Chiesa o santuario, processione o pellegrinaggio?

di Francesco Manfredi-Selvaggi
È quasi una moda quella di attribuire a qualche edificio di culto di particolari valenze architettoniche il rango di santuario nella vulgata popolare. S. Maria delle Fratte a S. Massimo oltre ad avere qualità storico-artistico di rilievo è adornata alle pareti da ex-voto. Se santuario la processione che si compie per raggiungerla allora è plausibile che venga scambiata per pellegrinaggio (Ph. Giovanna De Gregorio-Le statue di S.Maria delle Fratte,di S.Giovanni e di S.Lucia)
È incominciato ad entrare nell’uso comune per indicare questa chiesa il termine santuario al posto di quello di cappella come tradizionalmente si è chiamata. Del santuario, in effetti, ha in comune l’essere un luogo di culto in cui si venera una divinità miracolosa; i miracoli o presunti tali, non riconosciuti comunque ufficialmente dalle autorità ecclesiastiche, sono attestati dai numerosi ex-voto appesi alle pareti che delimitano il presbiterio. Ci soffermiamo un attimo su questi ultimi per specificare che non è detto che tali ex-voto, sagome di latta, non di argento che prevalentemente riproducono parti del corpo umano (gambe, mani, piedi), vengano donati alla Madonna per ringraziarla della grazia ricevuta, perché ve ne possono essere alcuni offerti per ottenere tale grazia, non in segno di gratitudine, per cui dal loro conteggio non viene fuori quanti siano stati i miracoli effettuati da questa Madonna.
In tale conto si dovrebbero aggiungere alle grazie individuali quelle concesse alla popolazione nella sua interezza salvandola, mettiamo, da terremoti, carestie, peste, incendi, ma non vi sono testimonianze di suppliche o di laudi celebrative in proposito. A lato si fa notare che a S. Massimo vi è un esempio di culto legato alla richiesta di una grazia collettiva ed è quello di S. Rocco che si prega nell’omonima chiesetta implorato contro le pestilenze e ci sta pure la chiesa di S. Michele, uno dei santi più antichi quando il santo lo si supplicava collettivamente per i problemi che affliggevano un intero popolo, quello dei Longobardi di cui era il patrono, non individualmente per qualche disgrazia personale o famigliare.
Che S. Maria delle Fratte abbia difficoltà ad essere denominata santuario è evidente anche per un altro aspetto, basta considerare che la Madonna non dimora in maniera stabile in questa chiesa spostandosi nel periodo estivo nella chiesa-madre in paese. Una transitorietà che, per certi versi, è anche un vantaggio, lo si dice scherzosamente, per il culto della nostra Madonna la quale si trova ad essere celebrata sia nell’abitato sia nell’agro; l’attributo “delle Fratte” ci dice, però, che la sua sede privilegiata è quella campagnola. Per definire una chiesa un santuario è quasi indispensabile che essa sia meta di pellegrinaggi.
Vediamo se S. Maria delle Fratte possiede tale requisito. Il cammino che si compie partendo dal paese per arrivare fin quasi, sull’omonima collina si avvicina, nonostante la sua lunghezza che lo farebbe assomigliare ad un pellegrinaggio, di più ad una processione essendo i partecipanti al seguito di statue, non di semplici insegne ad ispirazione religiosa come il gonfalone della “compagnia” come succede nei pellegrinaggi. Che sia una processione lo attesta pure la presenza del sacerdote vestito con i paramenti sacri in testa al corteo come si conviene ad una cerimonia religiosa mentre il pellegrinaggio è una manifestazione laicale pur se durante l’incedere il gruppo dei pellegrini reciti il rosario e si cantino inni devozionali.
Il pellegrinaggio è finalizzato esclusivamente al raggiungimento del santuario al contrario della processione che con il passaggio dei simulacri delle divinità ha anche lo scopo di benedire il territorio che attraversa. L’itinerario che segue il corteo processionale non è necessariamente la linea più breve tra la parrocchiale e la cappella agreste; infatti il suo percorso non è stato dettato solo dalla necessità di arrivare presto in cima al colle su cui sta S. Maria delle Fratte. Nel suo sviluppo la percorrenza viene a toccare diversi punti dell’ambito comunale i quali per il transito delle statue vengono posti sotto la protezione divina.
Nella storia la processione attraversava le popolose frazioni Vicenne e Grondari, attualmente incontra prima di inerpicarsi sull’altura il nutrito raggruppamento di case di località Canonica Superiore. Bisogna ammettere, e ciò va a vantaggio dell’ipotesi che si tratti di un pellegrinaggio, che è una camminata faticosa in quanto circa per la metà consiste in una consistente (medesima radice della parola anche se il significato è differente) salita e l’ascensione ha un valore metaforico in sé perché lo sforzo richiesto per effettuarla è una sorta di penitenza per espiare i peccati commessi; raggiungere la sommità, poi, significa l’avvicinamento alla sfera celeste che noi immaginiamo essere posta in alto.
La tesi opposta, quella che si è di fronte ad una processione è avvalorata dalla circostanza che il suo tragitto si dipana tra zone con presenze antropiche, non in luoghi selvaggi come avviene, ad esempio, per le “comitive” di fedeli nel percorrere il sentiero di S. Egidio, eremo non distante da qui. Durante la processione il suo stesso essere attraversata dalle rappresentazioni statuarie sacre accompagnate dai devoti alla fascia territoriale solcata da essa viene implicitamente impartita la benedizione. La sacralizzazione dell’agro con le famiglie che vi abitano e i campi che queste lavorano è un obiettivo significativo della chiesa cattolica che vi imprime con frequenza segni religiosi tra i quali, proprio lungo il camminamento della processione, vi sono cappelle (di S. Rocco, di S. Filomena e di S. Michele), croci devozionali, una sta vicino all’ex chiesa di S. Filomena, edicole votive, una molto bella sta in uno slargo nella contrada S. Felice, la santità è ovunque.

Francesco Manfredi Selvaggi667 Posts
Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.
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