Un fuciliere nella stanza dei bottoni

Nel 1992 sulla rivista mensile “Molise” Giuseppe Tabasso dedicò un “Medaglione” al neo eletto presidente Di Bartolomeo. Siamo lieti di riproporlo ai nostri lettori. La vignetta che lo illustrava è opera dell’indimenticabile Fiuccio Bilotta.

di Giuseppe Tabasso

L’uomo che è da poco a capo del nuovo esecutivo regionale ha un cognome da noi comunissimo: Di Bartolomeo. Sul solo elenco telefonico di Campobasso ne figurano ben 63. E questi Di Bartolomeo sono gli avamposti delle sue devotissime sturmtruppen elettorali, i custodi del serbatoio, anzi della botte di ferro dei suoi voti, gli assistenti al soglio di Sua Preferenza.

Luigi Di Bartolomeo ha battezzato, nel senso che ha fatto da “patino” a ben tremila bambini e da “compare” ad altrettante coppie di sposi: degli uni e degli altri la sua stupefacente memoria da elefante gli consente di ricordare perfettamente nomj e cognomi (spesso uguali al suo).

Gli danno del “tu” ma se qualcuno osa chiamarlo “presidente” o “ingegnere” (in realtà è geometra) o magari “don Luigi”, dandogli del “voi” o perfino del “lei”, li redarguisce con un: “Ma quale presidente! I so’ Gino”. (“Ginuccio” per gli zingari del capoluogo, che gli sono fedelissimi.)
Ha 48 anni, porta i baffetti da sempre, gran forchetta, stazza quasi 140 chili (“il mio programma di governo – dichiarò dopo l’elezione a presidente della Giunta – è il mio contrario: sarà snello!”).
Adora la moglie, ha due figli, un padre che ancora zappa la terra. E’ religiosissimo ma, al contrario di quei miscredenti che, come diceva Flaiano, “sono atei ma sperano che Dio non venga mai a saperlo”, prega di nascosto perché solo Dio venga a saperlo, dato che molti suoi colleghi di partito fanno di tutto per farsi “sorprendere” in occasioni devozionali.

Popolano, popolare e populista Gino Di Bartolomeo non dice di no a nessuno: la sua principale dote politica è la disponibilità. Promette ma generalmente mantiene. La sua filosofia: essere al servizio della gente.
La sua irresistibile ascesa alla massima poltrona regionale è stato il logico coronamento di una carriera passata dalle comunità montane agli assessorati comunali e regionali del turismo, delle finanze e dell’urbanistica.
Rispettato dalle opposizioni (“è una brava persona”) è corteggiato e temuto dai suoi compagni di partito: proviene dalla file fanfaniane ma, nel bene e nel male, è doroteo di pelle e vocazione. Se ne avesse conosciuto l’esistenza si dichiarerebbe nipotino molisano del bavarese Franz Josef Strauss; in realtà i suoi modelli potrebbero collocarsi tra Remo Gaspari e Boris Eltsin.

Trascinatore senza essere oratore, non fa mistero della sua poca dimestichezza con la sintassi (“questo programma l’ho scritto io, errori inclusi”). Non ha mai sentito parlare di Keynes ma conosce tutti i più popolari serials della TV ed è un patito di Dinasty. I momenti più alti dei suoi bagni di popolo, li raggiunge quando sorprende una delle sue fans ultrasessantenni impreparata sull’ultima puntata di ˇManuelaˇ.
Mai un giorno di ferie, “culo di ferro” sul lavoro, alla Regione pretende efficienza: “Ricordatevi – ha ammonito i dipendenti il giorno dell’insediamento – piomberò di persona negli uffici a vedere se le pratiche si muovono”.

C’è chi sostiene che “prima o poi faranno fuori anche lui” e chi, al contrario, giura che questo “golpe estivo annunciato” nella stanza dei bottoni della Regione è di quelli che peseranno a lungo. D’altra parte i Di Bartolomeo provengono da famiglie campobassane dette dei “fucilieri”, gente che vendeva armi e polvere da sparo.

 

Giuseppe Tabasso364 Posts

(Campobasso 1926) ha due figli, un nipotino e una moglie bojanese, sempre la stessa dal 1955. Da pianista dilettante formò una band con Fred Bongusto. A suo padre Lino, musicista, è dedicata una strada di Campobasso. Il Molise è la sua Heimat. “Abito a Roma - dice - ma vivo in Molise”. Laureato in lingua e letteratura inglese, è giornalista professionista dal 1964. Ha iniziato in vari quotidiani e periodici (Paese sera, La Repubblica d’Italia, Annabella, Gente, L’Europeo, Radiocorriere). Inviato di politica estera per il GR3 della RAI, ha lavorato a Strasburgo e Bruxelles, a New York presso la Rai Corporation e a Londra e Colonia per le sezioni italiane della BBC e della Deutschland Funk. Pubblicazioni: Il settimanale con Nello Ajello (Ediz. Accademia, Roma 1978); Facciamo un giornale (Edizioni Tuttoscuola, Roma 2001); Il Molise, che farne? (Ed. Cultura & Sport, Campobasso 1996); per le Edizioni Bene Comune; Post Scriptum, Prediche di un molisano inutile ( 2006); Gaetano Scardocchia, La vita e gli scritti di un grande giornalista (2008); Moliseskine (2016). In corso di pubblicazione Fare un giornale, diventare giornalisti, Manuale di giornalismo per studenti, insegnanti e apprendisti comunicatori.

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