CORNAVIRUS (3): Resistere, resistere, resistere, vivendo in bianco e nero
Viviamo a giorni alterni in un bianco poco rassicurante e in un nero preoccupante: ci rincuoriamo sui balconi con cantate e striscioni #celafaremo, ma poco dopo arriva lo sconforto di funerarie statistiche. Insomma viviamo giorni complicati in un mondo sottosopra.
Dopo trent’anni dalla caduta del muro di Berlino ci ritroviamo a una svolta storica globale che investe un modello capitalista stordito che per battere la crisi deve ricorrere alla Helicopter money, teoria dell’economista Milton Friedman che consiste nel far cadere dal cielo miliardi di dollari su tutti i cittadini d’ogni età e condizione.
Una mia parente americana (padre originario di Limosano) mi scrive ammirata dagli italiani che s’incoraggiano dai balconi. Poi dice d’essere schifata da Trump (“he is a bastard, he disgusts me”) e che in Ohio ci si scanna nei supermarket “fighting each other for toilet paper”. Eccolo il mitico “sogno americano” che finisce nei cessi.
Quando tutto sarà finito, lo stramaledetto Covid-19 ci obbligherà a mettere tutto in discussione, a rivedere cardini e parametri sociali e politici, e chissà, a far nascere una nuova consapevolezza globale.
Intanto pare intravedersi non solo la tendenza a rendere più pubblici i sistemi privati, ma anche una crisi del sovranismo per la sua impossibilità di affrontare in autarchia i sommovimenti mondiali.
L’autarchia fascista sostituì la stoffa con l’orbace e il caffè col karkadè, ma oggi chi pensa di salvarsi col fai-da-te va incontro alla propria rovina. Dalle pandemie ci si può pure salvare alzando muri provvisori, poi però per non finire sul lastrico servono dosi da cavallo di iniezioni monetarie profuse solo dalla croce rossa europea, cioè dalla BCE. Altro che “non mettere le mani nelle tasche degli italiani”.
La lunga fila di bare senza saluti e benedizioni trasportate da mezzi militari rimarrà indelebile nella memoria collettiva. Sarà dura, niente sarà come prima. Tuttavia, facendo cornavirus, riprenderemo di sicuro ad abbracciarci, a toglierci le mascherine e a tornare alle nostre amate spiagge dove il Covid-19 avrà impartito l’estrema unzione anche al Papeete.
Giuseppe Tabasso364 Posts
(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.
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