Altro che liti da giornalisti. La Trimurti e i suoi angeli del focolare
di Giuseppe Tabasso
Qualcuno ha liquidato come “lite tra giornalisti”, la polemica sul caso Telemolise. Purtroppo la faccenda riguarda una cosa terribilmente più seria. “Un giornale è l’autobiografia di una nazione nel bene e nel male”, affermò un grande pensatore liberale, Piero Gobetti. L’autobiografia del Molise è disegnata da tre imprenditori, Patricello-Pallante-Ricci (la Trimurti), il cui impegno nell’editoria poggia su arcinoti interessi e intrecci politici. Hanno i soldi, se lo possono permettere e beninteso non c’è nulla di illegale. Quello che però preoccupa (anzi che non preoccupa abbastanza) è un regime di fatto monopolistico che strozza i fondamenti stessi della democrazia.
“Cos’è la democrazia? E’ un altro punto di vista”, era la massima del grande Norberto Bobbio. Ma nel monopolio della Trimurti gli altri punti di vista e lo scontro delle idee, vanno tenuti a debita distanza. Guai dunque a toccare il sistema e se lo tocchi, prima ti becchi insulti, poi ti fanno sparare addosso dai loro angeli del focolare. Infatti, uno dei tiratori scelti, il trimurtiano Enzo Di Gaetano, ci ha provato finendo però con lo spararsi incautamente sui piedi fornendomi un insperato assist che mi consente di dimostrare quanto reale sia l’intoccabilità del sistema di cui egli fa il difensore d’ufficio.
Egli dunque mi imputa la colpa di “aver scritto editoriali su Nuovo Molise di Giuseppe Ciarrapico e su Primo Piano del Gruppo Ricci, mettendo criticamente in discussione addirittura se stesso”. Quindi aggiunge che “nel nostro mestiere dovremmo essere abituati più a raccontare i fatti, che a dare giudizi confondendo il fatto con i protagonisti”.
Allora, eccoli qui i fatti che Di Gaetano dovrebbe saper raccontare. 1) E’ verissimo che ho scritto (a gratis) editoriali sul giornale di Ciarrapico, insieme a Federico Orlando e Antonio Ruggieri su invito del direttore Antonio Sorbo. Solo che al momento giusto il Ciarra fece fuori editorialisti e direttore.
2) Ma veniamo al bello. Ebbene sì, ho scritto (a gratis e lo rifarei) editoriali su Primo Piano del Gruppo Ricci. Allora lo sparatore a salve Di Gaetano chieda al povero Enzo Luongo, all’epoca direttore della testata, perché lo costrinsero a farmi fuori. E se non glielo spiega lui, lo chieda a Sabrina Ricci che mi chiamò al telefono per dirmi papale papale che il suo era un giornale di destra e che quindi non poteva annoverarmi tra i suoi editorialisti.
L’autobiografia mediatica del Molise è dunque segnata da questa desolante mancanza di “altri punti di vista”. Basterebbe un buon quotidiano che desse loro spazio per sanare il grave vulnus. Altro che “liti tra giornalisti”. Le mie liti sono a un sistema che blocca la formazione di un giornalismo critico a tante ottime colleghe e colleghi (Di Gaetano incluso).
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