Allarmi siam No Vax
di Paolo Di Lella
Diceva Don Milani che se metti insieme un fascista con dieci qualunquisti hai undici fascisti.
È proprio vero. Ne abbiamo avuto una prova durante la scorsa manifestazione dei no green pass, quando un manipolo di squadristi, guidati da due pregiudicati neofascisti, hanno assaltato la sede nazionale della Cgil mettendo a soqquadro tutto e devastando un gran numero di mobili e di attrezzature.
È inutile ripetere le cose scontate, e cioè che il movimento no vax – o no green pass che dir si voglia – è composito e che dentro c’è un po’ di tutto. Anche nel PCI, e persino nella sinistra extraparlamentare, c’erano le cosiddette correnti di destra, e lo stesso in tutti gli altri partiti; non esistono organizzazioni monolitiche, dove tutti la pensano allo stesso modo su tutto.
Ciò non toglie che tra le tante espressioni finora manifestatesi di opposizione ai vaccini, qualche tratto comune comincia a scorgersi. Il disprezzo dei valori illuministici, l’odio indeterminato per l’establishment inteso come l’insieme di tutti i cittadini con elevato grado di istruzione (in particolare docenti, giornalisti e medici), la predisposizione al pensiero magico come scorciatoia al metodo scientifico, ma soprattutto il darwinismo sociale, il primato della legge naturale, l’egoismo esasperato.
“Io sono giovane e forte, il virus mi fa un baffo e se muoiono gli anziani (estranei alla mia famiglia) chissenefrega, tanto sono improduttivi e anzi pesano sulla spesa sociale e sanitaria in particolare”.
Questa è la ratio che sottende la maggior parte delle posizioni no vax.
Come cantavano i 99 Posse, “si sentono virili, atletici e puristi”. Se non sono fascisti questi…
Questa constatazione, comunque, non ci deve indurre a classificare come follia qualsiasi dubbio sollevato nei confronti dell’infallibilità della scienza o della politica. In un mondo sottoposto alle leggi del capitale, non deve stupire il fatto che l’OMS, per esempio, sia un organismo in buona parte corrotto e piegato a logiche commerciali e geo-politiche, così come i governi nazionali che fabbricano prove false per giustificare le guerre o che fanno uso della tortura mentre esportano la democrazia.
I documenti pubblicati da Wikyleaks e il trattamento riservato al suo fondatore Julian Assange rendono bene l’idea della vera natura delle Istituzioni democratiche occidentali. E poi sappiamo tutti benissimo quanto gli interessi delle multinazionali farmaceutiche siano prioritari anche per gli Stati la cui unica preoccupazione è diventata quella di tagliare la spesa pubblica per favorire le lobbies private.
La salute è diventata merce, così come tutti gli altri servizi essenziali, e non possiamo biasimare coloro che hanno perso fiducia nei confronti del sistema. Il mondo è capovolto e se non hai validi strumenti di analisi, finisci per diventare un odiatore confuso e stolido, un potenziale fascista.
Bisogna comprendere che il problema è il modello produttivo globale, non il complotto di un pugno di ultra-miliardari, ma se fosse facile arrivare a questa consapevolezza, vivremmo già tutti felici e contenti nella nostra società ideale.
Intanto, quello che possiamo non fare già da subito è commuoverci per i tanti e scontatissimi messaggi di solidarietà che stanno giungendo da ogni dove, persino da Giorgia Meloni dalla quale chissà perché ci si aspetta un giuramento antifascista come se una semplice dichiarazione abbia il potere di cancellare la realtà. Lei continuerà a ripetere che si chiama Giorgia, che è italiana, cattolica e madre di famiglia. Insomma, una qualunque ma, comunque, con una concezione dell’identità che sfiora la filosofia delle Leggi razziali.
Mentre noi seguiamo l’identikit obsoleto del fascista anni ’30, l’uomo o la donna qualunque di turno, sfruttando la crisi di credibilità in cui le Istituzioni si sono cacciate, metterà le mani nelle tante piaghe della società contemporanea, comincerà a indicare una serie di bersagli facili e, una volta al potere, azzererà lo stato sociale ripristinando le condizioni di natura, la legge del più forte.
Chi se la cava invocando la messa al bando di Casapound e Forza nuova, non ha ancora compreso che cosa è il fascismo oggi. Se non creiamo un’alternativa alla dittatura del capitale – fossero anche esperienze-modello di piccole comunità competenti che si autogovernano solidaristicamente – il nostro antifascismo non servirà a nulla.
Paolo Di Lella100 Posts
Nato a Campobasso nel 1982. Ha studiato filosofia presso l'Università Cattolica di Milano. Appena tornato in Molise ha fondato, insieme ad altri collaboratori, il blog “Tratturi – Molise in movimento” con l'obiettivo di elaborare un’analisi complessiva dei vari problemi del Molise e di diffondere una maggiore consapevolezza delle loro connessioni. Dal 2015 è componente del Comitato scientifico di Glocale – Rivista molisana di storia e scienze sociali (rivista scientifica di 1a fascia), oltre che della segreteria di redazione. Dal 2013 è caporedattore de Il Bene Comune e coordinatore della redazione di IBC – Edizioni. È autore del volume “Sanità molisana. Caccia al tesoro pubblico”. È giornalista pubblicista dal 2014
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