Tratturi sul palmo di mano

di Francesco Manfredi-Selvaggi
Uno sguardo generale sui tratturi ed uno particolare e parziale sull’Ateleta-Biferno. Immaginificamente la rete tratturale può essere assimilata a una grande mano aperta le cui dita sono i tratturi. È una somiglianza impressionante questa della maglia dei percorsi della transumanza con la forma dell’arto umano (ph. Santa Iusta a Palata sull’Ateleta-Biferno)
La rete tratturale del Contado di Molise, si spiegherà dopo questa specificazione, ha una forma palmare proprio come una mano in cui le dita sono costituite dai tratturi e il palmo o dorso, secondo di come la si vede, la sua impalcatura scheletrica è la zona da cui si dipartono. La coincidenza tra raggiera, la chiamiamo così ora, tratturale e mano sta anche, su per giù, nel numero di raggi perché i tratturi sono 4 e le dita 5. Ulteriore corrispondenza è che come il pollice si divarica dal resto delle dita, pollice opponibile, così il Pescasseroli-Candela non segue l’inclinazione tendenzialmente verso est degli altri tratturi ma se ne va tendenzialmente a sud; se si usa la mano destra, il palmo è verso su, l’opposto se si usa la sinistra.
In generale, comunque, l’andamento dei tratturi viene a seguire quello del territorio regionale, un piano inclinato da nord-ovest, grosso modo l’Appennino, a sud-est, il Tavoliere. Volendo proseguire il parallelo fra mano e maglia tratturale, si avvisa che per questo aspetto operazione non funzionale al ragionamento che si sta seguendo, può essere ribaltato prendendo quale palmo la Capitanata avente come punto nodale Foggia la quale è al capo opposto del guado del Sangro da cui prendono avvio per quanto riguarda la nostra terra i tratturi. Per fare tale parallelismo occorre impegnare entrambe le mani messe in posizione speculare in modo che le punte delle dita si tocchino fra loro.
Anche nella città pugliese convergono le piste armentiere che hanno il loro inizio nei luoghi di “sbarco” delle pecore, nei capolinea dei tratturi che partiti dall’Abruzzo hanno attraversato il Molise, i quali sono al confine con la Puglia. Sempre per rimanere nella equivalenza proposta occorre aggiungere che come le dita i tratturi hanno lunghezze diverse. In definitiva, il disegno complessivo delle percorrenze degli armenti transumanti è simile figurativamente a 2 mani contrapposte, uno schema emisimmetrico del sistema delle vie pastorali. Torniamo ora, si avverte è un fatto sostanziale, al conteggio dei tratturi che sono uno in meno delle dita di una mano per specificare che, lo si dice scherzosamente, non sarebbe proprio possibile aggiungerne un altro, pur volendo, per assomigliare esattamente all’arto umano ed il motivo è il seguente: la quantità dei passi nella “cordigliera” costituita dai monti del Molise Altissimo che i tratturi al loro abbrivio qui da noi devono superare è limitato.
Essi sono già tutti occupati: quello di Rionero S. dal Pescasseroli-Candela, Bocca di Forlì dal Castel di Sangro-Lucera, quello di S. Pietro Avellana dal Celano-Foggia e, infine, quello di Pescopennataro dal Pietra Canala-Ponterotto. In verità ci sarebbe quello della Madonna di Loreto a Capracotta, ma il tracciato destinato agli ovini non ha mai avuto il riconoscimento del rango di tratturo bensì di semplice tratturello che collega Castel del Giudice con Agnone e poi Sprondasino. Un ulteriore valico non è dato e d’altrocanto se pur ci fosse il tratturo che sarebbe chiamato ad attraversarlo dovrebbe avere la direttrice, una inclinazione, l’angolo fra tratturo e tratturo ha i medesimi gradi, tale da far terminare la sua corsa sulla costiera molisana e non nella piana del Tavoliere.
Quasi ci si stava dimenticando di far notare che la similitudine con la mano persiste anche a proposito delle selle le quali sarebbero gli interspazi fra un dito e il successivo a mano dischiusa. Per chiudere questa parte del discorso ma non ancora il comparare il sistema delle strade tratturali con la mano, piace evidenziare che un palmo aperto è un po’ un simbolo di accoglienza, l’atteggiamento dei locali verso i transumanti. L’ultimo parallelismo riguarda il Braccio Trasversale che richiama la “linea della vita” di una mano intersecando a metà del suo sviluppo ogni tratturo. Con il Braccio siamo entrati in un argomento nuovo il quale è che il Molise è “segnato” dappertutto dal passaggio dei tratturi.
Una serie di aste, l’insieme dei tratturi del Molise non più solo del Contado di Molise, che innervano l’intero territorio, orizzontali, c’è unicamente il Braccio, oblique, i tratturi ex Contado e verticali, i 2 bassomolisani, quindi Centurelle-Montesecco e L’Aquila-Foggia. Con la nascita della Provincia di Molise la regione è ormai unificata e, però, rimangono delle distinzioni tra il vecchio e il nuovo assetto territoriale, una di queste riguarda l’andamento dei tratturi, in diagonale nella porzione antecedente alla fusione e in quella di ampliamento in asse con l’asse, per l’appunto, della Penisola; qui ci interessa il momento, fisico piuttosto che temporale, in cui entrano in contatto, una considerazione preliminare, prima di proseguire sul tema introdotto, è che la maglia tratturale si infittisce man mano che ci si approssima al perno del ventaglio il quale coincide con il luogo di scavalcamento del Sangro.
C’è un’eccezione in relazione alla prossimità dei tratturi rappresentata dalla fascia territoriale lunga, va da Palata al Biferno, e stretta, altrimenti i due tratturi, non sarebbero prossimi l’un l’altro, che ricomprende il Pietra Canala-Ponterotto e il Centurelle-Montesecco. Quest’ultimo insieme a L’Aquila-Foggia non ha dovuto oltrepassare alcun valico montano perché la morfologia del suolo nella striscia a confine tra Abruzzo e Molise avanzando verso il litorale si fa meno acclive e questo loro non essere condizionati da valichi li rende dissimili dai precedenti tratturi, precedenti perché li precedono muovendo dall’Appennino in direzione mare. Dissimile e nello stesso tempo simili avendo in comune un requisito fondamentale che è la linearità, cioè non fanno curve tanto i tratturi che solcano l’originario Molise quanto quelli che sono ricompresi nell’aggiornato Molise.
Per conservare la sua linearità il Pietra Canala-Ponterotto di fronte all’ostacolo rappresentato da Monte Mauro fa una sorta di aggiustamento di tiro della propria traiettoria per evitarlo; si scosta un poco ma non tanto perché è prestabilito il posto di “attracco” nel Tavoliere, postazione specifica per quel tratturo, ognuno ne ha una, è ovvio, per impedire che le greggi si affollino in un’unica località, sarebbero troppe. Ulteriore caratteristica condivisa da tutti i tratturi è il loro prediligere i crinali come fa il Pietra Canala-Ponterotto che si srotola, è un nastro verde, sulla dorsale che porta dalla Valle del Trigno a quella del Biferno al cui culmine c’è la chiesa di S. Giusta.
Essa è sia un prezioso presidio religioso per i pastori in transumanza sia un presidio civile perché snodo nevralgico della viabilità, tanto tratturale quanto carrabile convergendo storicamente su di essa tanto l’Adriatica che va dai monti dell’interno alle colline litoranee quanto l’Appulo Chietina ortogonale alla prima, un incrocio formidabile. In ultimo a testimoniare che quest’area sia particolare, una zona di frontiera c’è la circostanza che vi terminavano il Contado di Molise e la Diocesi di Guardialfiera, una sorta di terra di nessuno come si conviene ad una frontiera. Doveva trattarsi di un comprensorio spopolato per popolare il quale si permisero insediamenti croati e albanesi a partire dal XV secolo. Una notizia spicciola che si mette in calce è che nel perimetro comunale di Celenza sul T. nelle vicinanze dell’attraversamento del Trigno sfruttato dal Pietra Canala-Ponterotto vi è una torre circolare che per un verso rimanda a quelle bifernine per la funzione di controllo dei passaggi dei tratturi e che per un altro verso, la pianta circolare e non quadrata come le torrette che punteggiano il Biferno, si distingue da loro.

Francesco Manfredi Selvaggi673 Posts
Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.
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