Galleria commerciale con vista sul circo glaciale, ambedue arcuati. Coincidenza?

di Francesco Manfredi-Selvaggi
A Campitello l’ “anfiteatro” nel posto dove vi era l’antico ghiacciaio e il Montur che ha la pianta a ferro di cavallo sono faccia a faccia, anche se il primo è posto ad una quota più elevata. Non sappiamo se questo richiamo alla forma dell’elemento naturale nella progettazione dell’edificio ricettivo e commerciale sia un fatto voluto o casuale (PH. F. Morgillo-Veduta del circo glaciale)
L’impostazione urbanistica di Campitello è in qualche modo riassunta dalla pianta del Montur la quale ci insegna come leggerla, fosse pure un semplice spunto di lettura. La forma a ferro di cavallo è emblematica poiché la conformazione concava della costruzione richiama la concavità della planimetria della località turistica la quale a sua volta segue l’andamento dei luoghi. L’insediamento montano è curvilineo se si include in esso oltre alla stazione di sport invernali il preesistente Villaggio dell’Ente Provinciale del Turismo, una lunghissima curva. Campitello è un semicerchio proprio come è semicircolare il Montur. L’antico Rifugio è il fulcro e le due ali sono rappresentate, un’ala, dall’insieme costruito che va dalla Pinetina al Kristal ricomprendendo lo Sciatore e la testata superiore del San Nicola 1, l’altra ala, dal raggruppamento di villette denominato Villaggio EPT.
È da notare che in tal modo il centro di turismo invernale viene a racchiudere parzialmente il pianoro sviluppandosi in parallelo ad una sua sponda, se fosse un lago immagine cui rimanda il suo essere una conca (concavo/conca). Il polo turistico si distende ai margini dell’altopiano carsico nel verso di questo più lungo per tutta la sua lunghezza. Sul versante opposto c’è il versante, guarda un po’, di monte Miletto in cui in alto si ha un circo glaciale anch’esso una metà di cerchio che fronteggia, seppure da molto più in su, il Montur. Così come quest’ultimo è baricentrico rispetto alla struttura insediativa, l’ “anfiteatro” che occupa il posto, concaveggiante, di un remoto ghiacciaio lo è nel rilievo montuoso.
Non solo per la centralità nei rispettivi contesti, ma pure dal punto di vista della forma, naturale nell’uno artificiale nell’altro, si somigliano e ciò non è un fatto casuale, vi deve essere stata, di sicuro, intenzionalità nel disegno planimetricamente arcuato del Montur. La morfologia ad arco che contrassegna entrambi gli elementi, il circo glaciale e il Montur, è davvero inusuale tanto che ci si trovi in ambiente oppure in luogo urbano e fa sì che essi siano fatti estremamente riconoscibili, assurgendo al rango di episodi iconici del paesaggio. Passiamo ad altro: chi non conosce la storia di Campitello potrebbe pensare che il Montur in combinato con il Rifugio EPT sia stato il perno intorno cui si sono andati ad aggregare gli edifici successivi, come succedeva nel medioevo quando le case si stringevano al castello per esigenze di protezione dando vita ai borghi; qui non si tratta di ragioni di sicurezza, ma la spinta all’addensamento sarebbe da attribuire alla carica simbolica che fa del Montur un momento primario della crescita urbana di Campitello, il Rifugio è preurbano.
Supposizione sbagliata, coloro che sono a conoscenza delle vicende storiche della località ben sanno che il Montur è stato concepito insieme, nello stesso istante, agli altri fabbricati, non c’è alcuna precedenza temporale del primo rispetto ai secondi. Il nucleo centrale di Campitello, composto da Montur, Verande e Kandahar, era previsto nel Programma di Fabbricazione e quindi l’addensarsi dei corpi di fabbrica in vicinanza del Montur non deriva da un fenomeno spontaneo, bensì è il frutto di una scelta di pianificazione. Non è detto che tutto ciò che è scritto in un piano regolatore si attui o che si attui precisamente come è scritto nel piano: a volte alcune sue previsioni rimangono inattuate e non è sicuro che quanto vediamo segua esattamente i dettami dello strumento urbanistico, perlomeno della stesura originaria.
Infatti i documenti di pianificazione possono subire modifiche nel tempo attraverso l’adozione di varianti, un piano è qualcosa di vivente non un “oggetto” statico. Qui non è così in quanto a Campitello piano e progetto sono la medesima cosa, figli sia il PdF che la progettazione delle costruzioni dell’identico soggetto, per il piano con l’avallo del Comune che è titolare delle competenze in materia urbanistica. L’ideazione della programmazione urbanistica è del francese Laurent Chappis autore delle stazioni integrate alpine, la redazione dei progetti architettonici degli architetti italiani Beretta, milanese, e Ruspoli, romano. Anche la mancata attuazione di parte del piano può essere causa di sconvolgimenti dello stesso: se non si fossero eretti i residence Le Verande e Kandahar avrebbe avuto minor senso il Montur che è a servizio loro.
Senza di esso i due residence non avrebbero avuti vicino gli spazi “accessori”, i quali non sono secondari, garantendo il rifornimento alimentare e altro raggiungibili comodamente al coperto. Il legame del Montur che ha la funzione al piano terraneo di galleria commerciale con gli alloggi presenti nei residence citati è evidenziato dall’ascensore inclinato che li collega, esibito con orgoglio, lasciato a vista, non interrato. È un impianto tecnologico che rimanda alla modernità facendo il paio con le funivie che ha di fronte.
L’ascensore che corre in pendenza, sottoterra o meno, è una novità assoluta a livello regionale; il grande magazzino ex Scrigno a Termoli invece dell’elevatore in bella mostra ha la scala mobile la quale in quanto scalinata deve essere inclinata. Tale ascensore ha una posizione privilegiata nel complesso architettonico, centrale pressappoco tra il Kandahar e Le Verande e situato sull’asse di simmetria del Montur che è, non è una cosa scontata, simmetrico. A proposito della galleria commerciale già evocata si fa osservare che nel capoluogo regionale ha tardato a comparire qualcosa di simile la quale ha fatto la sua apparizione solo con la nascita dei centri commerciali Pianeta e Monforte.

Francesco Manfredi Selvaggi667 Posts
Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.
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