Dalla curia al decurionato al municipio

di Francesco Manfredi-Selvaggi

 

Sono le sedi dell’amministrazione locale nell’età, rispettivamente, romana, murattiana e contemporanea. Oggi è in corso un’evoluzione che dal Comune porterà ad una nuova istituzione territoriale, L’Unione dei Comuni e dalla casa comunale alla casa “unionale” (ph F. Morgillo)

La più antica sede municipale presente nel Molise è la Curia nel Foro di Altilia, luogo di riunione del Senato cittadino, alla quale è affiancato il Comizio dove si tenevano le assemblee elettorali. Siamo in epoca repubblicana, la fase della storia di Roma che succede a quella dei 7 Re e che precede l’età imperiale, quindi a circa 2 millenni or sono, poi non si è fatto più niente. Cala il buio nei “secoli bui” del Medioevo, anche relativamente alle istituzioni municipali, non siamo noi nell’Italia dei Comuni.

Durante il feudalesimo il segno identificativo del potere locale è ben altro che un municipio, è il castello; un ruolo limitato aveva l’Università dei Cittadini, al cui vertice si succedevano esponenti della popolazione del borgo con turnazioni annuali, perciò un mandato breve che non permette, di certo, di formulare programmi, bensì di occuparsi solo degli affari correnti. I rappresentanti del popolo erano 2 come i duomviri dell’antichità sostituiti, finito l’ancient régime nel “decennio francese” dai Decurioni alla guida della cosa pubblica in loco anch’essi un richiamo all’antico.

Uno dei progetti in competizione per la realizzazione del Nuovo Borgo a Campobasso, quello dell’olandese Wan Rescant, era un piano di espansione dell’abitato imperniato sul palazzo del Decurionato. Questo era posto al centro della composizione urbanistica, il punto di partenza di tre direttrici stradali, alla stessa maniera che a Versailles e a Caserta con la reggia che costituisce il fulcro nel quale convergono 3 assi viari, il trianon. Potrebbe sembrare uno schema passatista non consono al periodo rivoluzionario che si stava vivendo, ma è solo, assolutamente non una cosa da poco, che nel capoluogo della Provincia di Molise alla dimora regia si sostituisce la rappresentanza della comunità.

È davvero strano che a decidere sull’assetto urbano della nostra città dovesse essere l’Intendente, in carica era Biase Zurlo, una figura che assomiglia a quella del Prefetto così come era, perlappunto configurata, fino alla riforma regionalistica, e non i Decurioni che hanno funzioni equivalenti a quelle del Sindaco. Il palazzo del Decurionato, vince la gara di progettazione Berardino Musenga il cui piano è quello che verrà attuato, non vide mai la luce. Bisognerà attendere l’Unità d’Italia per la comparsa di un municipio in sede propria, ovviamente nel principale centro molisano.

È un fabbricato apposito, anche se in realtà non lo si può considerare un episodio architettonico del tutto ex-novo poggiandosi sulle fondamenta del Convento dei Celestini danneggiato dal sisma del 1805. Il Palazzo di Città campobassano rivendica il primato di essere la prima casa comunale fatta bell’apposta e nel medesimo tempo, occupando il suolo di un monastero, è in linea con quanto accade in diversi agglomerati che è quello di sfruttare il patrimonio edilizio degli ordini monastici che il nuovo Regno d’Italia aveva soppresso incamerandone i beni.

Succede così, infatti, anche a Boiano e Isernia: nell’un caso il municipio di attesta nel sito della struttura conventuale e nell’altro insediandosi nei locali del convento, ambedue sempre dei Francescani, un manufatto ancora efficiente oltre che bellissimo. Per quanto riguarda il superlativo or ora impiegato per Palazzo S. Francesco è da ritenere che a spingere a collocare lì gli uffici municipali isernini sia stato, accanto all’acquisizione al demanio dell’immobile, pure la sua pregevolezza.

Nella cittadina matesina per la disponibilità di un’aula solenne per le assise civiche occorre attendere l’ultimo decennio del XX secolo quando entra a far parte dell’asse demaniale il Palazzo Colagrosso. Il valore rappresentativo è confermato dall’ubicazione del municipio nella piazza centrale, a Campobasso p. Vittorio Emanuele II, a Boiano piazzale Roma, o nel corso principale, c. Marcelli a Isernia, per rimanere ai 3 esempi citati. Nel caso del riutilizzo di un fabbricato antico, per di più gravato da vincolo di tutela monumentale, è necessario che le esigenze funzionali dell’istituzione Comune si adattino agli spazi esistenti.

L’architettura municipale non è oggetto di una rigida codificazione della distribuzione delle destinazioni d’uso, c’è una certa flessibilità nell’organizzazione delle superfici. Non è stata mai fissata una tipologia predefinita né lo può essere facilmente essendo frequenti i cambiamenti nell’attribuzione di compiti all’Ente Locale; la soluzione ideale sarebbe quella di un corpo, di fabbrica, che si dilati o si restringa a seconda delle competenze che ad esso vengono, rispettivamente, assegnate o sottratte dagli organi di governo nazionale oppure regionale.

C’è poi da dire che è messa in discussione la natura di Comune come lo conoscevamo meno di un decennio fa in quanto molteplici sue attività adesso sono svolte a livello consortile, prendi le Unioni dei Comuni (Boiano fa parte di quella delle Sorgenti del Biferno a cui in quanto capofila ha messo a disposizione per la esecuzione delle sue incombenze lo stabile di via Cavadini un tempo Pretura).

Tali consorzi non sono organismi permanenti, gli associati potendo variare nel tempo, mentre permanenti, attualmente, invece, in scadenza, sono le Comunità Montane, Boiano antecedentemente al loro riordino era ricompresa in quella del Matese, cui i Comuni avevano demandato la gestione dei depuratori e delle discariche. Tale condizione di incertezza sulle mansioni comunali rende evidentemente impossibile stabilire uno schema tipologico fisso, univocamente determinato, per il Palazzo Civico. A volte sono edifici volumetricamente sovrabbondanti e a Boiano si è affittato parte del pianoterra ad un esercizio di ristoro ed in passato una porzione ad una farmacia, mentre sono stati tolti i bagni pubblici.

Francesco Manfredi Selvaggi637 Posts

Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.

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