Grande Guerra: commemorazione monumentale

di Francesco Manfredi-Selvaggi

La meritata memoria dei soldati caduti sul fronte. Pertanto in ogni paese c’è un’opera artistica che ci ricorda quell’evento bellico e i nomi degli scomparsi.

La Grande Guerra si concretizza davanti agli occhi delle comunità attraverso opere durevoli le quali ancora oggi presidiano i centri abitati, che sono i Monumenti ai Caduti.

Vi sono diversi aspetti da considerare nell’esaminare tali Monumenti. Una cosa fondamentale che emerge in tale analisi è che essi sono onnipresenti, cioè presenti in quasi ogni centro del Molise. Alle volte, una volta sola in verità, ve ne sono due ed è quanto succede a S. Maria del Molise dove ce n’è uno nel capoluogo comunale e un altro nella frazione di S. Angelo in Grotte che al tempo del I conflitto mondiale era Comune autonomo; all’opposto a Castelsanvincenzo che nella medesima epoca era suddiviso in due entità comunali a sé stanti, S. Vincenzo e Castellone al Volturno, se ne è realizzato, con contributo regionale, uno nei primi anni 2000 nel punto di congiunzione tra i due nuclei storici il quale, poiché momento di separazione, era l’unico luogo libero dove poterlo realizzare, oltre ad essere vicino ad entrambi i borghi.

Per inciso, si riscontra che i Monumenti alla Grande Guerra sono presenti pure nei paesi che negli anni di quel conflitto bellico appartenevano al Molise e a Prata Sannita, oggi rientrante nella ripartizione provinciale di Caserta, si può leggere sul piedistallo del monumento a fianco al nome dell’insediamento la scritta Provincia di Campobasso. Da noi, forse è opportuno evidenziarlo, non vi sono opere commemorative poste sui luoghi delle battaglie, perché non siamo stati zona di guerra, e tutti i Monumenti sono all’interno del perimetro urbanizzato, magari alla sua periferia dovendosi prevedere, obbligatoriamente, il loro inserimento in Parchi o Viali della Rimembranza, oggi in gran parte scomparsi o per incuria o, specie in piano (S. Massimo), per far posto a parcheggi.

Anche per via delle valenze artistiche che qualitativamente sono rilevanti, di norma, i Monumenti arricchiscono i paesaggi urbani. Antecedentemente alla stagione dei Monumenti alla Grande Guerra erano rari i monumenti nei nostri centri abitati e i pochi che c’erano erano concentrati nel capoluogo di regione, all’epoca di provincia. Il più imponente è quello a Gabriele Pepe, opera di un artista di fama, Francesco Ierace, autore anche di tanti Monumenti ai Caduti nel Centromeridione, il quale sicuramente deve essere costato molto. Il generale molisano è una figura piena, intera e sta in una piazza a lui dedicata, mentre Garibaldi è a mezzobusto e sta in una piazza, per così dire, altrui nel senso che è intitolata a Vincenzo Cuoco.

Ambedue abbelliscono lo spazio urbano in cui sono collocati, abbellimento che prima era compito delle fontane, vedi piazza del Municipio, funzione che hanno continuato a svolgere anche dopo ed è il caso di quella posta nel Giardino Musenga di Gino Marotta, un esponente dell’avanguardia artistica contemporanea. Neanche la comparsa dei Monumenti al I conflitto mondiale è stata da stimolo all’installazione di ulteriori opere scultoree negli abitati nonostante si fosse potuto constatare “de visu” l’effetto positivo che essi producono sull’estetica degli agglomerati edilizi.

Nella stessa Campobasso le uniche sculture che si aggiungono sono quelle raffiguranti Antonio Cardarelli (recentemente affiancato nel giardino del “vecchio” ospedale dal suo allievo Luigi D’Amato) e Francesco D’Ovidio nell’omonima piazza. Nella gran parte dei casi i Monumenti ai Caduti sono opere statuarie, a volte delle vere e proprie opere d’arte e, perciò, in grado di abbellire i luoghi pubblici. Prima del XIX secolo non c’erano sculture all’aperto nella nostra regione, come in tutti gli altri territori periferici della Penisola. Non stiamo parlando solo della statuaria civile, ma pure di quella religiosa.

Quest’ultima ha avuto la grande esplosione al momento della canonizzazione di Padre Pio quando ogni comunità ha voluto per sé una effige del nuovo Santo. Continua l’assenza di raffigurazioni di altri Santi, ad eccezione, per quanto riguarda il capoluogo regionale dove, peraltro, San Pio non ha ancora una statua in un luogo pubblico, di San Francesco nell’omonima piazza. Del resto, neanche Gesù e la Madonna sono presenti, in forma di rappresentazione scultorea dentro Campobasso che, essendo il centro maggiore dovrebbe rappresentare una tendenza generalizzata nei comuni molisani, il che non è del tutto vero in quanto a Trivento sono presenti statue sia della Madre di Dio (antistante la chiesa di S. Nicola) sia di Gesù Cristo del quale si venera il Sacro Cuore.

Questa statua è sul punto più alto della cittadina, richiamando con questa collocazione quella dei vari Redentori, altro attributo del Figlio di Dio, tra i quali c’è quello di Casacalenda che sta in cima ad un colle, però, distante dall’agglomerato edilizio, parte di un progetto che prevedeva di distribuirli un po’ ovunque in punti ben visibili (sul modello di quello di S. Paolo del Brasile). Le due opere scultoree triventine sono in pietra, mentre il resto delle statue nell’area molisana sono in bronzo. In definitiva, salvo che all’interno delle chiese, sono assai limitate sculture a tema sacro presenti nel contesto urbanistico.

La maggioranza delle sculture è comunque laica, legata alla vita politica (la Grande Guerra innanzitutto) con in comune con quelle religiose, però, l’intenzionalità di formare le coscienze. Occorre sottolineare che il rapporto con il culto finisce lì perché i Monumenti ai Caduti sono rigorosamente separati dalle chiese (salvo che a Molise), quasi fossero il sacro e il profano.

Quelle religiose sono opere con figure umane, mentre i soggetti scelti per la rappresentazione della Grande Guerra sono i più diversificati. Si va dall’alto obelisco di Campobasso il quale è piuttosto una colonna istoriata a mò della Colonna di Traiano alla colonna vera e propria, molto più bassa, di Oratino sulla quale è sovrapposto il simbolo della vittoria, un’aquila, all’obelisco, questa volta uno autentico, seppure in piccola scala, quella di Spinete, dal soldato dell’antico Sannio di Pietrabbondante sul cui piedistallo è incisa una frase celebrativa del famoso italianista Francesco D’Ovidio ai soldati, adesso due, del precedente monumento che era presente nel capoluogo regionale vestiti con costumi sanniti e proprio perciò esecrati dal Re che non riconosceva in essi i fanti che avevano combattuto al fronte inducendo le autorità locali a sostituirlo, da gruppi scultorei, cioè con più figure, di Vinchiaturo o, particolarmente bello, di Agnone a statue singole come quella di Molise oppure di Montenero di Bisaccia, nell’un caso raffigurante un milite, nell’altro la Patria.

Vale la pena rilevare che se vi sono più figure il monumento è, di certo, più costoso così come la spesa è superiore nei monumenti in cui vi sono corpi umani, per la cui esecuzione è richiesto uno scultore, rispetto a quelli in cui l’iconografia è costituita da una stele, prendi il monumento che sta a Toro, oppure un cippo (a Monacilioni) frutto, invece, dell’arte lapidea, di artigiani, dunque, e non di artisti.

Francesco Manfredi Selvaggi645 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

1 Comment

  • Giovanni Passarelli Reply

    1 Ottobre 2020 at 8:27

    Ho letto con interesse l’articolo e ne sono uscito arricchito di informazioni .

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