Appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Caro Presidente, siamo cittadini italiani, di questa nazione in sofferenza perché principi fondanti quali l’unità del paese, diritti al lavoro e a servizi fondamentali sono messi in discussione da forze politiche ed economiche irresponsabili.
L’11 dicembre 2011 Trenitalia ha soppresso treni che collegavano il Sud e il Nord del paese e ha licenziato 800 lavoratori, dipendenti delle società che gestivano il servizio notturno; da allora tre lavoratori licenziati sono saliti, in segno di protesta, sulla torre faro al binario 21 della Stazione Centrale di Milano mentre gli altri lavoratori hanno allestito un presidio. Carmine, Giuseppe e Oliviero portano avanti da ormai un mese questa lotta difficile resistendo al freddo, alle intemperie e alle facili promesse. Non a caso stanno raccogliendo una calda e vasta solidarietà. Lottano per sé, ma anche per tutti i lavoratori e le lavoratrici licenziati da imprenditori che delocalizzano e usano la crisi per fare cassa e/o speculazione, lottano anche per il diritto alla mobilità.
Non vogliamo lasciarli lasciamoli soli!
Per questo noi le scriviamo in solidarietà con i licenziati, ma in particolare come potenziali utenti della Ferrovie: Moretti Presidente di Trenitalia, infatti, si è permesso di portare un pesante attacco non solo al diritto al lavoro, ma anche al diritto alla mobilità dei cittadini. Chi vorrà d’ora in poi muoversi tra il Nord e il Sud del paese, pensiamo soprattutto alle famiglie con bambini e agli anziani, si dovrà sobbarcare i disagi di trasbordi numerosi, ore di viaggio incompatibili per un paese europeo e moderno e affrontare costi più onerosi.
Quello che la Lega non è riuscita fa fare in tanti anni di “governo” ci è riuscita Trenitalia… dividere l’Italia in due!
È cancellata una storia, quella che ha visto lo sviluppo delle ferrovie contribuire e intrecciarsi con la costruzione della coesione territoriale e sociale, con il diffondersi di diritti fondamentali tra cui la possibilità di tenere insieme, cosa significativa in un paese di emigranti, luoghi di lavoro e luoghi degli affetti. Ci rivolgiamo a lei sapendola particolarmente attenta e sensibile non solo per ruolo istituzionale a questi temi e in grado di intervenire affinché ai lavoratori sia garantito il lavoro e sia ripristinata l’unità del paese.
NO ALLA DIVISIONE IN DUE DEL PAESE, NO AI LICENZIAMENTI!
Primi firmatari: Don Adrea Gallo, Vittorio Agnoletto, Luca Beltrami Gadola, Roberto Biorcio, Giuseppe Boatti, Bruno Bosco, Bruno Casati, Josè Luis Del Rojo, Andrea Di Stefano, Diego Fusaro, Massimo Gatti, Antonello Patta, Vittorio Rieser, Giorgio Riolo, Basilio Rizzo, Alessandro Santoro, Fulvio Scaparro, Anita Sonego, Luigi Vinci, Don Alberto Vitali.
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