In base alle analisi espresse fino a questo momento, il dibattito che si sviluppa in ambito accademico sul concetto di orientamento focalizza l’attenzione su alcuni principi teorici che possiamo formulare in questi termini, ovvero l’orientamento è un lungo processo prevalentemente formativo, attraverso il quale i giovani maturano le capacità per scegliere il loro futuro e per partecipare attivamente, con gratificazione e con maggiore efficacia, negli ambienti di studio e di lavoro; in conseguenza, l’orientamento diventa una componente strutturale dei processi educativi. I soggetti istituzionali che devono garantire una adeguata realizzazione di tali processi sono le scuole e le università.

La diffusione di corrette informazioni su percorsi di studio, sulle caratteristiche dell’università, sul mercato del lavoro e sulle figure professionali è una attività essenziale in una situazione generale in forte mutamento, nella quale i giovani hanno bisogno di maggiori opportunità per fare esperienze significative avendo momenti di socializzazione in tali contesti.

La relazione stabilita tra scuola e università costituisce un elemento centrale per realizzare dei processi virtuosi che hanno come oggetto le attività di orientamento, infatti in una società complessa caratterizzata da un’elevata differenziazione sociale e culturale che si rileva tra i diversi sistemi territoriali, si manifestano delle diseguaglianze economiche tra le strutture formative collocate in ambito regionale, generando in tal modo, una conseguente distribuzione diseguale delle risorse e delle opportunità.

Risulta quindi essenziale da parte dei soggetti istituzionali  locali, regionali e nazionali, che operano nel campo dell’istruzione, fare in modo che ci siano delle condizioni di pari opportunità a favore di tutti gli studenti indipendentemente dalla loro appartenenza regionale.