Neuromed: lo stato delle cose
Qualche breve riflessione sul comportamento dell’istituto Neuromed riguardo alle vicende e alle notizie che l’hanno visto protagonista per i contagiati da coronavirus all’interno della propria struttura e, più in generale, alle scelte e alle proposte messe in campo per uscire indenne dalla situazione di difficoltà in cui si trova
L’impressione è che si stia agendo su più fronti:
– politico, con Toma che chiagne in diretta televisiva, attacca i presunti sciacalli (coloro che denunciano le sue incapacità) e fotte con gli accordi regionali proposti con i privati che chiudono la porta ad ogni possibilità di riapertura degli ospedali pubblici di Larino e Venafro di cui si è tanto parlato in queste settimane (nel frattempo però si è chiuso l’accordo tra Regione e privati accreditati, con il placet della struttura commissariale, per determinare “le prestazioni di assistenza sanitaria erogate dagli operatori privati per il contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica” che non contempla la riapertura degli ospedali di Larino e Venafro);
– intimidatorio, con l’attacco di Toma all’unico esponente politico regionale di peso che si è espresso per la chiusura del Neuromed, cioe` Andrea Greco;
– giudiziario, avverso la decisione dell’Asrem di non accogliere gli 8 positivi ricoverati a Pozzilli;
– strategico, con la scelta, intrapresa dopo il fallimento della proposta di riaprire Venafro con personale e strutture Neuromed grazie all’opposizione del sindaco Ricci, di puntare su Larino, quindi al Basso Molise, dove ancora non è presente, puntando a mettere così le basi anche per insediamenti futuri.
In tutto ciò, proprio nella giornata di ieri, i giudici amministrativi del Tar Molise hanno stabilito che “la designazione di due figure esterne (i commissari Giustini e Grossi, ndr) è legittima”, respingendo il ricorso proposto dalla Giunta Toma. Rinvigorito dalla sentenza, Giustini è subito intervenuto riguardo alle dichiarazioni del Presidente della Regione chiarendo che la cosiddetta quarta fase prevede sì il coinvolgimento delle strutture private, ma solo secondariamente rispetto a quelle pubbliche, a differenza di quanto dichiarato da Toma.
L’impressione è che Toma sia sempre più isolato politicamente e che le ambizioni espansioniste di Neuromed abbiano finalmente trovato un argine, oltreché nella mobilitazione dei comitati territoriali in difesa della sanità pubblica, anche al di là di questo martoriato lembo di terra compreso fra il Trigno e il Fortore.
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