare è più alto del matesino monte Miletto, ambedue si precisa sono molisani; se si tenesse conto di tale fattore la situazione si capovolgerebbe obbligandoci ad attribuire alle Mainarde il posto di montagna regina della regione. È che le Mainarde sono decentrate, collocate in un angolo per certi versi remoto del territorio regionale. Il Matese è invece al centro o meglio sullo sfondo di tanti panorami molisani, prossimo peraltro alla capitale di questa terra, lo vedono quotidianamente moltissimi, quasi contribuisce alla definizione dell’identità nostrana.
Ci sarebbe, poi, da aggiungere che il Matese è il massiccio intorno al quale ci sono stati i principali insediamenti sanniti, qui da noi Boiano, Isernia e Sepino e il Sannio è un nostro forte motivo di orgoglio per cui il bastione matesino è baricentrico sia fisicamente che idealmente. Del Matese è pure intrisa la fantasia popolare che vede nello skyline della zona centrale, l’insieme La Gallinola-Miletto, emergente rispetto al resto della formazione montuosa la sagoma di un gigante addormentato in posizione prona con il bacino coincidente con La Gallinola e la schiena con il Miletto; secondo una leggenda di queste parti prima o poi l’Uomo delle Nevi si sveglierà.
Il profilo di questa groppa è nella mente dei molisani, una figura inconfondibile, un landmark forte, un punto di riferimento geografico così come è nella testa della gente l’idea di Parco del Matese, se ne parla da almeno mezzo secolo, è talmente scontata la proposta di area protetta per questo ambito, per tanti è come se ci fosse da sempre, nonostante Campitello al quale si è comunque affezionati e, che con la sua nascita, ha portato a far scoprire ai più il comprensorio matesino.
Francesco Manfredi Selvaggi645 Posts
Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.
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