La teoria del dilemma #emilioizzo

In questo periodo, gli elementi fondanti dei confronti dialettici quotidiani, sui social o al telefono con gli amici, si spostano quotidianamente da un versante all’altro dei punti stessi di contrapposizione, dal bianco al nero, dal positivo al negativo. E la stessa scelta di assumere un atteggiamento manicheo, oppure di tener conto delle sfumature che si colgono nel mezzo delle cose, diventa una scelta non facile.

È tutta colpa di Toma o anche, e soprattutto, di Giustini? È tutta colpa di Toma o anche di chi lo ha preceduto? È tutta colpa di Toma o anche di chi lo ha votato? È meglio votare un candidato capace o uno onesto? È meglio votare un candidato inesperto o uno che ha già esperienza ma è collegato a gruppi di potere in modo evidente? Ma io… chi ho votato alle scorse regionali?

Le domande sono infinite… Si viene presi dalla sconforto. Soprattutto nel pensare che l’occasione che ci era stata data – cioè la possibilità di amministrare un territorio così piccolo con gli stessi strumenti della Lombardia e del Lazio, la possibilità di essere una Regione pur essendo così insignificanti nel disegno dell’economia nazionale – è stata sprecata in maniera vergognosa. E non solo per la gestione dell’emergenza della pandemia.

Ciò che ha fatto la Calenda è il punto più basso della politica regionale o è solo il momento più facilmente attaccabile di un fenomeno sociale ben più grave e pericoloso? Ciò che ha fatto la Calenda è l’atto politico più disprezzabile a cui abbiamo assistito da quando esiste la Regione Molise? O ce ne sono altri, altrettanto gravi, compiuti da altri consiglieri regionali, in modo meno esplicito ed evidente, e verso i quali non ci siamo scagliati con altrettanta veemenza, sicurezza delle nostre ragioni e persino volgarità?

Le domande sono infinite… Si viene presi dalla sconforto. Soprattutto nel pensare alle dimensioni del territorio in cui viviamo. Alla facilità con cui uno dei tanti giovani manager italiani, onesto e capace, amministrerebbe il Molise o lo avrebbe amministrato nel passato. Da solo. Alla facilità con cui avrebbe amministrato il sistema sanitario pubblico, collegandolo, in maniera trasparente e con spirito di collaborazione, all’Università e ai privati presenti sullo stesso territorio.

Le cose riportate da La7, nel servizio da Pozzilli, devono farmi indignare o devo evitare di arrabbiarmi perché il servizio è stato tagliato e montato male? Le cose che dice Emilio Izzo sono giuste? Sarebbero più giuste se Emilio Izzo portasse la cravatta e avesse i capelli corti? Sarebbero ancora più giuste se dette con meno aggressività e violenza? Le cose che dice Emilio Izzo sono false perché, mentre le dice, io immagino che abbia un secondo fine? Vuole candidarsi alle prossime regionali? È un narciso che ha bisogno di visibilità? È più importante capire perché lo fa o risolvere i problemi che solleva? Soprattutto: se Emilio Izzo non ci fosse, staremmo ancora qua a parlare dei due atti politici consecutivi di Filomena Calenda o li avremmo già dimenticati? E non sarebbe stato meglio per il Molise, nel solco glorioso del suo passato, dimenticare subito quanto accaduto?

Le domande sono infinite… Si viene presi dalla sconforto. Soprattutto nel pensare che il valore della propria esistenza, la serietà e la stima che vorremmo avere di noi stessi, non passi più per il confronto con le idee di Aristotele e Kant, di Platone e Kierkegard, ma con la soluzione del dilemma che ogni giorno Emilio Izzo ci propone. Sto con lui o contro di lui? O, se vogliamo dirla in maniera meno manichea e più molisana, sto con lui, sto contro di lui o rimango in attesa e me ne sto a casa?

Giovanni Petta76 Posts

È nato nel 1965 in Molise. Ha pubblicato le raccolte poetiche «Sguardi» (1987), «Millennio a venire» (1998) e «A» (2016); i romanzi «Acqua» (2017), «Cinque» (2017) e «Terra» (2021) ; il saggio giornalistico «L'Italia delle regioni, il Molise dei ricorsi» (2001) e, con lo pseudonimo di Rossano Turzo, «TurzoTen« (2011) e «TurzoTime» (2016). Allievo di Mogol, ha inciso «Non crescere mai» (1993), «Trema terra trema cuore» (single, 2003), «Il bivio di Sessano» (2012). Ha diretto le testate «Piazzaregione» e «L'interruttore». Ha coordinato l'inserto molisano de «Il Tempo».

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