Le 50 sfumature di sviluppo sostenibile
di Francesco Manfredi-Selvaggi
Vi sono gradi di intensità differenti di sviluppo sostenibile, si può sempre tendere ad un maggior livello di sostenibilità dello sviluppo. Nel libro scritto da Angelo Sanzò «La transizione energetica e i luoghi del cuore» edito nel 2023 da GF Pubblicità-Grafiche Faioli composto da articoli pubblicati su LA FONTE.TV e PRIMONUMERO si descrivono alcune strategie di sviluppo sostenibile da mettere in campo nella nostra regione (Ph. F. Morgillo-Parcheggio di camion in Arizona (USA). Sono il vettore più inquinante per il trasporto delle merci, insostenibile ambientalmente)
La diffusione della parola “sviluppo sostenibile” ha inizio alla fine degli anni ’80 del secolo scorso e in seguito è diventata, talmente si è diffusa, un termine altamente inflazionato. Una visione riduttiva dello sviluppo sostenibile è che si tratti di uno sviluppo che non produce o, comunque, produce poco inquinamento quasi che bastasse che gli interventi, si sta pensando a quelli fisici, che lo sostanziano non comportino effetti nocivi per l’ambiente, che le emissioni prodotte rientrino nei parametri di legge.
Non conta, ma non è affatto così, che gli eventuali “scarti” derivanti da quella determinata attività non vengano ricompresi nei circuiti dell’economia circolare, che le azioni messe in campo, mettiamo la realizzazione in una città di un quartiere residenziale ecocompatibile attirando popolazione dai centri minori contribuisca all’abbandono dei borghi tradizionali, per fare due esempi che si ritiene esplicativi. Assecondando, abbastanza supinamente lo si ammette, la lettura in chiave puramente ambientale dello sviluppo sostenibile vediamo che ci si può spingere sempre oltre nell’interpretazione di cosa sia la sostenibilità, sottolineando che rispetto a questa bisogna misurare pure le politiche, non solo le opere.
Procediamo elencando una serie di casi nei quali si può distinguere una sostenibilità minima e una, per così dire, maggiorata. Iniziamo dal caso del potenziamento della circolazione su ferro mediante l’elettrificazione della linea la quale va sicuramente a vantaggio dell’ambiente perché si eliminano le emissioni inquinanti dovute ai locomotori con motore a gasolio. Nel contempo è da rilevare che se è meritorio il miglioramento del traffico passeggeri l’azione risulta monca in quanto non si è fatto nulla a favore del trasferimento della movimentazione delle merci su rotaie.
Agevolare il trasporto collettivo e così incentivarlo è, di certo, una cosa di primaria importanza, ma nello stesso tempo è vantaggioso a livello ambientale convogliare materie prime, semilavorati e prodotti finiti su, appunto, convogli ferroviari. Le aree industriali molisane, del resto, sono già dotate di “passanti”, cioè binari che penetrano negli agglomerati produttivi. L’adeguamento delle gallerie oltre ad essere finalizzato al passaggio dei cavi elettrici di alimentazione dei treni avrebbe dovuto mirare ad assicurare una sezione del tunnel idonea a contenere i, appunto, container.
In definitiva, un obiettivo ridotto e uno più ampio di sviluppo sostenibile. La graduazione degli obiettivi la ritroviamo pure a proposito delle Comunità Energetiche. Alla formazione di questi particolari consorzi costituiti su base volontaria da soggetti differenti, individui, aziende e enti, impegnati nella produzione di energia da fonti rinnovabili, quindi sul fronte della ricerca di forme di approvvigionamento energetico a basso o nullo impatto sull’ecosistema si dovrebbe accompagnare lo sforzo per l’individuazione di strategie per il risparmio di energia; produzione e risparmio dovrebbero viaggiare congiuntamente.
Perciò occorre procedere alla riduzione delle dispersioni termiche nelle abitazioni, all’accumulo di calore frutto dell’irraggiamento solare nelle verande, alla ventilazione naturale nei locali e così via. Lavorare su uno solo di questi due versanti, non opposti bensì complementari, quello dello sfruttamento delle sorgenti presenti in natura, il sole, il vento e l’acqua, e quello del contenimento dei consumi appare un’operazione, in fin dei conti, monca dal punto di vista dello sviluppo sostenibile. La dotazione di impianti di depurazione a servizio di ogni centro abitato del Molise e, per di più, funzionanti secondo regola è di per sé un risultato eccezionale, anche se si può fare di meglio in riguardo alla sostenibilità utilizzando le acque reflue ormai depurate per l’irrigazione di vivai di piante ornamentali da destinare all’arredo urbano (se ne è parlato per il depuratore sul Sinarca a Termoli) o per muovere le mini turbine del microelettrico.
Lo stesso dicasi, mutata la tipologia di rifiuto, da liquido a solido, per il compost derivante dalla frazione organica delle RSU conferita alle discariche nostrane. Per quanto riguarda i “sottoprodotti” connessi al trattamento dei rifiuti c’è da aggiungere il calore residuo degli inceneritori, in verità uno solo, quello di Pozzilli; esso potrebbe essere sfruttato per il teleriscaldamento del vicino abitato di Venafro. È sviluppo sostenibile perseguire l’incremento del numero di auto elettriche e, però, sarebbe preferibile in relazione alla sostenibilità accrescere il parco degli autobus cittadini specie se azionati elettricamente.
C’è una scala di sostenibilità da adottare nella valutazione dei piani urbanistici in cui il gradino più alto è occupato da quelli che prevedono Consumo di Suolo «O» mentre nella pianificazione territoriale si è sostenibili se si limita l’apertura di nuove cave non tanto perché deturpanti il paesaggio, un obiettivo di sviluppo sostenibile minimale, quanto perché a servizio dell’industria delle costruzioni, dell’edificazione di ulteriori case pur in presenza di un significativo calo demografico nella regione; gli imprenditori edili andrebbero incentivati a collaborare al recupero dei centri storici, un immenso patrimonio culturale in via di abbandono, e questo sarebbe un forte contributo allo sviluppo sostenibile, obiettivo “massimale”. Angelo Sanzò nella raccolta dei suoi scritti giornalistici in materia ambientale affronta molti dei temi qui esposti.
Francesco Manfredi Selvaggi637 Posts
Nato a Boiano (CB) nel 1956. Ha conseguito la Maturità Classica a Campobasso e poi la laurea in Architettura a Napoli nel 1980. Presso la medesima Università ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Storia dell’Arte Medievale e Moderna e il Diploma di Perfezionamento in Restauro dei Monumenti. È abilitato all’esercizio della professione di Architetto e all’insegnamento di Storia dell’Arte nei licei e Educazione Tecnica nelle scuole medie. Dal 1997 è Dirigente, con l’attribuzione di responsabilità nei servizi Beni Ambientali (19 anni), Protezione Civile, Urbanistica, Sismica, Ambiente. Ha avuto un ruolo attivo in associazioni ambientaliste quali Legambiente Molise, Italia Nostra sezione di Campobasso e Club Alpino Italiano Delegazione del Molise. Ha insegnato all’Università della Terza Età del Molise ed è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Campobasso, occupandosi all’interno dello stesso del progetto di Archivio dell’Architettura Contemporanea. È Giornalista Pubblicista e autore di articoli, saggi e del volume La Formazione Urbanistica di Campobasso. Le ultime pubblicazioni sono: «Le Politiche Ambientali nel Molise» (2011) e «Problemi di tutela ambientale in Molise» del 2014.
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