Il summit sul clima, tra politiche di miglioramento e storiche contraddizioni
di Gennaro Pignalosa, Gianluca Pignalosa
Il surriscaldamento globale, i cambiamenti climatici che interessano l’intero pianeta, rappresentano nell’agenda politica della comunità internazionale, una questione particolarmente complessa segnata da storiche contraddizioni dove la volontà politica di tutelare la salute, il benessere delle persone e delle comunità e la salvaguardia dei sistemi ambientali ed ecologici, si scontrano con gli interessi del capitalismo e delle logiche di mercato.
Il summit sul clima, tenutosi nel mese di aprile in modalità virtuale, in occasione della giornata della terra – “Earth Day” – caratterizzato dalla partecipazione dei capi di stato e di governo dei paesi economicamente sviluppati che assieme ad altri soggetti dello scenario internazionale (aziende, Fondo monetario internazionale, organizzazioni di tutela ambientale) – , impegnati nella lotta al cambiamento climatico, hanno delineato dei piani strategici di carattere globale per la salvaguardia del pianeta.
La dialettica sula clima prevede delle azioni politiche consapevoli e concrete, i principali stati si prefiggono come obiettivo quello di ridurre le emissioni di gas serra, tenendo il riscaldamento globale entro la soglia di 1.5 gradi, “dobbiamo farlo insieme all’unisono non abbiamo altre possibilità” ha detto il presidente Usa Joe Biden esordendo al summit sul clima Earth Day.
A livello di politica economica, questa transizione comporta l’attuazione di riforme e d’incentivi per la tutela delle risorse naturali, il potenziamento delle infrastrutture per l’ambiente, l’introduzione di nuovi meccanismi di mercato (New market-based mechanisms) per la diffusione delle eco-tecnologie, la creazione d’investimenti e l’eliminazione di sussidi dannosi per l’ambiente. Per il settore privato, questa transizione equivale ad attuare riforme e incrementare gli investimenti per l’innovazione, al fine di sfruttare al meglio le opportunità derivanti da un’economia verde, i capi di stato mostrano le proprie intenzioni per combattere il surriscaldamento climatico esponendo le proprie idee.
Il presidente Usa Joe Biden , afferma che per garantire il successo di questo progetto ambizioso è necessaria la collaborazione di tutti gli stati senza eccezioni, una condizione che potrebbe contribuire alla creazione di nuovi posti lavoro grazie agli investimenti già fatti, “nuove energie pulite saranno prodotte grazie alle infrastrutture create” afferma il capo della casa bianca.
Il presidente russo Vladimir Putin, parla della possibilità di porre in essere delle strategie capaci di sostenere un’economia verde ma anche sostenibile, ma la cosa che dovrebbe realmente contare è “la lotta alle disuguaglianze e alle povertà”.
Sembra essere questa la sintesi progettuale emersa dagli incontri tra i grandi della terra sul tema rappresentato dal surriscaldamento globale e cambiamento climatico, una volontà politica che però dovrebbe essere accompagnata da azioni concrete.
Infatti i dubbi manifestati dai numerosi movimenti ambientalisti impegnati in azioni di tutela e promozione del sistema ambientale, sulla possibilità da parte dei paesi sviluppati di applicare strategie di difesa dell’ambiente mediante nuove infrastrutture ed energie rinnovabili, consistono nel fatto che tali progetti di ridefinizione dei processi industriali strutturati su scala globale finalizzati al ridimensionamento dei sistemi produttivi di CO2, sono in realtà proposte molto difficili da realizzare concretamente soprattutto per delle società (USA e Cina), fondate su di un tipo di economia capitalistica dove il profitto e la ricchezza, derivanti da questi ambiti, vengono conseguiti tramite lo sfruttamento smisurato delle risorse naturali.
Nella visione dei movimenti ambientalisti e delle organizzazioni del terzo settore, un progetto globale caratterizzato da una nuova organizzazione sociale che vuole realmente cambiare lo stato delle cose, ovvero agire in modo sistematico nel tessuto economico e sociale per ridurre le emissioni di CO2, necessita un processo di rinnovamento socio-culturale capace di costruire una nuova coscienza civile e sociale nell’ambito delle comunità, una condizione che deve partire dal basso, dove le pratiche e i modi di produzione devono essere elaborati in base ad un confronto diretto tra soggetti della società civile e istituzioni, solo in tal modo è possibile pensare ad un nuovo sistema di relazioni economiche orientate da un’etica che tuteli l’ambiente e la salute delle persone e delle comunità.
Gennaro Pignalosa77 Posts
Nato a Torre del Greco nel dicembre 1975. Sociologo di formazione presso l'Università Federico II di Napoli, si è poi specializzato in discipline relative alle politiche e servizi sociali. Si occupa di orientamento universitario presso l'Università del Molise, dove collabora come assistente alla cattedra degli insegnamenti di: Sociologia e Processi di globalizzazione. Dal 2016 collabora con la rivista il Bene Comune. È impegnato in studi e ricerche sull'integrazione sociale, immigrazione e globalizzazione.
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